22 marzo 2022

Guerra in Ucraina: pace subito!

Premetto che sono contro qualsiasi guerra e non credo che esista la guerra «giusta». Pertanto, nel caso specifico della guerra in Ucraina, non giustifico in alcun modo l’aggressione russa, ma non mi schiero nemmeno con coloro che sostengono che gli invasi debbano proseguire a oltranza la guerra contro gli invasori. Non condivido nemmeno il punto di vista di coloro che ritengono «giusto» inviare agli ucraini armi «letali» per difendersi meglio uccidendo più soldati russi. Sono, infine, per ragioni di civiltà prima ancora che cristiane, per il rispetto assoluto della vita, di qualunque vita umana, anche quella dei nemici, perché «la vita umana è sacra… e solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine» (Catechismo della chiesa cattolica). Diversamente si ritorna alla barbarie.


Ciò premesso, comprendo che sull'attuale guerra in Ucraina, il mondo occidentale si sia schierato nella stragrande maggioranza contro i russi perché invasori e a favore degli ucraini perché invasi; ma avrei preferito che la stragrande maggioranza si fosse pronunciata contro il proseguimento della guerra ad oltranza e a favore di un cessate il fuoco immediato e della pace. La guerra, infatti, fa solo vittime, sia ucraini che russi, e anche solo per questo motivo andrebbe fermata. Se la vita dei soldati e dei civili ucraini è sacra, quella dei soldati russi non è meno sacra. Ogni guerra è disumana.

Decisioni sciagurate e ingiuste

Purtroppo, però, le guerre continuano a mietere vittime, segno che l’umanità non le ha ancora estromesse dall'inventario delle soluzioni possibili per risolvere le controversie tra i popoli. Non solo, a seguito della guerra in Ucraina, molti Paesi occidentali in queste settimane hanno deciso di aumentare notevolmente le spese militari, ritenendole utili e necessarie. Trovo tali decisioni sciagurate e ingiuste. Dopo la tremenda pandemia, per altro non ancora definitivamente superata, tutti gli Stati avrebbero fatto bene a investire in salute, non in armi. Oltretutto si tratta di soldi pubblici, che andrebbero dunque spesi per il bene pubblico, non per minacce ipotetiche. Una tale distrazione di risorse potrebbe configurarsi come un furto ai danni del Popolo, che ha bisogno di pace, non di guerre.

Eppure, persino l’Italia, che per la sua Costituzione è contro la guerra «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», ha deciso di schierarsi e di inviare armi a sostegno di uno dei due belligeranti. E anche la Svizzera, nonostante la sua vantata neutralità, in questa guerra ha preferito schierarsi con una parte piuttosto che intervenire decisamente per risolvere pacificamente le controversie tra Russia e Ucraina. Se la posizione dell’Italia mi scandalizza, perché l’articolo 11 della Costituzione mi sembra chiaramente contro la guerra, la posizione della Svizzera mi sorprende, negativamente, per le ragioni seguenti.

Svizzera sorprendente, in negativo

Anzitutto vorrei ricordare che nel 2014, quando venne firmato il famoso Protocollo di Minsk (5 settembre 2014) tra Ucraina, Russia e le repubbliche secessioniste di Doneck e Lugansk sotto l’egida dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), alla presidenza dell’OSCE c’era la Svizzera (con il consigliere federale Didier Burkhalter come presidente) e nei negoziati la rappresentante dell’OSCE era l’ambasciatrice svizzera di origine italiana Heidi Tagliavini. Qualche giorno dopo la firma del Protocollo (che prevedeva fra l’altro l’impegno dell’Ucraina a garantire il decentramento e maggiori poteri alle regioni di Doneck e Lugansk), il presidente Burkhalter aveva dichiarato che il successo dell’accordo sarebbe dipeso soprattutto dal dialogo tra la Russia e l’Ucraina e la Svizzera era pronta «a facilitare e ospitare qualsiasi incontro tra Ucraina e Russia a livello presidenziale».

Non so se la Svizzera ha svolto bene il suo ruolo, ma di fatto gli accordi di Minsk non sono stati rispettati, nessuno li ha fatti rispettare e il mancato dialogo tra Russia e Ucraina è stato sostituito da una guerra fratricida che ha già provocato migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e devastazioni incalcolabili. Eppure, stando alle cronache e a certi discorsi presidenziali insensati, si vorrebbe proseguire nella guerra ad oltranza. Che oltraggio ai rispettivi popoli, che dalla guerra hanno solo da perdere.

Un'altra ragione è di carattere storico, anche se la storia in questo campo non insegna molto, sebbene quella svizzera sia emblematica perché dimostra che, quando la guerra non può essere prevenuta perché già in corso, dev'essere terminata il più in fretta possibile per limitare le conseguenze negative e concludere una pace «giusta», ossia sanzionatoria ma non vendicativa.

Gen. Guillaume-Henri Dufour (1787-1875)
Nel 1847, quando i Cantoni cattolici, desiderosi di una maggiore autonomia in seno alla vecchia Confederazione, ebbero la cattiva idea di conquistarsela con le armi. Costituirono una «Lega separata» (Sonderbund) e dichiararono guerra ai Cantoni protestanti ritenuti prepotenti. Questi, però, costituirono a loro volta un «esercito federale» che non impiegò molto tempo (25 giorni) né molte milizie, ma ben equipaggiate, per sconfiggere i «ribelli». Fortunatamente ci furono pochi morti (98 in entrambe le parti) e pochi danni, ma il rischio che in futuro potessero scoppiare altre guerre non era stato sconfitto.

Fu al momento della pace che la diplomazia e il buon senso (accoppiata sempre vincente) presero il sopravvento e meriterebbero ancora oggi una qualche attenzione. Il vero vincitore, il generale Guillaume-Henri Dufour, pretese infatti che le condizioni di pace fossero giuste ma al tempo stesso onorevoli per i vinti (i vincitori non dovevano infierire sui vinti, evitando sanzioni umilianti) ed egli stesso si fece promotore di una riconciliazione e di una nuova Costituzione federale, garante, per esempio, della sovranità di tutti i Cantoni del nuovo Stato federale. La Svizzera di oggi, si è dimenticata della sua nascita?

Attenti alla pace!

Poiché anche la guerra in Ucraina prima o poi finirà, bisognerà stare particolarmente attenti alle condizioni di pace, che dovranno essere giuste e moderate in modo da evitare altri rischi di guerre e garantire la coesistenza pacifica, il dialogo e la collaborazione tra le parti, evitando il più possibile interferenze esterne ingiustificate. L’esempio svizzero potrebbe anche insegnare che la migliore garanzia di una convivenza è l’autonomia più ampia possibile di tutti i popoli-nazione in uno Stato federale.

Da parte mia, auspico che si estenda il più possibile il fronte di chi ritiene anche l’attuale guerra non solo inutile, ma anche «ingiusta», sia da parte dell’aggressore che da parte dell’aggredito, perché non ritengo lecito utilizzare il popolo, in divisa o senza, come arma di attacco o di difesa in una guerra insensata perché esistono altri modi ben più efficaci per risolvere le controversie internazionali e i diritti dei popoli-nazione.

Per queste ragioni ritengo che soprattutto l’Italia, conformemente allo spirito dell’articolo 11 della Costituzione, e la Svizzera, conformemente alla sua storia di convivenza e di neutralità dovrebbero fare di più e subito per far cessare la guerra e garantire una pace giusta e duratura.

Giovanni Longu
Berna, 22.3.2022

Nessun commento:

Posta un commento