07 aprile 2021

Immigrazione italiana 1970-1990: 42. Quarant'anni fa la svolta negata


Nella seconda metà degli anni Settanta, quando l’economia svizzera cominciava a riprendersi dopo la crisi del 1974-76 e i movimenti xenofobi sembravano indeboliti dalle sconfitte del 1970, 1974 e 1977, un movimento cattolico (a cui si aggiunsero presto altri gruppi eterogenei d’impegno sociale, politico, sindacale ed ecclesiale) decise di lanciare un’iniziativa popolare che già dal nome - «Essere solidali», in tedesco: Mitenand - desse l’idea del cambiamento che intendeva introdurre nella politica federale in favore degli stranieri. Quarant’anni fa (5.4.1981), però, la svolta fu bloccata da un severo voto popolare.

Perché l’iniziativa «Mitenand»?

All’origine dell’iniziativa popolare Mitenand nel 1977 c’era sicuramente la speranza di alcuni gruppi sociali minori di superare con una nuova politica immigratoria il disagio sociale ch’era stato provocato dalla massiccia presenza straniera, dalla paura ch’essa aveva generato specialmente nella classi sociali medio-basse, dalla malefica pressione politica e sociale esercitata dai movimenti xenofobi e dalla diffusa sensazione d’inefficacia della politica immigratoria federale.

Nei sostenitori della nuova iniziativa c’era forse anche una illusoria interpretazione dei dati sulla partecipazione alle votazioni riguardanti le iniziative xenofobe (74%, 70,3%, 45,2%), come se indicassero un crescente disinteresse alle discussioni sugli stranieri e un forte desiderio di convivenza pacifica. Di fatto, dopo tante iniziative antistranieri, tutte fortunatamente respinte, con la nuova iniziativa e il necessario consenso popolare gli autori della Mitenand speravano che si potesse avviare davvero una nuova politica più rispettosa della dignità e dei diritti degli stranieri e una convivenza più serena.

Spinti da grande ottimismo, ma da scarso realismo, essi immaginarono come cardini della nuova politica l’abolizione dello statuto dello stagionale, il diritto al rinnovo del permesso di dimora, il ricongiungimento con le famiglie, la libera scelta del posto di lavoro e altro ancora.

Votazione e delusione

Il popolo svizzero ritenne tali proposte evidentemente eccessive, tanto più che contrastavano con la nuova politica del Consiglio federale che stava dando i suoi frutti (riduzione dei nuovi immigrati, stabilizzazione dei residenti, agevolazioni nella trasformazione dei permessi da stagionale a annuale, maggiore rispetto dei diritti fondamentali degli stranieri, ecc.) e soprattutto con un disegno di legge sugli stranieri che intendeva migliorarne lo statuto giuridico e facilitarne l’integrazione.

Berna, grande manifestazione a favore dell’iniziativa Mitenand (1978)
Il Consiglio federale aveva espresso chiaramente il suo parere contrario sui singoli punti dell’iniziativa e il popolo dei votanti (meno del 40% del corpo elettorale) lo seguì. La bocciatura dell’iniziativa (contrari tutti i Cantoni e circa l’84% dei votanti!) fu clamorosa. Le richieste della Mitenand erano apparse pericolose e inaccettabili. Anche solo l’abolizione dello statuto stagionale avrebbe messo in pericolo interi comparti dell’economia e compromesso la politica di stabilizzazione dei residenti. Al contrario, i risultati vantati dal governo erano effettivi e misurabili e le promesse (da attuare con la legge) apparivano credibili.

La delusione dei sostenitori dell’iniziativa Mitenand fu cocente, ma sarebbe stata ancora maggiore l’anno seguente (6.6.1982), quando una votazione referendaria respinse col 50,4% di voti anche la nuova legge sugli stranieri già approvata in Parlamento (19.06.1981) che, se approvata, avrebbe sicuramente contribuito a migliorare la situazione generale degli stranieri e la convivenza con gli svizzeri.

Breve riflessione

Il fatto che la nuova legge sia stata bocciata per una manciata di voti (9864) rese ancor più amaro il risultato, inaspettato ma spiegabile. Il referendum, voluto dalle destre, era dato perdente dagli ambienti politici e sindacali, che pertanto s’impegnarono poco per contrastarlo. Addirittura frange delle sinistre e dei sindacati (sostenute da alcune organizzazioni di sinistra degli immigrati) non esitarono a criticare la legge per gli scarsi benefici che sembrava apportare agli stranieri e soprattutto perché manteneva lo statuto dello stagionale, contribuendo, sia pure involontariamente, all’esito deludente.

Ripensando a distanza di quarant’anni a quella doppia bocciatura ci si può chiedere se, in politica, alla parte più debole, quando i rapporti di forza sono squilibrati, sia più utile la politica dei piccoli passi o rischiare di perdere anche conquiste minori ma significative insistendo su richieste realisticamente insostenibili.

Giovanni Longu
Berna, 14.4.2021