05 aprile 2023

Impegno costante a difesa dell’italiano in calo (4)

L’italiano come lingua nazionale è ancora molto diffuso in Svizzera e costituisce un elemento essenziale dell’italianità, a sua volta caratteristica fondamentale della moderna Confederazione. A differenza del tedesco e del francese che hanno un profondo radicamento in vasti territori dell’Altopiano, in quest’area l’italiano ne è totalmente privo e questo è il suo primo motivo di debolezza, ma non l’unico. Pur essendo ancora parlato abitualmente a casa in molte famiglie, come «lingua principale» è in calo un po’ ovunque. Nelle principali agglomerazioni urbane è sempre meno praticato perché poco richiesto ed è insidiato fortemente dall'inglese. Si sta lentamente estinguendo? Forse, a meno che gli italofoni e gli enti pubblici intervengano per sostenerlo.

Calo incessante

Quando agli inizi degli anni Novanta si cominciò a pubblicare i primi dati sull'evoluzione delle lingue nazionali, il calo dell’italiano fu attribuito soprattutto al rientro in patria di numerosi italiani e all'arrivo di un numero minore di immigrati (saldo migratorio negativo). Effettivamente negli anni Sessanta e Settanta si autoalimentava con nuovi immigrati e con le seconde generazioni in crescita perché l’ambiente italofono costituiva una massa critica importante e ancora in espansione (scuole, negozi, giornali, associazioni, missioni cattoliche, ristoranti, ecc.).

Con le numerose partenze degli anni Settanta e Ottanta e col crescere dell’integrazione delle seconde generazioni l’ambiente italofono cominciò a restringersi e ad aver meno bisogno dell’italiano come lingua veicolare. Il suo ridimensionamento sembrava inevitabile e in molte analisi linguistiche si cominciò a tener conto anche di altri fattori destinati a influire sull'evoluzione della lingua italiana. Due in particolare: la progressiva integrazione delle giovani generazioni e la diffusione dell’inglese.

Oggi è facile osservare, grazie ai dati forniti dall'Ufficio federale di statistica, che l’italiano non riesce a riprendersi nemmeno con l’aumento della popolazione italiana (compresa la parte con la doppia cittadinanza si parla di circa 670 mila persone) e con un tasso migratorio degli italiani nuovamente positivo (arrivi più numerosi delle partenze). Nel 2021 furono censiti nella Confederazione solo 601.534 italofoni di 15 anni e più, ma 250.219 erano cittadini svizzeri (soprattutto ticinesi). Questo significa che molti italiani di seconda e terza generazione (nel 2021 gli italiani nati in Svizzera erano 231 433) non dichiarano più l’italiano come la loro lingua principale.

Insidia dell’inglese

Osservando più nel dettaglio l’evoluzione delle lingue nazionali dal 2010 al 2021 si può notare che nell'insieme della popolazione residente le lingue nazioni sono abbastanza stabili: solo il tedesco ha una perdita superiore a 6 punti percentuali. Se però si considera solo la popolazione straniera, risultano in calo non solo il tedesco (meno 3,9 punti percentuali), ma anche il francese (1,5 punti) e l’italiano (2,2 punti). Questa costatazione fa ritenere che se le lingue nazionali maggiori perdono utenti e la popolazione complessiva aumenta, ad aumentare sono evidentemente le «altre lingue», parlate da quasi un milione di persone.

Tra le altre lingue, tuttavia, a crescere maggiormente è l’inglese che guadagna nello stesso periodo 2,2 punti percentuali. Poiché l’italiano risulta in perdita di 2,2 punti e l’inglese in crescita di 2,2 punti, si potrebbe pensare (senza certezza matematica) che è soprattutto l’inglese a beneficiare del lento declino dell’italiano. Il rapporto italiano-inglese merita senz'altro un approfondimento, che non è possibile in questa sede, ma non può lasciare indifferenti gli italofoni impegnati costatare che nella maggioranza delle città medio-grandi in cui, alcuni decenni fa, l’italiano era la seconda lingua oggi è superato, in alcuni casi notevolmente, dall'inglese (v. tabella).

Sarebbe sbagliato a questo punto ritenere la progressione dell’inglese causa del regresso dell’italiano; ma questa situazione dovrebbe stimolare la riflessione soprattutto degli italofoni sui rapporti linguistici in Svizzera e sui rimedi possibili al calo della lingua italiana al fine di renderla (ancora) attraente e utile per la soddisfazione personale, il rafforzamento del plurilinguismo come valore emblematico di una società pluralistica e la coesione nazionale come una necessità esistenziale per questo Paese. (Segue)

Giovanni Longu
Berna 5 aprile 2023