27 settembre 2023

Russia-Ucraina: il modello svizzero per la pace (terza parte/fine)

Invocare il dialogo tra Putin e Zelensky, tra russi e ucraini (come hanno fatto molti leader la settimana scorsa all'Assemblea generale dell’ONU) non ha molto senso se manca in entrambe le parti la disponibilità ad ascoltare, a trattare e a fare compromessi, partendo dalla realtà e non da una situazione sperata. Tradizionalmente la pace interviene quando il conflitto è terminato, ma in questo caso il cessate il fuoco e l’avvio delle trattative potrebbero cominciare subito, nello stato in cui si trova ora l’Ucraina, con i due eserciti schierati nei territori contesi, alla sola condizione di essere disponibili anche a rinunce importanti una volta conclusa la pace. In questo processo la Svizzera potrebbe rappresentare un modello da tener presente.

La Svizzera è nata per crescere

Mosaico della cupola del Palazzo federale con al centro la croce svizzera e il motto
«UNUS PRO OMNIBUS /OMNES PRO UNO»  (uno per tutti, tutti per uno)
La storia della moderna Confederazione non è cominciata con l’atto di resa dei Cantoni che avevano perso la guerra del Sonderbund e con l’imposizione delle condizioni di pace che solitamente i vincitori impongono ai perdenti, ma con l’entrata in vigore (12 settembre 1848) della Costituzione federale, in cui «federale» stava ad indicare l’unione, la Lega dei 22 Cantoni di allora, uniti e decisi a raggiungere lo scopo comune «di rassodare la Lega dei Confederati, di mantenere ed accrescere l’Unità, la Forza e l’Onore della Nazione Svizzera» (Preambolo), senza tener conto di chi aveva vinto e di chi aveva perso la guerra.

Rievocando l’inizio della moderna Confederazione, alcuni studiosi ne parlano ancora come se si fosse trattato di un Sonderfall, un caso particolare, per l’eccezionalità di uno Stato federale e repubblicano circondato da monarchie centralizzate. In realtà a rendere speciale il nuovo Stato erano anche gli obiettivi che si prefiggeva, abbozzati nel Preambolo, e le modalità con cui raggiungerli: federalismo, sovranità popolare, rispetto delle lingue e delle culture delle minoranze, uguaglianza e pari dignità dei Cantoni, sussidiarietà e solidarietàuno per tutti - tutti per uno»), neutralità, rapporti di buon vicinato con i Paesi confinanti, ecc.

Il fatto che gran parte degli obiettivi siano stati raggiunti rende la Svizzera un esempio per la soluzione di problemi analoghi a quelli dei Cantoni della prima metà dell’Ottocento anche in altre parti del mondo. Benché i confronti siano da utilizzare con molta prudenza, si può pensare che se dalla proclamazione dell’indipendenza (1991) l’Ucraina avesse imitato la Svizzera per risolvere i suoi problemi interni di convivenza (rispetto e autonomia delle minoranze) e con la Russia, e questa avesse rinunciato al suo nazionalismo insensato, probabilmente la guerra non sarebbe scoppiata.

Modello svizzero esportabile

La storia svizzera dimostra infatti che, per superare situazioni conflittuali interne, il federalismo, il rispetto delle minoranze, le autonomie locali, la tolleranza, ecc. non solo non ostacolano la coesione nazionale, la solidarietà, l’amor patrio, ma stimolano la collaborazione, lo sviluppo, la prosperità comune, costituendo un efficace baluardo contro i rischi del nazionalismo, del separatismo e della disgregazione.

Guillaume Henri Dufour (1787/1875)
Nel conflitto russo-ucraino, totalmente ingiustificato, la Svizzera avrebbe potuto giocare un ruolo di mediatrice saggia ed esperta, facendo notare a Russia e Ucraina che già nel 2014-2015 avrebbero potuto risolvere pacificamente le controversie all'origine della guerra. Avrebbe potuto avvertire ciascuna delle parti che prolungando la guerra nella speranza di arrivare al tavolo delle trattative da vincitrice non avrebbe fatto altro che infliggere ulteriori sofferenze e danni irrimediabili anche al proprio popolo.

Trovo inspiegabile che la Svizzera abbia di fatto rinunciato a esercitare questo suo ruolo congenito di mediatrice, che abbia dimenticato l’esempio del vincitore della guerra del Sonderbund, Guillaume Henri Dufour (1787/1875), il quale sollecitò che ai vinti fossero risparmiate sanzioni umilianti e che fosse ripristinato fra tutti i Cantoni lo spirito della concordia e della coesione. Anche grazie a lui si giunse nel 1848 alla Costituzione federale.

La Svizzera potrebbe far capire alla Russia e all'Ucraina che la «nazionalità» è diversa dall'appartenenza a uno Stato e che si può essere russi-ucraini (ticinesi-svizzeri, ecc.) e che certi problemi sono risolvibili pacificamente. Quando i Ticinesi, negli anni ’20 e ‘30 del secolo scorso, si lamentavano di essere soverchiati dagli svizzeri tedeschi, la Confederazione non lasciò che a soddisfare le loro rivendicazioni fosse Mussolini (come alcuni chiedevano), ma vi provvide direttamente con riconoscimenti e finanziamenti adeguati.

La diplomazia svizzera potrebbe ricordare all'Ucraina che la coesione nazionale tra maggioranze e minoranze va costruita non con imposizioni e divieti, ma col rispetto, la tolleranza, gli incentivi e la collaborazione. Lo sviluppo della Svizzera non è stato certo pregiudicato dal fatto di essere federale, neutrale, multiconfessionale, plurilingue, multiculturale, caratteristiche che anzi hanno contribuito a migliorare la sua immagine e il benessere dei suoi abitanti. Peccato che la diplomazia svizzera non sia stata finora capace di proporre questa storia di successo come modello imitabile e vincente anche alla Russia a all'Ucraina, ma forse c’è ancora tempo per rimediare. (Fine)

Giovanni Longu
Berna 27.9.2023