Tra i numerosi interventi sulla guerra in Ucraina, molti vedono nell’invasione russa dell’Ucraina un «attacco alla democrazia» e all'Occidente. Trattandosi di opinioni, tutte meritano rispetto. La mia opinione l’ho già espressa, ma desidero ribadire che la guerra bisognerebbe cercare di evitarla prima che scoppi e finirla il più presto possibile se malauguratamente è scoppiata. In questi giorni mi sono chiesto più volte se anche questa tremenda guerra avrebbe potuto essere evitata, anche col contributo determinante delle democrazie occidentali. La risposta, affermativa, mi è venuta quasi spontanea alla luce della storia di questo Paese, la Svizzera, che, per quanto possa essere criticato e io stesso l’abbia più volte criticato, è ritenuta una delle più antiche democrazie del mondo.
Le domande
Le domande insistenti a cui desideravo dare una risposta sono sostanzialmente tre:
1. La Russia di Putin avrebbe invaso l’Ucraina se questo Paese
avesse garantito una adeguata autonomia alle regioni russofone?
2. La Russia di Putin avrebbe invaso l’Ucraina se questo Paese avesse dato
segnali chiari di voler restare un Paese neutrale e quindi di non voler entrare
a far parte della NATO?
3. La Russia di Putin avrebbe invaso l’Ucraina se questo Paese avesse cercato
di rassicurare la Russia di voler mantenere buoni rapporti tra Paesi liberi che
si rispettano?
So bene che le spiegazioni della guerra in corso sono piuttosto complesse e
vanno ben aldilà della problematica che sollevano queste domande, ma non credo
che possano essere considerate del tutto marginali. Ritengo anzi ch’esse
meritino qualche considerazione, che faccio proprio alla luce della storia
svizzera.
Considerazioni
di merito
Circa la prima domanda, anzitutto va
ricordato che in Ucraina il secondo gruppo etnico, con una percentuale
considerevole, è costituito dai russi: 22,1% al censimento del 1989 e 17,2% al
censimento del 2001. I russofoni risultano ancora più numerosi, perché nel 2001
costituivano il 29,6% della popolazione e in alcune regioni orientali e
meridionali la maggioranza
assoluta. Ciò nonostante, l’Ucraina ha dichiarato lingua ufficiale,
anche in quelle regioni, solo l’ucraino e con una legge del 2019 intende
«creare le condizioni adeguate per la protezione dei diritti e dei bisogni
linguistici degli ucraini», limitando di fatto l’uso del russo in campo
mediatico e didattico. La minoranza russofona si è lamentata in numerose
occasioni di essere discriminata e Mosca ha più volte criticato il disinteresse
della comunità internazionale di fronte a tale discriminazione.
La Svizzera, molto probabilmente, avrebbe risolto il
problema in altra maniera. Basti pensare che l’italiano è lingua nazionale e
ufficiale fin dal 1848, quando gli italofoni (ticinesi e poche migliaia di
grigionesi) erano solo il 5,4%. Anche i ticinesi in più occasioni si sono
sentiti culturalmente, linguisticamente ed economicamente discriminati, ma mai la
Confederazione ha approvato una norma che mirasse a penalizzarli ulteriormente.
Anzi, quando nel 1924-1926 le «rivendicazioni» ticinesi stavano per fornire un
pretesto a Benito Mussolini, da poco al
potere in Italia, per ingerirsi negli affari interni della Svizzera, il
Consiglio federale si affrettò a dare ampia soddisfazione al Ticino. Fu deciso
ad esempio di versare al Cantone un contributo non indifferente di 450.000
franchi l’anno per la difesa della lingua e della cultura italiane. Sta di
fatto che il fascismo in Ticino, nonostante i cospicui aiuti finanziari inviati
da Mussolini, ebbe uno scarsissimo seguito.
Nel dopoguerra, anche tra l’Italia e l’Austria si
riuscì con un negoziato, condotto in parte anche in Svizzera, a risolvere pacificamente
un problema analogo riguardante la minoranza tedescofona dell’Alto Adige. Nel
trattato conclusivo l’Italia s’impegnava, fra l’altro, a ripristinare l’uso
ufficiale del tedesco e del suo insegnamento e a concedere in quella regione l’esercizio
del potere legislativo ed esecutivo autonomo. Nell'interesse reciproco di
stabilire relazioni di buon vicinato tra entrambi i Paesi, le controversie restanti
furono superate col dialogo e poi definitivamente con l’ingresso dell’Austria
nell'Unione Europea. Non potrebbe/dovrebbe essere possibile anche tra la Russia
e l’Ucraina?
Sulla seconda domanda
bisogna ricordare che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica l’Ucraina
proclamò la propria indipendenza, ma si dichiarò al tempo stesso «Stato neutrale». L’attuale
presidente Volodymyr Zelens'kyj non ha mai negato di voler richiedere l’adesione piena all'Unione
Europea e alla NATO, e proprio in queste ultime settimane ha invocato più volte
l’intervento della NATO a sostegno dell’Ucraina contro l’invasore russo.
La Svizzera, dal 1815, ha modificato in diverse occasioni la
propria idea di Paese neutrale (adottando o non adottando sanzioni decise da
altri Stati nei confronti di questo o quel Paese belligerante), ma si è sempre
astenuta dal sostegno diretto (per esempio fornendo armi o concedendo il
passaggio di materiale bellico o truppe sul suo territorio) di un belligerante
contro un altro e non ha nemmeno mai aderito ad alcuna alleanza militare.
Non credo che si possa mettere in dubbio la legittimità di
uno Stato sovrano di chiedere la sua adesione a un’alleanza anche militare di
Stati, ma nel caso specifico la domanda concerne l’opportunità di farlo, per cui
ritengo legittima la domanda: se l’Ucraina si fosse astenuta da questa
pressante richiesta di adesione e di intervento della NATO, la Russia avrebbe ugualmente
invaso l’Ucraina? E avrebbe rischiato l’ostracismo dal mondo occidentale?
Sulla terza domanda
l’incertezza evidentemente non può essere superata, ma si può ben ritenere che
un Paese neutrale come per esempio la Svizzera ha molte più probabilità di uno
Stato schierato ad avere buone relazioni, non solo commerciali, con tutti i
Paesi vicini. Lo scontro, invece, come quello in corso, rischia invece di avere
conseguenze molto negative per generazioni.
Ma se non fare la guerra sarebbe convenuto a tutti, compresa
l’Unione Europea, perché non tentare almeno di terminarla subito,
immediatamente, e rimediare una pace in grado di garantire che nel futuro non
si commetteranno mai più gli stessi errori?
Giovanni Longu
Berna, 25.03.2022