Oggi 4 novembre si celebra in Italia il «Giorno dell’Unità
Nazionale». Per molti anni in questo giorno si è celebrata la Vittoria contro
gli Austriaci ottenuta col sacrificio di centinaia di migliaia di vite spezzate
durante la prima guerra mondiale. Oggi si vorrebbe onorare con sfilate e
fiumi di retorica «i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria»,
animati da «profondo sentimento di amor di Patria».
Non ho sentito o letto alcuna voce di dissenso. Non perché
gli oltre seicentomila morti non meritino rispetto e il nostro ricordo, ma perché le
loro vite potevano essere risparmiate. Non perché non si abbia diritto all’amor
di patria, ma perché quel sentimento non può essere estorto e strumentalizzato.
Non perché non si abbia il diritto e persino il dovere di difendere la Patria,
ma perché l’Italia nel maggio del 1915 non era sotto attacco, ma fu l’Italia, il
23 maggio 1915, a dichiarare guerra all'Austria-Ungheria.
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Papa Benedetto XV |
Non
ho sentito o letto alcuna dichiarazione che ammettesse l’«inutile strage»
(Benedetto XV) della prima guerra mondiale e che sottolineasse le nefaste
conseguenze economiche, sociali e politiche del dopoguerra per milioni di italiani.
Condivido, tuttavia, il richiamo di oggi a Trieste del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella: «La Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza, ripudia la
guerra come strumento di risoluzione delle controversie; privilegia la pace, la
collaborazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze».
E ancora: «Bisogna ribadire con forza tutti insieme che alla strada della
guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la
più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione
europea».
Giovanni Longu
Berna, 4 novembre 2018
Berna, 4 novembre 2018