27 marzo 2024

11. Divisioni nella Chiesa e in Europa

Con la diffusione del Cristianesimo e della cultura umanistico-rinascimentale in quasi tutte le regioni del continente, dall'Atlantico agli Urali, l’Europa sembrava avviata verso una condizione di grande stabilità e di sviluppo unitario. Due elementi in particolare impedirono questa tendenza: la Riforma protestante e il nazionalismo. Con la prima si ruppe drasticamente non solo l’unità religiosa europea, rappresentata fino ad allora dalla Chiesa di Roma, ma anche una visione unitaria dell’Europa; col secondo elemento si accentuò in maniera pressoché irreversibile (fino ai nostri giorni) la tendenza alla creazione e al rafforzamento degli Stati nazionali. La guerra dei Trent'anni (1618-1648) ne fu una drammatica dimostrazione e la sua conclusione con la Pace di Vestfalia una conferma.

La Riforma protestante

L'Europa frammentata del '500 ca.

La Riforma protestante (il movimento religioso avviato nel 1517 da Martin Lutero con la pubblicazione di 95 contestazioni di dottrine e pratiche della Chiesa di Roma) non fu la conclusione di dispute teologiche o di una lotta per il controllo del pontificato fra papi e antipapi (come avveniva spesso in passato) e meno ancora la decisione di un monaco agostiniano ribelle (Lutero), ma il risultato di una lunga quanto vana richiesta di rinnovamento nella Chiesa, riguardante sia questioni teologiche che pratiche ritenute in alcuni ambienti religiosi insostenibili e inaccettabili in base alla dottrina e alla morale cristiana.

Le conseguenze della Riforma furono enormi anche al di fuori dell’ambito religioso. Per esempio, essa rappresentò in Europa la rottura di una linea di tendenza che sembrava volta al rafforzamento dell’unità e dello sviluppo comune dei popoli europei, avviato con Carlo Magno e proseguito con i sovrani del Sacro Romano Impero e la conversione al cristianesimo dei popoli slavi. Anche se, probabilmente, più che di una tendenza reale si trattava di un sogno o di un desiderio, abbozzato nel XV secolo dall'umanista italiano Enea Silvio Piccolomini e futuro papa Pio II (1405-1464) nel De Europa del 1458, quell'idea e quel sogno avevano raggiunto un buon livello di realtà attraverso l’adesione di tutti i popoli europei al Cristianesimo, anche se organizzato differentemente in Oriente e in Occidente. La Riforma è stata considerata a lungo come una spaccatura più che nel Cristianesimo nella Cristianità. E siccome per secoli Europa e Cristianità avevano coinciso in larga misura (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2024/03/9-leuropa-umanistica-e-rina.html), la Riforma fu vista da molti come un elemento di rottura forse irrimediabile anche nella fragile Europa.

La Riforma sollevò non pochi problemi anche dal punto di vista «politico», perché le divisioni fra protestanti e cattolici avvenivano non solo fra Stati ma anche all'interno di uno Stato (in Svizzera tra Cantoni cattolici e Cantoni protestanti si sfiorò la guerra civile!). Inoltre, con questa ulteriore divisione (oltre a quelle politiche) l’Europa nel suo insieme finiva per perdere un efficace incentivo all'unità. Infatti, nei secoli, l’unica forza o comunque la principale che era riuscita a compattare tutti o molti Stati per difendere i territori dalla minaccia di avversari temibili (Islam, Impero Ottomano) era stata la religione cristiana. In Europa, per secoli la «civiltà occidentale» è stata la «civiltà cristiana».

Nascita e diffusione dei nazionalismi

Nazionalismi all'opera in una mappa satirica del 1870.
I nazionalismi sono nati dall'enfatizzazione di intellettuali e di governanti delle caratteristiche tipiche dei vari popoli per rafforzare in loro il senso di appartenenza e l’unità nazionale. Raggiungere risultati soddisfacenti in forme statuali non è stato sempre facile e fin dal Cinquecento si scatenarono ovunque lotte per la supremazia, perché molti popoli avevano origini, culture e religioni diverse. La principale conseguenza fu la moltiplicazione degli Stati nazionali con una etnia dominante. La Svizzera fino al 1848 e l’Italia fino al 1861 non facevano eccezione.

La Riforma protestante ha contribuito indirettamente allo sviluppo dei nazionalismi perché l’accentuazione delle specificità dei vari popoli relativizzava l’esigenza dell’unità dei cristiani. Inoltre, benché la Riforma sia avvenuta all'interno della religione cristiana, la separazione da Roma e la negazione del primato religioso del papa, ha finito per rafforzare le capitali dei singoli Stati, soprattutto dopo la Pace di Augusta del 1555, in cui fu stabilito il principio (valido in Germania, ma applicato talvolta anche altrove) del cuius regio eius religio («di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione»), che sanciva l'obbligo per il cittadino di seguire la confessione religiosa del suo sovrano.

In conclusione, per motivi di identità etnico-religioso-culturale, per motivi di dominio e controllo dei propri cittadini (per fini tributari, di reclutamento, ecc.) o altri motivi, il nazionalismo dei singoli Stati finì ben presto per prevalere su ogni altro interesse comune, persino quello della pace. E fu la fine (speriamo provvisoria) dell’idea di un’Europa unita.

Giovanni Longu
Berna 27.3.2024