13 ottobre 2025

1945: 80 anni del diritto internazionale

Quest’anno ricorre non solo l’80° anniversario dell’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ma anche l’80° anniversario della nascita del diritto internazionale moderno, che ha nella Carta (o Statuto) delle Nazioni Unite (firmata il 26 giugno 1945 ed entrata in vigore il 24 ottobre 1945) una delle fonti principali. Lo Statuto ONU fu infatti il primo atto giuridico internazionale della storia a riconoscere i diritti fondamentali della persona e dei popoli e può essere considerato la Costituzione della comunità internazionale. Inoltre, fanno riferimento all'ONU quasi tutte le convenzioni giuridiche che traducono in termini vincolanti per gli Stati i diritti enunciati nella Dichiarazione Universale dei diritti umani, adottata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Fa capo all'ONU la Corte internazionale di giustizia e anche la Corte penale internazionale (istituita a Roma nel 2002) ha molti legami con l’ONU. Pertanto, dire, come ha detto un membro autorevole del governo italiano (Antonio Tajani, ministro degli affari esteri!), che «il diritto internazionale è importante, ma conta fino a un certo punto» è semplicemente una scempiaggine.

Il diritto internazionale

Non è facile dare una definizione precisa del «diritto internazionale» (perché presuppone nozioni chiare e condivise di «diritto», «popolo», «Stato», «autorità», «internazionale», ecc.), per cui quasi sempre i media aggirano il problema presumendone negli utenti una sufficiente conoscenza. Di fatto le varie nozioni restano vaghe, dando origine spesso a confusioni anche gravi, tant'è che molti ritengono per «diritto internazionale» alcuni principi e regole che disciplinano le relazioni tra gli Stati, escludendo qualsiasi riferimento ai diritti umani, cioè al diritto delle persone e dei popoli, che pure costituiscono una parte integrante del diritto internazionale.

La cronaca di questi ultimi anni ha fornito due esempi macroscopici di questa concezione limitata e fuorviante. Si è parlato fino a pochi giorni fa della guerra mediorientale come se si trattasse di uno scontro tra due eserciti e due Stati, invece di parlare chiaramente della reazione spropositata di uno Stato a un’offesa gravissima ma circoscritta e dell’aggressione di uno Stato contro una popolazione civile inerme senza Stato e senza esercito, al limite del genocidio. Non si è quasi mai parlato apertamente della violazione del diritto del popolo palestinese alla sopravvivenza, a una patria e a uno Stato. Non è in alcun modo sostenibile affermare il diritto di un popolo ad esistere e negarlo a un altro, pur condannando senza alcuna riserva il male fatto a un popolo sopravvissuto alla Shoah.

L’altro esempio di un’evidente violazione del diritto internazionale è la guerra russo-ucraina, che ha finito per essere percepita (da molti, soprattutto in Occidente) come un conflitto provocato da un aggressore, la Russia, a danno di uno Stato democratico, l’Ucraina. Purtroppo anche in questo caso manca spesso nell'opinione pubblica il riferimento al nazionalismo presente tanto in Russia quanto in Ucraina, alla mancanza del rispetto dei diritti umani in entrambi gli Stati, alle violazioni dei principi fondamentali dell’ONU come il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, la risoluzione pacifica delle controversie, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione, ecc.

Entrambi gli esempi citati meriterebbero un’attenta analisi alla luce dei principi fondamentali enunciati nello Statuto dell’ONU, ma per aiutare il lettore a formarsi un proprio giudizio su quanto è avvenuto tra Israele e il popolo palestinese e sta ancora avvenendo tra Russia e Ucraina (e ovviamente in casi analoghi) sarà sufficiente qualche riferimento al documento più importante del diritto internazionale, lo Statuto dell’ONU.

Principi fondamentali dell’ONU

Nell'articolo precedente sulla nascita dell’ONU ho già indicato la «missione» dell’ONU, ossia «mantenere la pace», garantire «i diritti fondamentali dell’uomo nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole», «promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli…» (cfr. (https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2025/10/1945-80-anni-fa-nasceva-lonu.html) . 

Nello stesso articolo ho indicato pure alcuni limiti forse insuperabili dell’ONU, ma alla fine ho anche ricordato che la sua forza sta probabilmente nel recupero del suo spirito originario dello Statuto, ben sintetizzato nel Preambolo dello Statuto e in alcuni articoli, in cui sono evidenziati in particolare: il ripudio della guerra fonte di «indicibili afflizioni», l’aspirazione di milioni di persone a «vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato» e nel «rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti o dell’autodecisione dei popoli», a «impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli», a riaffermare «la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole», a rispettare e osservare «i diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione».

In conclusione

Basterebbero questi pochi riferimenti per consentire a chiunque di giudicare quanto le guerre e le offese alle popolazioni civili inermi siano contrarie al diritto internazionale e prive di qualsiasi giustificazione giuridica e morale, soprattutto quando oltrepassano il principio della proporzionalità. Nell'esempio del conflitto mediorientale questo principio è stato tragicamente violato anche con la complicità dei sostenitori di Israele, ma non assolve Hamas dai crimini perpetrati. Non assolve però nemmeno chi avrebbe potuto fermare sin dall'inizio l’eccidio dei palestinesi e non l’ha fatto, anche se tardivamente è intervenuto per porre fine alla carneficina e alla palese violazione di ogni diritto. Si può persino provare disgusto, nel giorno in cui si celebra la fine dei combattimenti, vedere che ad arrogarsene il merito siano gli stessi che li hanno voluti provocando morte, distruzione e innumerevoli scene apocalittiche.

Anche la guerra russo-ucraina è una evidente violazione da parte della Russia del diritto internazionale che proibisce «l’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite», ma non si possono dimenticare anche le violazioni del diritto internazionale da parte dell’Ucraina nelle regioni orientali del Paese, per il mancato rispetto nei confronti dei russofoni «dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali [...], senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione».

Questo non deve far ritenere che se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole, ma piuttosto indurre tutti, ma veramente ognuna e ognuno, ad avere rispetto della persona umana, dei suoi diritti legittimi, della sua aspirazione a vivere in pace e a impegnarsi per promuovere la pace, la tolleranza, il rispetto reciproco, la prosperità comune, la solidarietà, la collaborazione, la fratellanza universale. Bene fanno, sotto questo profilo, le folle che manifestano in vari modi non violenti solidarietà e sostegno alle popolazioni che soffrono ancora in diverse parti del mondo il flagello della guerra.

Giovanni Longu
Berna 13.10.2025