04 novembre 2018

Dall’«inutile strage» alla «collaborazione internazionale»


Oggi 4 novembre si celebra in Italia il «Giorno dell’Unità Nazionale». Per molti anni in questo giorno si è celebrata la Vittoria contro gli Austriaci ottenuta col sacrificio di centinaia di migliaia di vite spezzate durante la prima guerra mondiale. Oggi si vorrebbe onorare con sfilate e fiumi di retorica «i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria», animati da «profondo sentimento di amor di Patria». 

Non ho sentito o letto alcuna voce di dissenso. Non perché gli oltre seicentomila morti non meritino rispetto e il nostro ricordo, ma perché le loro vite potevano essere risparmiate. Non perché non si abbia diritto all’amor di patria, ma perché quel sentimento non può essere estorto e strumentalizzato. Non perché non si abbia il diritto e persino il dovere di difendere la Patria, ma perché l’Italia nel maggio del 1915 non era sotto attacco, ma fu l’Italia, il 23 maggio 1915, a dichiarare guerra all'Austria-Ungheria.
Papa Benedetto XV
Non ho sentito o letto alcuna dichiarazione che ammettesse l’«inutile strage» (Benedetto XV) della prima guerra mondiale e che sottolineasse le nefaste conseguenze economiche, sociali e politiche del dopoguerra per milioni di italiani.
Condivido, tuttavia, il richiamo di oggi a Trieste del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza, ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie; privilegia la pace, la collaborazione internazionale, il rispetto dei diritti umani e delle minoranze». E ancora: «Bisogna ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea».
Giovanni Longu
Berna, 4 novembre 2018