18 settembre 2024

31. L’Europa dei Papi: Giovanni Paolo II (1a parte)

«Nei suoi 26 anni e mezzo di pontificato, Giovanni Paolo II si è manifestato profondamente europeo, non soltanto perché, tra i Papi del Novecento, è quello che ha il più vasto insegnamento sul Continente europeo, ma anche per il suo interesse specifico per l’Europa; un interesse che era già presente in lui come sacerdote, uomo di cultura e arcivescovo di Cracovia e che con l’ascesa al Soglio Pontificio raggiunse il suo vertice». Lo affermava il cardinale Giovanni Battista Re nel 2011. Potrebbe sembrare un giudizio di parte, ma è condivisibile da chiunque conosca anche solo sommariamente la vita e i discorsi del Papa Wojtyła. Non è tuttavia pensabile di tracciare in poche righe il suo orizzonte europeo umano, culturale e religioso, per cui se ne parlerà anche nei prossimi articoli.

Wojtyła, papa «europeo»

Papa Giovanni Paolo II
Tutti i papi hanno avuto una visione universalistica del cristianesimo e della Chiesa, ma nessuno, tra quelli del Novecento, ha avuto una visione altrettanto chiara dell’Europa come Giovanni Paolo II (1920-2005). Già la sua origine polacca (la Polonia è stata per secoli un Paese conteso da tutte le grandi potenze europee), il suo cognome slavo (Wojtyła), il suo nome (Karol, che richiama facilmente i numerosi Carlo della storia europea), la sua famiglia (suo padre era stato ufficiale dell'esercito asburgico), la sua formazione durante l’occupazione nazista e comunista, ecc. non lasciano dubbi sulla sua collocazione etnico-culturale europea.

Divenuto papa nel 1978 volle assumere lo stesso nome del predecessore come se volesse continuarne il magistero dottrinale e spirituale, già tracciato dai due grandi papi del Concilio Vaticano II Giovanni XXIII e Paolo VI. Forse più di questi si è sentito investito della missione di trasferire nel mondo moderno lo spirito del Concilio. E poiché il mondo per un papa polacco, che aveva conosciuto le tragedie della seconda guerra mondiale e gli obbrobri del nazismo e del comunismo, era soprattutto l’Europa, purtroppo ancora fragile e divisa, ad essa in particolare ha dedicato attenzione, richiami e consigli.

L’Europa auspicata da Giovanni Paolo II non era tuttavia quella che si stava affermando in piena «guerra fredda», divisa in due aree contrapposte, ma l’Europa unita dall'Atlantico agli Urali, che aveva come santi patroni Cirillo, Metodio e Benedetto, i quali avevano contribuito in modo determinante a far sì che «l’Europa potesse respirare con due polmoni: quello dell’Occidente e quello dell’Oriente». Pertanto, sosteneva il papa nel 2004, «come è impossibile pensare alla civiltà europea senza l’opera e l’eredità benedettina, così non si può prescindere dall'azione evangelizzatrice e sociale dei due santi Fratelli di Salonicco». Per questa Europa cristiana e per questa civiltà europea Giovanni Paolo II si è prodigato durante tutta la sua vita.

Non è dato sapere quanto il papa polacco abbia contribuito ad avviare il processo di riunificazione e di rivitalizzazione dell’Europa, ma è stato certamente importante. Basti pensare al suo impegno per la pace e contro la guerra, ai richiami frequenti alla solidarietà, alle condanne del totalitarismo e del capitalismo sfrenato, al suo sostegno al sindacato polacco «Solidarność», alla sua apertura al Cremlino e al suo contributo, indiretto ma reale, alla caduta del muro di Berlino e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Già queste indicazioni sono sufficienti a fare di Giovanni Paolo II un gigante della recente storia europea.

«Principi non negoziabili»

Il papa Giovanni Paolo II non ha fatto un elenco di «principi non negoziabili», ma li ha evidenziati in numerosi discorsi. Per comprendere meglio il suo atteggiamento verso l’Europa di cui si tratterà nei prossimi articoli, tra questi principi si possono qui ricordare: la sacralità della vita, il rispetto della dignità della persona umana, le libertà e i diritti fondamentali degli individui e dei popoli, la solidarietà sociale e internazionale per garantire la pace, superare la supremazia dell’avere sull'essere e il contrasto drammatico tra opulenza (di gruppi sociali eccessivamente ricchi) e le masse dei poveri, privi del necessario nutrimento, di possibilità di lavoro, di istruzione e di cure adeguate, l’incompatibilità tra la produzione delle armi e la lotta alla fame, alle malattie, al sottosviluppo e all'analfabetismo.

Alla luce di questi principi sarà più facile comprendere l’impegno di Giovanni Paolo II per l’unità dell’Europa, il suo invito a non aver paura («Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, non abbiate paura!»), i suoi richiami a un «umanesimo vero», l’invito a ricercare le «radici cristiane delle nazioni europee» (non per vantare nobili origini ma «per offrire una indicazione alla vita di ogni singolo cittadino, e dare un significato complessivo e direzionale alla storia che stiamo vivendo, talvolta con allarmante angoscia»). (Segue)

Giovanni Longu
Berna 18.09.2024