27 gennaio 2011

Berlusconi è forse peggiore dei criminali nazisti?

Il clima da «guerra civile» (l’espressione è di Piero Ostellino) non so se sta minando l’immagine dell’Italia nel mondo, ma sicuramente provoca imbarazzo in molti italiani, chiamati spesso a dare spiegazioni di fatti e comportamenti inspiegabili. In un momento molto delicato della ripresa economica, invece di raccogliere le forze e cercare la coesione si ha l’impressione che troppi soggetti politici e istituzionali operino in senso esattamente contrario. Lo stesso Cardinal Bagnasco non ha esitato a stigmatizzare come «i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni».

La situazione mi pare esplosiva e ogni giorno tende ad aggravarsi, complici una certa stampa e certe trasmissioni televisive assolutamente faziose, che nulla hanno a che fare col diritto-dovere d’informare. Alcuni giornalisti e direttori responsabili danno l’impressione di non essere affatto guidati da un desiderio di verità e di giustizia, ma di ritenersi già in possesso della verità. Non sembrano minimamente sfiorati dal dubbio che in sede dibattimentale le accuse potrebbero rivelarsi senza fondamenti. Anzi, sembrano spacciare le accuse come se fossero le motivazioni di una sentenza già emessa. Eppure è noto a tutti che talvolta non si giunge nemmeno al processo tanto le prove dell’accusa sono inconsistenti o insufficienti e che non tutti i processi si concludono con una sentenza di condanna. Alcuni terminano con l’assoluzione dell’imputato, avendo il giudice ritenuto infondato o insufficiente l’impianto accusatorio.

Non so se Berlusconi, sotto il profilo penale, sia innocente o colpevole. Non ho le certezze o piuttosto l’arroganza di chi lo condanna senza attendere l’esito processuale. Per me vale ancora il principio secondo cui qualunque cittadino è innocente fino alla prova accertata della sua colpevolezza nell’unica sede appropriata, ossia il processo. Persino ai criminali nazisti, all’apertura del processo di Norimberga, venne riconosciuto quel principio di presunzione d’innocenza. Perché dovrebbe essere negato all’indiziato Berlusconi, accusato di ben altri reati? E’ grave che in Italia, mentre scema sempre più questo principio (basta sentire i vari leader politici dell’opposizione) tenda a diffondersi la mentalità secondo cui in certi casi, soprattutto se l’imputato è un avversario politico ricco e potente, è assolutamente legittima la presunzione di colpevolezza.

La situazione di fragilità in cui si trova l’Italia vorrebbe più cautela e una maggiore fiducia nelle istituzioni, lasciando che i conflitti siano risolti nelle sedi opportune e non nelle piazze o nei media. Sarà il giusto processo che deciderà se Berlusconi è colpevole o innocente. Ogni giudizio anticipato mi sembra strumentale e pericoloso per l’Italia.

E’ perciò auspicabile che non cadano nel vuoto gli appelli del Presidente della Repubblica e del Garante della privacy ad abbassare i toni, a evitare i processi sommari e mediatici, a tutelare la sfera privata delle persone coinvolte, a lasciare che a stabilire la verità processuale sia la Magistratura.

Giovanni Longu
Berna 26.1.2011

26 gennaio 2011

Berlusconi e la guerra civile

Mentre dilaga il gossip su Berlusconi e l’Italia sembra paralizzata in seguito alle accuse infamanti che gli vengono mosse dalla Procura di Milano, desidero ritornare sulla questione non perché le sorti personali del Presidente del Consiglio mi stiano particolarmente a cuore, ma perché quel che sta succedendo in Italia mi pare estremamente preoccupante, anche per il calo d’immagine che si sta verificando all’estero.

Alcuni principi e costatazioni
Vorrei anzitutto richiamare alcuni principi giuridici. In uno Stato di diritto nessun cittadino può ritenersi al di sopra delle leggi, quindi nemmeno Silvio Berlusconi. Tuttavia, per qualunque cittadino deve valere la presunzione d’innocenza fino alla prova accertata della sua colpevolezza. La sede per l’accertamento dell’innocenza o della colpevolezza di un cittadino è soltanto il processo.
Le costatazioni sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano a mio parere una degenerazione della civiltà giuridica e un rischio per la democrazia. Di fronte alle accuse di reato della Procura di Milano contro Silvio Berlusconi, hanno provveduto i media a imbastire contro di lui una sorta di processo sommario, prima ancora che la Magistratura abbia avviato un vero processo a suo carico. Alcune trasmissioni televisive e alcuni organi di stampa che fanno tendenza hanno di fatto già emesso una sentenza di colpevolezza nei confronti dell’imputato. Così, per molti italiani, tra cui quasi tutti i leader politici dell’opposizione, Berlusconi è colpevole e basta. Ma l’imputato-colpevole non ci sta e, aggiungendo errore ad errore, senza attendere la propria difesa nelle sedi legittime, chiama a raccolta i fedelissimi della piazza in una sorta di difesa ad oltranza contro i presunti eversori dell’ordine democratico che lo hanno eletto alla guida del Paese.
Non so francamente se è stato raggiunto il punto di non ritorno, ma la situazione, anche in un’ottica internazionale, va considerata grave, anche se dissento dalle conclusioni di Piero Ostellino per il quale «l’Italia è in guerra civile, non ancora cruenta (il sangue non scorre sulle strade) ma pur sempre una guerra civile destinata ad avere conseguenze rovinose».

Cos’è maggiormente preoccupante?
Ciò che trovo maggiormente disorientante e preoccupante in Italia è che con un uso spregiudicato e irresponsabile dei media si cerchi di accreditare nell’opinione pubblica l’idea che in questo caso specifico, che vede imputato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le accuse infamanti della Procura di Milano siano prove più che sufficienti e assolutamente certe da legittimare anche senza un giusto processo la condanna definitiva dell’imputato.
In molte «notizie» di giornali e programmi televisivi sembra di leggere e ascoltare le motivazioni di una sentenza già emessa. Alcuni giornalisti e direttori responsabili danno l’impressione di non essere affatto guidati da un desiderio di verità e di giustizia, ma di ritenersi già in possesso della verità. Non sembrano minimamente sfiorati dal dubbio che in sede dibattimentale quelle accuse potrebbero rivelarsi senza fondamenti. Eppure è noto a tutti che talvolta non si giunge nemmeno al processo tanto le prove dell’accusa sono inconsistenti o insufficienti e che non tutti i processi si concludono con una sentenza di condanna. Alcuni terminano con l’assoluzione dell’imputato, avendo il giudice ritenuto infondato o insufficiente l’impianto accusatorio.
Ritengo un grave errore, in questo come in altri casi che vedevano coinvolti personaggi politici, confondere la verità giudiziaria (ancora tutta da provare in sede processuale) e la verità storico-politica. Si può essere d’accordo o non d’accordo sui comportamenti politici dell’attuale Presidente del Consiglio ed è lecito nutrire dubbi (lasciando a ciascuno la responsabilità dei propri pensieri) sui comportamenti morali di qualsiasi persona, ma non dovrebbe essere lecito ad alcuno emettere sentenze di colpevolezza penale ad di fuori del processo. Dovrebbe invece valere per tutti, compresi i vari Fini, Di Pietro, Casini, Bersani e compagni, visto che si appellano di frequente alla Costituzione, l’obbligo costituzionale di considerare ogni cittadino innocente fino a una sentenza definitiva di colpevolezza. Persino agli imputati al processo di Norimberga (!) venne riconosciuto quel principio di presunzione d’innocenza. Perché dovrebbe essere negato all’indiziato Berlusconi?

Per un giusto processo…
Mi sembra che in Italia si stia perdendo sempre più, a cominciare dai vertici, il senso della civiltà giuridica e si tenda a fare i processi in televisione e sui giornali, con una sproporzione enorme tra accusa e difesa e soprattutto senza un vero giudice imparziale. Non c’è confronto con i principali organi di stampa e televisivi svizzeri (per limitarmi a questi), soprattutto di lingua tedesca, molto attenti a trattare il caso Berlusconi (sicuramente poco amato) usando abbondantemente il condizionale, anche quando riportano «presunti» fatti diffusi in Italia come verità certe.
Non so se Berlusconi, sotto il profilo penale, sia innocente o colpevole. Non ho le certezze o l’arroganza di chi lo condanna senza aver prima valutato attentamente tutte le «prove» indiziarie pubblicate in questi giorni dai media, ma anche tutti gli argomenti addotti dalla difesa, e, soprattutto, senza attendere il verdetto dei giudici, quelli veri. Purtroppo in Italia, mentre scema sempre più quel principio di presunzione d’innocenza, si sta diffondendo a macchia d’olio la mentalità secondo cui in certi casi, soprattutto se l’imputato è un avversario politico ricco e potente, è assolutamente legittima la presunzione di colpevolezza.
Purtroppo cadono nel vuoto anche gli appelli del Presidente della Repubblica e del Garante della privacy ad abbassare i toni, a evitare i processi sommari e mediatici, a tutelare la sfera privata delle persone coinvolte, a lasciare che a stabilire la verità processuale sia la Magistratura. E mentre in tanti (mentendo sapendo di mentire) accusano Berlusconi di volersi sottrarre alla giustizia, nessuno sembra sfiorato dal dubbio che forse la sede processuale di Milano non è la più idonea a celebrare un giusto processo nei suoi confronti.
Eppure i dubbi sono legittimi sulle reali intenzioni della Procura milanese, visto che per «incastrare» Berlusconi, uomo ricchissimo ma anche Presidente del Consiglio, ci sta provando da anni in tutte le maniere e nel caso specifico più recente ha messo in campo, a quanto sembra, non solo tecnologie investigative raffinate, ma anche mezzi ingentissimi, centinaia d’investigatori, diverse migliaia d’intercettazioni telefoniche e molti milioni di euro di costi. Come si fa a non considerare questo impegno, a detta di molti assolutamente sproporzionato, un vero e proprio accanimento contro Berlusconi? Come si fa a non pensare che in mancanza di prove schiaccianti per mandarlo a casa politicamente si cerca la classica buccia di banana per farlo scivolare sperando che si faccia (parecchio) male?

… e per una giusta sentenza
Trovo assolutamente giusto che Berlusconi si sottoponga a un giusto processo perché le accuse mossegli sono infamanti non solo come persona ma soprattutto per la carica che riveste. Ma se si provasse (da parte di un giudice terzo) che il tribunale di Milano è un tantino prevenuto nei suoi confronti, perché non deferire l’imputato Berlusconi a un altro giudice, per esempio quello di Monza o il Tribunale dei ministri? Perché in alcuni ambienti giornalistici si ritiene che in questi tribunali Berlusconi avrebbe maggiori possibilità di essere assolto? Come si osa mettere in dubbio l’onestà, la competenza e l’imparzialità di altri giudici diversi da quelli di Milano?
Al punto in cui si è arrivati occorre assolutamente che il processo contro Berlusconi si celebri in tempi certi e brevi in modo che almeno quella parte di opinione pubblica onesta sappia che nessuno in Italia è al di sopra delle leggi e che la Magistratura è ancora in grado di giudicare secondo giustizia. Solo al termine del processo o dei processi (in caso di appelli) si potrà sapere se l’attuale capo del Governo è colpevole o innocente. Solo allora si potrà dire «giustizia è fatta». E se l’imputato risulterà colpevole sarà giusto che paghi; come qualsiasi altro cittadino, con le aggravanti del caso. Ma se per ipotesi dovesse risultare innocente, ci sarà chi pagherà per i danni (morali e finanziari) procurati all’interessato, per i danni procurati allo Stato a causa delle ingenti risorse finanziarie usate sproporzionatamente e per il danno d’immagine subito dall’Italia nel mondo?

Giovanni Longu
Berna 26.1.2011