Premetto che sono contro qualsiasi guerra e non credo che esista la guerra «giusta». Pertanto, nel caso specifico della guerra in Ucraina, non giustifico in alcun modo l’aggressione russa, ma non mi schiero nemmeno con coloro che sostengono che gli invasi debbano proseguire a oltranza la guerra contro gli invasori. Non condivido nemmeno il punto di vista di coloro che ritengono «giusto» inviare agli ucraini armi «letali» per difendersi meglio uccidendo più soldati russi. Sono, infine, per ragioni di civiltà prima ancora che cristiane, per il rispetto assoluto della vita, di qualunque vita umana, anche quella dei nemici, perché «la vita umana è sacra… e solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine» (Catechismo della chiesa cattolica). Diversamente si ritorna alla barbarie.
Ciò premesso, comprendo che sull'attuale guerra in Ucraina, il mondo occidentale si sia schierato nella stragrande maggioranza contro i russi perché invasori e a favore degli ucraini perché invasi; ma avrei preferito che la stragrande maggioranza si fosse pronunciata contro il proseguimento della guerra ad oltranza e a favore di un cessate il fuoco immediato e della pace. La guerra, infatti, fa solo vittime, sia ucraini che russi, e anche solo per questo motivo andrebbe fermata. Se la vita dei soldati e dei civili ucraini è sacra, quella dei soldati russi non è meno sacra. Ogni guerra è disumana.
Decisioni sciagurate e ingiuste
Purtroppo, però, le guerre continuano a mietere vittime,
segno che l’umanità non le ha ancora estromesse dall'inventario delle soluzioni
possibili per risolvere le controversie tra i popoli. Non solo, a seguito della
guerra in Ucraina, molti Paesi occidentali in queste settimane hanno deciso di
aumentare notevolmente le spese militari, ritenendole utili e necessarie. Trovo
tali decisioni sciagurate e ingiuste. Dopo la tremenda pandemia, per altro non
ancora definitivamente superata, tutti gli Stati avrebbero fatto bene a
investire in salute, non in armi. Oltretutto si tratta di soldi pubblici, che
andrebbero dunque spesi per il bene pubblico, non per minacce ipotetiche. Una
tale distrazione di risorse potrebbe configurarsi come un furto ai danni del
Popolo, che ha bisogno di pace, non di guerre.
Eppure, persino l’Italia, che per la
sua Costituzione è contro la guerra «come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali», ha deciso di schierarsi e di inviare armi a
sostegno di uno dei due belligeranti. E anche la Svizzera,
nonostante la sua vantata neutralità, in questa guerra ha preferito schierarsi
con una parte piuttosto che intervenire decisamente per risolvere pacificamente
le controversie tra Russia e Ucraina. Se la posizione dell’Italia mi
scandalizza, perché l’articolo 11 della Costituzione mi sembra chiaramente
contro la guerra, la posizione della Svizzera mi sorprende, negativamente, per
le ragioni seguenti.
Svizzera sorprendente, in negativo
Anzitutto vorrei ricordare che nel 2014, quando venne
firmato il famoso Protocollo di Minsk (5 settembre 2014) tra Ucraina, Russia e
le repubbliche secessioniste di Doneck e Lugansk sotto l’egida dell’Organizzazione
per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), alla presidenza
dell’OSCE c’era la Svizzera (con il consigliere federale Didier
Burkhalter come presidente) e nei
negoziati la rappresentante dell’OSCE era l’ambasciatrice svizzera di origine
italiana Heidi Tagliavini. Qualche giorno
dopo la firma del Protocollo (che prevedeva fra l’altro l’impegno dell’Ucraina a
garantire il decentramento e maggiori poteri
alle regioni di Doneck e Lugansk), il presidente Burkhalter aveva dichiarato
che il successo dell’accordo sarebbe dipeso soprattutto dal dialogo tra la
Russia e l’Ucraina e la Svizzera era pronta «a facilitare e ospitare
qualsiasi incontro tra Ucraina e Russia a livello presidenziale».
Non so se la Svizzera ha svolto bene il suo ruolo, ma di
fatto gli accordi di Minsk non sono stati rispettati, nessuno li ha fatti
rispettare e il mancato dialogo tra Russia e Ucraina è stato sostituito da una
guerra fratricida che ha già provocato migliaia di morti e feriti, milioni di
profughi e devastazioni incalcolabili. Eppure, stando alle cronache e a certi
discorsi presidenziali insensati, si vorrebbe proseguire nella guerra ad
oltranza. Che oltraggio ai rispettivi popoli, che dalla guerra hanno solo da
perdere.
Un'altra ragione è di carattere storico, anche se la
storia in questo campo non insegna molto, sebbene quella svizzera sia emblematica
perché dimostra che, quando la guerra non può essere prevenuta perché già in
corso, dev'essere terminata il più in fretta possibile per limitare le
conseguenze negative e concludere una pace «giusta», ossia sanzionatoria ma non
vendicativa.
![]() |
Gen. Guillaume-Henri Dufour (1787-1875) |
Fu al momento della pace che la diplomazia e il buon senso
(accoppiata sempre vincente) presero il sopravvento e meriterebbero ancora oggi
una qualche attenzione. Il vero vincitore, il generale Guillaume-Henri Dufour,
pretese infatti che le condizioni di pace fossero
giuste ma al tempo stesso onorevoli per i vinti (i vincitori non dovevano
infierire sui vinti, evitando sanzioni umilianti) ed egli stesso si fece
promotore di una riconciliazione e di una nuova Costituzione federale, garante,
per esempio, della sovranità di tutti i Cantoni del nuovo Stato federale. La
Svizzera di oggi, si è dimenticata della sua nascita?
Attenti alla
pace!
Poiché anche la
guerra in Ucraina prima o poi finirà, bisognerà stare particolarmente attenti
alle condizioni di pace, che dovranno essere giuste e moderate in modo da
evitare altri rischi di guerre e garantire la coesistenza pacifica, il dialogo e
la collaborazione tra le parti, evitando il più possibile interferenze esterne
ingiustificate. L’esempio svizzero potrebbe anche insegnare che la migliore
garanzia di una convivenza è l’autonomia più ampia possibile di tutti i
popoli-nazione in uno Stato federale.
Da parte mia,
auspico che si estenda il più possibile il fronte di chi ritiene anche l’attuale
guerra non solo inutile, ma anche «ingiusta»,
sia da parte dell’aggressore che da parte dell’aggredito, perché non ritengo
lecito utilizzare il popolo, in divisa o senza, come arma di attacco o di
difesa in una guerra insensata perché esistono altri modi ben più efficaci per
risolvere le controversie internazionali e i diritti dei popoli-nazione.
Per queste ragioni
ritengo che soprattutto l’Italia, conformemente allo spirito dell’articolo 11
della Costituzione, e la Svizzera, conformemente alla sua storia di convivenza e
di neutralità dovrebbero fare di più e subito per far cessare la guerra e
garantire una pace giusta e duratura.
Giovanni Longu
Berna, 22.3.2022
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