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Mons. Giovanni Scalabrini (1839-1905) |
Il beato Giovanni Scalabrini (1839-1905) non è stato
solo un grande testimone della fede cristiana, della statura di coloro che
vengono venerati dai fedeli come santi o beati, ma anche un personaggio importante
della storia dell’emigrazione italiana dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino
ad oggi e certamente anche domani.
Egli fu senz’altro uomo di fede, uomo di preghiera,
uomo di Chiesa, ma è stato anche un uomo moderno, che ha capito come pochi
altri, l’importanza, la natura, i rischi e le esigenze dell’emigrazione. Ancora
oggi alcuni suoi interventi pubblici sono di grande attualità, anche se non
riguardano più (solo) gli italiani.
Mons. Scalabrini, allora vescovo di Piacenza, vide con straordinaria lucidità la complessità e drammaticità del fenomeno migratorio, allora diretto soprattutto verso le Americhe, lo analizzò fino in fondo e lo prese tanto a cuore da istituire, 130 anni fa, una Congregazione religiosa, quella dei Missionari Scalabriniani (alcuni dei quali operanti ora anche in Svizzera), perché se ne occupasse nei Paesi d’immigrazione. Al centro dell’attenzione e della cura dei missionari doveva esserci sempre l’uomo, con tutti i suoi bisogni, i suoi difetti e le sue aspirazioni.
Mons. Scalabrini, uomo
del suo tempo, considerava come molti altri l’emigrazione un «diritto naturale»,
quindi da difendere, e una «valvola di sicurezza sociale», per sfuggire alla
povertà e dare speranza alle famiglie; ma non sempre ne condivideva i modi con
cui quei «poveretti» abbandonavano tutto e partivano attratti dal miraggio di
un «lavoro ben retribuito per chiunque
avesse braccia vigorose e buona volontà». Sosteneva che se è dovere difendere la «libertà di emigrare», «è anche dovere di opporsi alla libertà di far
emigrare: è dovere delle classi dirigenti di procurare alle masse de' proletari
un utile impiego delle loro forze, di aiutarli a cavarsi dalla miseria e di
indirizzarli alla ricerca di un lavoro proficuo…». Si era nel 1889. Se il messaggio di Mons. Scalabrini fosse stato
accolto e realizzato dalle classi politiche di allora, probabilmente l’emigrazione
italiana nel mondo avrebbe assunto tutt’altre caratteristiche.
Invece, Mons.
Scalabrini, non poteva non vedere i rischi a cui andavano incontro quei poveri
emigranti e chiedersi preoccupato: «Quanti disinganni, quanti nuovi
dolori prepara loro l’incerto avvenire? Quanti nella lotta per l’esistenza
usciranno vittoriosi?...». Un’altra
domanda però l‘assillava in quanto uomo di fede e di Chiesa: «Quanti, pur trovando il pane del corpo,
verranno a mancare di quello dell’anima, non meno del primo necessario, e smarriranno
in una vita tutta materiale, la fede de’ loro padri?».
Al centro delle considerazioni
di Mons. Scalabrini sui migranti c’era sempre l’uomo integrale, anima e corpo.
Un’attenzione dalla quale i suoi successori non hanno mai deviato, tanto è vero che, ancora
oggi, attorno alla chiesa o cappella delle Missioni si svolge tutta una serie
di attività sociali e assistenziali che contribuiscono a creare e a consolidare
appunto l’uomo integrale.
Auguri, Padri
Scalabriniani!
Giovanni Longu
Berna, 28.11.2017
Berna, 28.11.2017
Con i Padri Scalabriniani ci sono stato dalla terza elementare al 1° industriale. Infanzia ed adoloscenza.
RispondiEliminaC'è un gruppo chiuso su facebook sugli allievi della casa Scalabrini di Crespano del Grappa (TV).
Nino Alizzi