L’economia italiana sembra in buona salute, ma non tanto da trattenere tutti i potenziali operatori e attirarne dei nuovi. Da decenni l’Italia vive un periodo di lenta crescita economica e occupazionale, ma soprattutto i giovani e molte persone con una buona formazione professionale non hanno la pazienza di aspettare e preferiscono emigrare, forse attratti da economie più dinamiche, più solide e più corrispondenti alle loro aspettative. Molti di questi giovani e persone formate o in formazione arrivano in Svizzera, dove la disoccupazione è bassa (attualmente 2,0%), l’economia tira, le prospettive sono buone, l’occupazione qualificata cresce. Il quadro economico generale sembra offrire maggiore sicurezza per il presente e maggiore speranza per il futuro con ampie possibilità di perfezionamento e di carriera. Ma cosa fanno in realtà gli italiani in età lavorativa in Svizzera?
L’occupazione degli italiani
La relativamente bassa percentuale di italiani occupati è
dovuta al fatto che la popolazione residente con la sola cittadinanza italiana conta
ormai molti anziani (circa 65.000) e tanti giovani, diventando svizzeri con la
naturalizzazione, non figurano più nelle statistiche degli stranieri.
A ciò si deve anche aggiungere che il tasso di occupazione delle
donne italiane è piuttosto basso (35,4%), ben al sotto di quello medio svizzero
(48,6%), anche perché il 52,7 per cento delle donne italiane lavora a tempo
parziale. Nella fascia d’età dai 55 ai 64 anni, per le donne italiane il tasso
di occupazione scende addirittura al 18,3 per cento e si avvicina a quello
delle donne provenienti dallo Sri Lanka (17,9%), dall'Austria (17,8%), dagli
Stati Uniti (17,8%) e dalla Croazia (17,6%).
Formazione e attività professionale
Contrariamente a quello che
spesso si racconta, non è vero che gli italiani che lavorano sono ormai tutti
laureati o altamente qualificati, perché molti, anche tra i nuovi arrivati, svolgono
attività non qualificate o poco qualificate. Gli italiani occupati con una
formazione di grado universitario sono meno del 40%. Percentuali più elevate
presentano americani (USA), russi, tedeschi, francesi, svizzeri, cinesi,
polacchi, spagnoli.
Gran parte degli italiani lavora in una posizione subordinata; sono infatti relativamente pochi quelli che svolgono funzioni dirigenziali (26,5%), meno dei britannici (44,3%), degli americani (38,8%) e di altri stranieri (olandesi, greci, tedeschi, francesi, spagnoli, ecc.). Sono tuttavia numerosi anche gli italiani altamente qualificati come ingegneri, informatici, medici, insegnanti, ricercatori, consulenti, ecc. che occupano posti di alto livello.
Da tempo ormai anche l’attività
professionale degli italiani si svolge sempre più nel settore terziario (72,9%).
Sono tuttavia ancora molti coloro che lavorano nel secondario (26,6%), con
percentuali inferiori agli stranieri provenienti dal Cossovo, dalla Macedonia
del Nord, dalla Croazia, dalla Serbia, dal Portogallo, dalla Bosnia-Erzegovina
e dalla Turchia. La media svizzera è solo del 18,6%.
Condizioni di vita e di lavoro
Le condizioni di lavoro sono
generalmente buone, ma è intuibile che molti nuovi immigrati fatichino
inizialmente a inserirsi soprattutto a causa di inevitabili difficoltà
linguistiche, ma anche di conoscenza dei rapporti sociali. Una più attenta
accoglienza dei nuovi arrivati nell'ambiente italofono potrebbe favorire in loro
non solo il superamento delle difficoltà iniziali, ma anche una più facile
integrazione nella vita sociale, culturale e ricreativa.
D’altra parte, il loro
contatto e il loro contributo rappresenterebbe anche un forte stimolo al rinnovamento
delle vecchie strutture associazionistiche italiane e l’avvio di nuove attività
per la salvaguardia dell’immenso patrimonio di esperienza e di cultura
proveniente dalla lunga storia dell’immigratoria italiana. Spetterà soprattutto
a loro, alle nuove leve, proseguire e sviluppare la tradizione umanistica
italiana e l’italianità in Svizzera.
Giovanni Longu
Berna, 11.10.2023