Il 31 ottobre scorso è stato celebrato nel
mondo protestante il 500° anniversario dell’avvio della Riforma. Si racconta
infatti che il 31 ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero abbia
affisso alla porta della chiesa del castello di Wittenberg 95 tesi di
contestazione di dottrine e pratiche della Chiesa di Roma. Con quella
pubblicazione si fa iniziare il movimento religioso passato alla storia col
nome di «Riforma» o «Riforma protestante». Va comunque ricordato perché nell’arco
di pochi anni produsse una profonda lacerazione nel mondo cristiano e ancora
oggi non si vede, almeno sul piano dottrinale, una prossima riconciliazione con
la Chiesa cattolica romana. Senza entrare nel merito della disputa teologica,
materia di specialisti, se ne parla in questa rubrica perché la Riforma non fu
solo un movimento religioso, ma anche politico e sociale e in Svizzera
interessò da vicino anche la vita di molti immigrati.
Contesto in cui si sviluppò la Riforma
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Martin Lutero |
Mi sembra utile, anzitutto, premettere che
quanto avvenuto nel 1517, non fu un atto isolato di ribellione che ebbe
successo, ma l’espressione più eclatante di una contestazione molto diffusa in
quel periodo nel popolo cristiano. In quel tempo, infatti, la Chiesa di Roma,
il papato e la gerarchia e più in generale il clero si trovavano in una
condizione di degrado morale spaventoso, in netto contrasto con i principi
evangelici. Erano i tempi, per fare solo un breve accenno, in cui i Papi si
comportavano più come principi, talvolta corrotti e ambiziosi, che come «vicari
in terra di Cristo». Non erano affatto stinchi di santi, per usare un
eufemismo, Alessandro VI, Giulio II, Leone X, anche se
saranno ricordati, specialmente nei libri d’arte, per aver fatto lavorare in
Vaticano Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Bramante e altri artisti
del Rinascimento.
Del resto, la depravazione di Alessandro VI
Borgia (accusato di avere numerose amanti e sette figli), l’astuzia e la
durezza di Giulio II e l’ambizione di Leone X non scandalizzavano i potenti del
mondo, con cui gareggiavano senza scrupoli nell’esercizio e nell’esibizione del
potere, né gli alti prelati della Chiesa che molto spesso ne seguivano i
cattivi esempi e nemmeno il clero ordinario, abbandonato a sé stesso.
Scandalizzavano semmai, sempre di più, la gente semplice provata dalle guerre e
dalle carestie, i pellegrini che arrivavano a Roma per l’Anno Santo (1500) e
venivano a sapere della corruzione che regnava soprattutto nelle alte
gerarchie. Conoscevano la triste situazione certamente i membri di alcuni ordini
religiosi e qualche vescovo.
Erano sempre più numerose le richieste di un rinnovamento
spirituale della Chiesa, ma non venivano recepite né dai papi né dai
responsabili della Curia romana. Una vera riforma avrebbe comportato la
rinuncia almeno in parte del potere temporale. Solo quando ci si rese conto che
alcune voci di intellettuali e di monaci, soprattutto fuori dell’Italia, si
facevano sempre più insistenti, venne convocato il Concilio Lateranense V
(Roma 1512-1517), ma fu un tentativo tardivo: in Germania era già stata avviata
la Riforma e in Svizzera facevano opinione le denunce del grande teologo
umanista Erasmo da Rotterdam e altri «riformatori» si apprestavano a
seguire il movimento di Lutero.
Contrasto insanabile non solo sulle
indulgenze
La causa scatenante della ribellione di Lutero
fu l’iniziativa del Papa Leone X di finanziare il rifacimento della Basilica di
San Pietro in Vaticano attraverso la «vendita» delle indulgenze, un’operazione,
secondo il monaco agostiniano, scandalosa e insostenibile. La pubblicazione
delle 95 tesi avviò un ampio dibattito pubblico, specialmente tra teologi, incentrato
sulle indulgenze (ossia sulla cancellazione della pena temporale dei peccati
per intervento della Chiesa). La discussione, spesso senza alcun coinvolgimento
popolare (anche perché l’ignoranza era una piaga molto diffusa) non risparmiò l’intera
dottrina cristiana (la fede, la salvezza, i sacramenti, specialmente
l’Eucaristia), l’interpretazione della Sacra Scrittura, le istituzioni
ecclesiastiche, la pratica religiosa.
Ben presto, tuttavia, il dibattito specialistico
uscì dalle aule universitarie e dalle chiese e divenne un movimento popolare,
guidato spesso da «uomini di potere» più che da uomini di Chiesa, che finì per
superare gli stessi confini della Germania, indirizzandosi sempre più
nettamente verso la definitiva rottura con la Chiesa di Roma e col Papa. A ben
vedere, infatti, le riflessioni di Lutero, ma anche degli altri riformatori,
finivano per rendere marginali se non inutili le «istituzioni» ecclesiastiche e
quindi in primo luogo il Papato. Nel rapporto dell’uomo con Dio la mediazione
della Chiesa è inutile, sosteneva Lutero a proposito delle indulgenze, perché
la giustificazione dal peccato avviene «attraverso la sola fede».
Non era facile, tuttavia, sia in Germania che
in Svizzera, far accettare dal popolo e dalle istituzioni le tesi dei
riformatori, sia per il tradizionale attaccamento di molti cattolici al Papa e
alla Chiesa di Roma e sia per l’interesse delle istituzioni politiche dominanti
a non turbare quella sorta di «pace religiosa» che consentiva la stabilità
anche politica. Per ottenere un reale cambiamento occorreva il sostegno dei
potenti locali. Per questo tutti i grandi riformatori, a cominciare da Lutero,
cercarono il loro coinvolgimento, spesso riuscendovi.
In questo modo, però, la Riforma, da movimento
religioso e culturale finì per trasformarsi anche in movimento politico e
civile, guidato e diretto da «uomini di potere» più che da una prorompente
volontà popolare. Un passaggio non indolore, né in Germania né in Svizzera, che
avvenne attraverso lotte, addirittura guerre fratricide, che lasciarono
lungamente i segni, talvolta in una netta separazione e opposizione tra
protestanti e cattolici.
I due riformatori svizzeri: Zwingli e
Calvino
La Riforma ebbe in Svizzera soprattutto due
protagonisti: Zwingli a Zurigo e nella Svizzera tedesca e Calvino
a Ginevra e nella Svizzera francese (cfr. in proposito l’articolo «Capire la
Svizzera» su L’ECO del 9.3.2017).
Ulrich Zwingli |
A Zurigo, Ulrich Zwingli, riuscì
a convincere delle proprie idee non solo le autorità cittadine e cantonali, ma
anche quelle di altri Cantoni, sicché il suo messaggio riformatore si diffuse in poco
tempo in buona parte della Svizzera tedesca, non senza concreti vantaggi
(soprattutto materiali) anche per le autorità civili. Zwingli sosteneva per
altro che spettasse allo Stato, ossia ai Cantoni, riformare la Chiesa. E molti
Cantoni assunsero di buon grado compiti che prima
non avevano, come la soppressione degli ordini religiosi e dei conventi (con
conseguente acquisizione delle proprietà da parte dello Stato), ecc.
Non fu facile, tuttavia, convincere il popolo dei credenti. Zwingli incontrò molte difficoltà con alcuni gruppi di suoi stessi seguaci (per
es. gli anabattisti), ma soprattutto con i cattolici tradizionalisti che
intendevano restare fedeli al Papa.
L’intera Svizzera fu sconvolta dal vento
della Riforma. I Cantoni si divisero tra protestanti e cattolici e in più
occasioni si giunse a scontri militari (in uno dei quali perse la vita lo
stesso Zwingli) fino a rischiare nel 1847 una vera e propria guerra fratricida tra
Cantoni cattolici riuniti in un Sonderbund (alleanza speciale) e Cantoni
protestanti. La Costituzione federale del 1848 sancì la fine dei contrasti
istituzionali, garantendo a tutti i confederati la libertà religiosa, ma le
difficoltà di convivenza tardarono a scomparire.
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Giovanni Calvino |
A Ginevra fu
Jean Calvin o Giovanni Calvino a guidare e organizzare la Riforma,
accentuando, rispetto a Lutero e a Zwingli, il rifiuto della supremazia papale,
l’idea che la salvezza è solo opera di Dio concessa ad alcuni (predestinati) e
negata ad altri (destinati alla dannazione), il rifiuto della Chiesa come unica
interprete della Sacra Scrittura.
Nei
confronti dello Stato, a differenza di Zwingli, Calvino mantenne un certo
equilibrio sostenendo che la Chiesa dei predestinati è solo soggetta a Dio ma
lo Stato è pure voluto da Dio per assicurare la prosperità temporale dei
cittadini.
Divisioni insanabili?
Sulla
Riforma nel suo complesso i giudizi sono ancora divisi e probabilmente un
giudizio definitivo non si avrà mai, anche perché è difficile o impossibile
«pesare» con obiettività il contributo positivo della Riforma ai cambiamenti
intervenuti nella Chiesa cattolica (a cominciare dal Concilio di Trento,
1545-1563) e nelle società di tutto l’occidente, ma anche il danno ch’essa ha
prodotto lacerando profondamente l’ortodossia cristiana, accentuando il
rapporto tra potere politico e potere religioso, introducendo nel popolo di Dio
divisioni inutili e dannose, alimentando odio e intolleranza, per non parlare
del danno materiale e culturale prodotto con la soppressione di ordini
religiosi, la distruzione di opere d’arte, ecc.
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Papa Francesco a Malmo per i 700 anni della Riforma |
Per ricordare il 500° della Riforma, il 31
ottobre scorso, papa Francesco si è recato a Malmo, in
Svezia, in
spirito di fratellanza e di riconciliazione. Questo non gli
ha impedito di
osservare con spirito critico, che occorre riconoscere che «la nostra divisione
si allontanava dal disegno originario del popolo di Dio…. ed è stata
storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la
volontà del popolo fedele». Condivido pienamente questa verità storica, anche perché
il papa lascia chiaramente intendere che tra questi uomini di potere vanno
annoverati anche i papi dell’epoca, i prelati della Curia romana e numerosi
vescovi e abati che si comportavano da «potenti della terra» più che da uomini di Chiesa al
servizio del popolo fedele.
Non so a questo punto quanto sia vicina o
lontana la riconciliazione tra le due confessioni, ma sono convinto che
continuare a sostenere la divisione e la separazione sia deleterio per
entrambe, per cui anche il buon senso vorrebbe quanto prima il superamento
delle divergenze dottrinali (umane e non certo divine) e il ritrovamento di una
guida comune nello spirito del Vangelo. Non credo che si possa parlare di divisioni
insanabili.
Giovanni Longu
Berna, 29.11.2017
Berna, 29.11.2017