28 novembre 2017

Scalabriniani: 130 anni di fede e d’impegno per i migranti


Mons. Giovanni Scalabrini (1839-1905)

Il beato Giovanni Scalabrini (1839-1905) non è stato solo un grande testimone della fede cristiana, della statura di coloro che vengono venerati dai fedeli come santi o beati, ma anche un personaggio importante della storia dell’emigrazione italiana dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino ad oggi e certamente anche domani.
Egli fu senz’altro uomo di fede, uomo di preghiera, uomo di Chiesa, ma è stato anche un uomo moderno, che ha capito come pochi altri, l’importanza, la natura, i rischi e le esigenze dell’emigrazione. Ancora oggi alcuni suoi interventi pubblici sono di grande attualità, anche se non riguardano più (solo) gli italiani.

Mons. Scalabrini, allora vescovo di Piacenza, vide con straordinaria lucidità la complessità e drammaticità del fenomeno migratorio, allora diretto soprattutto verso le Americhe, lo analizzò fino in fondo e lo prese tanto a cuore da istituire, 130 anni fa, una Congregazione religiosa, quella dei Missionari Scalabriniani (alcuni dei quali operanti ora anche in Svizzera), perché se ne occupasse nei Paesi d’immigrazione. Al centro dell’attenzione e della cura dei missionari doveva esserci sempre l’uomo, con tutti i suoi bisogni, i suoi difetti e le sue aspirazioni.
Mons. Scalabrini, uomo del suo tempo, considerava come molti altri l’emigrazione un «diritto naturale», quindi da difendere, e una «valvola di sicurezza sociale», per sfuggire alla povertà e dare speranza alle famiglie; ma non sempre ne condivideva i modi con cui quei «poveretti» abbandonavano tutto e partivano attratti dal miraggio di un «lavoro ben retribuito per chiunque avesse braccia vigorose e buona volontà». Sosteneva che se è dovere difendere la «libertà di emigrare», «è anche dovere di opporsi alla libertà di far emigrare: è dovere delle classi dirigenti di procurare alle masse de' proletari un utile impiego delle loro forze, di aiutarli a cavarsi dalla miseria e di indirizzarli alla ricerca di un lavoro proficuo…». Si era nel 1889. Se il messaggio di Mons. Scalabrini fosse stato accolto e realizzato dalle classi politiche di allora, probabilmente l’emigrazione italiana nel mondo avrebbe assunto tutt’altre caratteristiche.
Invece, Mons. Scalabrini, non poteva non vedere i rischi a cui andavano incontro quei poveri emigranti e chiedersi preoccupato: «Quanti disinganni, quanti nuovi dolori prepara loro l’incerto avvenire? Quanti nella lotta per l’esistenza usciranno vittoriosi?...». Un’altra domanda però l‘assillava in quanto uomo di fede e di Chiesa: «Quanti, pur trovando il pane del corpo, verranno a mancare di quello dell’anima, non meno del primo necessario, e smarriranno in una vita tutta materiale, la fede de’ loro padri?».
Al centro delle considerazioni di Mons. Scalabrini sui migranti c’era sempre l’uomo integrale, anima e corpo. Un’attenzione dalla quale i suoi successori non hanno mai deviato, tanto è vero che, ancora oggi, attorno alla chiesa o cappella delle Missioni si svolge tutta una serie di attività sociali e assistenziali che contribuiscono a creare e a consolidare appunto l’uomo integrale.
Auguri, Padri Scalabriniani!
Giovanni Longu
Berna, 28.11.2017

1 commento:

  1. Con i Padri Scalabriniani ci sono stato dalla terza elementare al 1° industriale. Infanzia ed adoloscenza.
    C'è un gruppo chiuso su facebook sugli allievi della casa Scalabrini di Crespano del Grappa (TV).
    Nino Alizzi

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