Quando i primi immigrati del dopoguerra giunsero in Svizzera trovarono un sindacalismo a parer loro tiepido, poco combattivo e anche poco interessato ai loro problemi. Pur rendendosi conto che la loro forza contrattuale nei confronti del padronato era quasi nulla, molti italiani disertavano i sindacati svizzeri (taluni anche per risparmiare le quote sociali), preferendo magari iscriversi a organizzazioni vicine ai sindacati italiani. La situazione cambiò lentamente negli anni Sessanta e Settanta, quando il numero delle adesioni al sindacati svizzeri andò aumentando sempre di più, anche grazie all’opera di sensibilizzazione di connazionali con esperienze sindacali in Italia. Questi erano infatti convinti che, in Svizzera, nessuna conquista sociale a beneficio degli immigrati sarebbe stata possibile senza il sostegno sindacale.
La collaborazione del CISAP con la FLMO
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18.12.1972: firma della 3a
convenzione CISAP-FLMO. (Da sin.: G. Cenni e J. Allenspach, direttore e presidente del CISAP, H. Mischler e G. Tschumi, pres. e segretario centrale della FLMO). |
L’intesa e la
collaborazione tra il CISAP e la FLMO andarono via via intensificandosi. Esse
furono suggellate dapprima da una serie di convenzioni regionali e infine, nel
1974, da una Convenzione Nazionale. Se la prima fu vista come «un accordo che
farà scuola» (G. Cenni, direttore del CISAP), l’ultima rappresentò una sorta di
consacrazione «di una lunga e fruttuosa collaborazione» e di un forte impegno condiviso
per il futuro (G. Tschumi, segretario centrale della FLMO).
L’articolo 3 della
Convenzione nazionale dava il senso e la direzione della collaborazione:
«La FLMO e il CISAP si impegnano a sostenersi reciprocamente, a promuovere e
a sviluppare le loro attività nel campo della formazione professionale e
culturale. Dovunque il bisogno
si fa sentire, la FLMO e
il CISAP creeranno – secondo le loro possibilità – le condizioni
favorevoli a una formazione professionale e culturale, tenendo conto dei
bisogni dei lavoratori immigrati. La FLMO e il CISAP si impegnano a suscitare
l'interesse dei lavoratori per i problemi della formazione professionale,
culturale e sindacale, ecc.».
Grazie al sostegno
della FLMO le attività del CISAP si estesero ampiamente soprattutto nei Cantoni
di Berna, Neuchâtel e Zurigo. Venne aumentata l’offerta dei corsi professionali
(specialmente nei rami della meccanica, dell’impiantistica, dell’elettronica,
della robotica, dell’informatica), furono istituiti corsi diurni per le nuove
generazioni, fu promossa la formazione professionale delle donne, il corpo
insegnante e istruttore fu incoraggiato e agevola
to nel perfezionamento
professionale attraverso una lunga serie di corsi ad hoc, istituzioni nazionali
e internazionali s’interessarono all'organizzazione e al funzionamento della scuola.
Nel periodo in esame i media puntarono sovente i riflettori su questa «realtà
moderna e dinamica», «stupefacente», divenuta «una speranza per i lavoratori
stranieri», «come una stella in mezzo all’Europa», ecc.
Collaborazione anche con l’USS
Nel 1984 fu conclusa
un’altra Convenzione, stavolta con l’Unione Sindacale Svizzera (USS). Essa
rappresentò una pietra miliare degli sforzi delle forze sindacali e del CISAP
nel campo della formazione professionale dei lavoratori stranieri in Svizzera,
ma anche una conferma della visione del problema che avevano avuto gli
iniziatori del CISAP nel 1966. L’art. 1 della Convenzione diceva infatti che
«l’USS conferma che le autorità e le organizzazioni professionali svizzere sono
competenti per i problemi della formazione e del perfezionamento professionale».
Le convenzioni con le
organizzazioni sindacali rafforzarono lo spirito originario del CISAP, che
spingeva i responsabili della scuola ad estendere la formazione professionale
al maggior numero possibile di lavoratori stranieri ormai non più solo
italiani, ma anche di altre nazionalità, nella convinzione che attraverso di
essa l’integrazione nel mondo del lavoro, delle libertà, delle possibilità e
nella società sarebbe stata più facile. Probabilmente, però, non ci si rese
sufficientemente conto che verso la fine del periodo in esame (1970-1990) il mondo
del lavoro stava cambiando, la nuova immigrazione aveva altri bisogni, da
affrontare con modelli e sistemi diversi, e la seconda generazione s’integrava sempre più … naturalmente. (Segue)
Giovanni Longu
Berna 23.06.2021