Alla morte di Carlo Magno il suo impero non resistette a lungo. Rimase però
la nostalgia dell’Impero Romano e l’idea di raggruppare i popoli
romano-barbarici in un’unica entità sotto l’autorità civile dell’imperatore e
l’autorità spirituale del Papa. Un’impresa difficile perché già con Carlo Magno
le due autorità erano spesso in conflitto e nessuna voleva sottostare all'altra.
Per di più entrambe volevano avere il controllo della gerarchia ecclesiastica
(nomina dei vescovi e degli abati: l’Imperatore per poter esercitare la
funzione di protettore della Chiesa, il Papa in nome della libertà della Chiesa
(libertas Ecclesiae) e perché fin dai
primi secoli i vescovi venivano eletti dal clero e dal popolo (a clero et populo). Si giungerà allo scontro sulla fine del
millennio, ai tempi del Sacro Romano Impero Germanico.
Lotte tra Papato e Impero
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Lotta per le investiture- Enrico IV a Canossa |
Le «benemerenze» di Ottone I non si fermavano tuttavia alla sconfitta degli
Ungari. Intervenne infatti anche in Italia per salvare il papa Giovanni
XII
(905-964) dalle minacce del re d’Italia Berengario II (900 ca.-966). Il
papa fu salvo, ma dovette incoronare Ottone come Imperatore del Sacro Romano
Impero (962) e concedergli il privilegio (Privilegium Othonis) di esigere la fedeltà dei vescovi, degli abati
e dello stesso papa. Giovanni XII, accusato di complottare contro l’imperatore,
non riuscì a salvarsi una seconda volta, fu fatto decadere nel 963 e al suo
posto fu eletto Leone VIII (915-965), un fedelissimo
dell’imperatore.
Crisi della Chiesa e tentativi di riforma
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Abbazia di Cluny (Wikipedia) |
Alla Chiesa di Roma non era bastata la riforma della vita
monastica avviata dall'abbazia di Cluny (910)
né la riforma del papa Gregorio VII
(1020-1085) che, pretendendo di essere «il rappresentante di Cristo sulla
terra» rivendicava la superiorità del Papato su ogni autorità temporale,
pretendendo il diritto esclusivo di nominare, deporre e scomunicare non solo
vescovi e abati ma anche i principi insubordinati.
Nella storia è ricordato il celebre atto di sudditanza
dell’imperatore Enrico IV (1050-1106),
scomunicato e perdonato dal papa Gregorio a Canossa, ma in realtà il dissidio
tra le due autorità era destinato a durare. Tanto è vero che l’imperatore,
tornato in Germania, riprese a nominare vescovi e abati ed essendo stato
scomunicato un’altra volta, discese a Roma, depose il papa Gregorio VII
costringendo a fuggire, nominò un antipapa e si fece incoronare imperatore. La
pace era ancora lontana.
L’equivalenza Europa = Cristianità si conferma
Nonostante le difficoltà delle Chiese d’Oriente e
d’Occidente e la difficile convivenza tra potere religioso e potere politico, attorno
all'anno 1000 si confermava per l’insieme dei popoli del continente europeo
(fatta eccezione per i Paesi scandinavi che si convertiranno al cristianesimo
nel XII secolo) l’equivalenza tra Europa e
Cristianità (cfr. articolo precedente).
Sotto questo profilo non è infondato parlare di radici cristiane (sia pure insieme ad altre) dell’Europa
di oggi, sebbene le differenti forme di adesione ecclesiale non siano
irrilevanti. Infatti, l’adesione di alcuni popoli alla Chiesa d’Oriente e di
altri (compresi Ungari e Polacchi) alla Chiesa d’Occidente abbia comportato un
diverso orientamento dei popoli e Stati europei nel loro sviluppo non solo in
campo religioso, ma anche culturale e politico.
Giovanni Longu
Berna 7.2.2024
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