Con la vittoria della Cristianità sull'Impero ottomano (Islam) a Lepanto (1571) si può ritenere che l’Europa abbia raggiunto la sua massima estensione. Lo confermano, fra l’altro, gli atlanti successivi a quell'evento. Quello è stato anche il periodo in cui Europa e Cristianità hanno coinciso al massimo, ma pure l’epoca in cui al sentimento religioso comune si è aggiunta un’altra caratteristica destinata a uniformare in misura determinante il continente: la cultura umanistico-rinascimentale. L’Umanesimo e il Rinascimento hanno infatti contribuito a trasformare l’Europa in un continente permeato, oltre che da una comune religiosità monoteistica cristiana, da valori umanistici e rinascimentali che faranno progredire le scienze, la tecnica, l’arte, la cultura in generale. Va tuttavia notato che a un tale incremento di conoscenze non è corrisposto un progressivo avvicinamento politico degli Stati, che hanno anzi perseguito interessi propri, talvolta persino confliggenti con quelli di altri.
La massima estensione dell’Europa e l’origine del
nazionalismo
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Atlante di A. Ortelius (1570), con i confini dell'Europa ancora arretrati rispetto a un secolo dopo. |
Anche l'Europa cristiana, nel XVII secolo, raggiunse la sua
massima estensione (fino al Mar Glaciale Artico e oltre gli Urali, sebbene
anche in Siberia la Chiesa russa abbia creato chiese e diocesi) e una relativa
tranquillità, dopo la riconquista spagnola e il freno russo all'espansione musulmana dell’Impero ottomano (nonostante i suoi reiterati
tentativi di penetrazione in Austria e di conquistare Vienna).
Paradossalmente, tuttavia, invece di approfittare di quella condizione
largamente favorevole per consolidare alleanze e perseguire una sorta di unità
europea, molti Stati pensarono piuttosto a rafforzare i propri confini contro possibili minacce esterne e sollecitando la coscienza nazionale
(spesso inesistente). Così, mentre il mito dell’unità europea si allontanava,
nasceva quella forma di nazionalismo diffuso che ha finito per contagiare tutti
gli Stati europei fino alla Seconda guerra mondiale.
La cultura diventa caratteristica comune
Quanto questa scelta dell’Europa di dividersi invece di unirsi abbia pesato
sui singoli Stati è forse impossibile rilevarlo, ma ha certamente influito
molto sulla storia europea, che da allora ha conosciuto numerose guerre
deleterie e ritardato enormemente lo sviluppo dell’idea di unione europea in
vista di uno sviluppo armonioso di tutti i popoli interessati, non solo in
senso politico-militare, ma anche civile, sociale, economico, culturale e
ideale.
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Planisfero di H. Hondius (1630), in cui l'Europa non ha ancora raggiunto il suo estremo confine orientale. |
Soprattutto in questi ultimi Paesi sono sorti nei secoli a cavallo tra
Medioevo ed Epoca moderna due movimenti a carattere letterario-filosofico-artistico
particolarmente innovativi, che si sono presto diffusi in Europa, contribuendo
a trasformarla sotto il profilo non solo culturale, ma anche urbanistico,
sociale, economico, scientifico, politico. Basti pensare allo sviluppo delle
biblioteche, alla fondazione di numerose università, agli scambi culturali,
alla trasformazione urbanistica di molte capitali, alla costruzione di palazzi
e monumenti, alle collezioni d’arte, ecc. Se prima le idee circolavano
lentamente grazie soprattutto agli spostamenti di monaci e pellegrini, con l’Umanesimo
e il Rinascimento cominciarono a circolare sempre più facilmente e
abbondantemente con scritti stampati e scambi sempre più frequenti di studiosi,
letterati, scienziati, filosofi, artisti, architetti, inventori. Committenti
delle grandi opere non erano più soltanto papi, abati, vescovi, re e principi,
ma anche città, ricchi commercianti e banchieri, pur restando ancora
i papi, i re e gli zar di Russia i principali committenti.
Giovanni Longu
Berna, 13.03.2024
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