21 aprile 2010

La Svizzera e l’Italia attraverso il Ticino


Il Ticino è l’anello di congiunzione privilegiato tra l’Italia e la Svizzera. Senza il Ticino, probabilmente, la storia delle relazioni italo-svizzere avrebbe avuto andamento e intensità diversi. Com’è noto, i rapporti tra il Ticino e l’Italia non si sono sviluppati sempre come potrebbe far credere non tanto l’immediata vicinanza geografica tra le due regioni quanto i caratteri comuni che rendono il Ticino il Cantone «italiano» della Svizzera, il baluardo della lingua italiana nella Confederazione, il principale sostenitore dell’italianità, il «ponte» tra l’Italia e la Svizzera su cui transitano non solo merci e persone, ma anche idee, arte, cultura.


A sottolineare alcune di queste caratteristiche del Ticino ci ha pensato sabato scorso a Lugano il Consigliere federale Didier Burkhalter nella sua allocuzione in occasione del Dies Accademicus dell’Università della Svizzera Italiana (USI), l’unica università di lingua italiana al di fuori dell’Italia. Un’occasione ghiotta, per il giovane Consigliere federale, per sottolineare quanto gli stiano a cuore le caratteristiche del Ticino, l’internazionalità della scienza e della ricerca, ma anche la necessità di «avvicinare Berna al Sud della Svizzera». Ma a Sud della Svizzera c’è l’Italia, che il ministro della cultura svizzero vede come un partner importante con cui dialogare e collaborare, proprio sull’esempio dell’USI, che con la Lombardia e l’Università degli Studi di Milano dialoga e collabora intensamente.
La collaborazione italo-svizzera
Il Ministro svizzero della cultura ha accennato a più riprese ai rapporti italo svizzeri. Dapprima quando annuncia che è stato invitato a Roma alla prossima inaugurazione del MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, uno dei più grandi musei d’Europa dedicato alla creatività contemporanea e all’innovazione nel campo delle arti e dell’architettura. «La Svizzera parteciperà a questa cerimonia grazie alla vostra Università. Con la sua Accademia di Architettura e il suo Archivio del Moderno, essa ha contribuito all’allestimento di una delle tre esposizioni inaugurali di questa importante istituzione culturale italiana. Si tratta della mostra intitolata «Luigi Moretti architetto. Dal Razionalismo all’Informale». Grazie al vostro contributo, la Svizzera sarà l’unico Paese straniero presente all’inaugurazione del MAXXI».
Il secondo riferimento all’Italia riguarda la collaborazione italo-svizzera nel campo della ricerca, quando il Ministro Burkhalter ha annunciato che probabilmente si terrà in Ticino «il primo degli incontri ministeriali che abbiamo deciso di istituire con i responsabili italiani dell’istruzione superiore e della ricerca».
A questo proposito è bene ricordare che la Svizzera e l’Italia hanno già firmato nel 2003 un importante accordo di cooperazione scientifica e tecnologica. Esso prevede all’articolo 6 una Commissione Mista «che avrà il compito di redigere Programmi pluriennali e di stabilire i settori prioritari e le modalità pratiche della cooperazione scientifica e tecnologica». Purtroppo questa Commissione, composta di rappresentanti ministeriali e di esperti, non è stata ancora costituita, ma dal suo intervento al Dies Academicus dell’USI, l’omologo della Ministra italiana Gelmini, ha fatto capire che è venuta l’ora di mettere in piedi questa Commissione e dare avvio a un’effettiva collaborazione scientifica e tecnologica.
La Svizzera…
Ben sapendo che le classifiche internazionali hanno i loro limiti e possono rimescolare le posizioni di anno in anno, Didier Burkhalter ne ha ricordate alcune. «La classifica internazionale delle università del Times Higher Education colloca 4 università svizzere tra le 100 migliori al mondo. In Europa, solo la Gran Bretagna fa meglio e la Svizzera compete alla pari soltanto con la Germania e i Paesi Bassi». In un’altra classifica, «la Svizzera figura tra i Paesi più innovatori del pianeta, in seconda posizione dietro gli Stati Uniti, se si dà credito alla classifica annuale del World Economic Forum. Stando all'OCSE, la Svizzera è anche tra i leader mondiali per numero di brevetti depositati per abitante e si colloca al primo posto al mondo per il numero di pubblicazioni scientifiche per abitante».
Non c’è che dire. Eppure, Didier Burkhalter mette in guardia a non considerare le posizioni conquistate come acquisite per sempre. Tutto può cambiare in pochi anni. La concorrenza internazionale, prima riservata a pochi Paesi occidentali, ora è divenuta globale e Paesi un tempo esclusi dalla competizione sono divenuti nel frattempo «competitori agguerriti». Per questo, ha affermato il Ministro svizzero, «il nostro Paese, piccolo, flessibile e dinamico, deve progredire senza sosta per restare tra i top ten più innovativi e più performanti al mondo». E ricordando come anche in questi casi ben si addice il detto secondo cui «la miglior difesa é l'attacco» ha aggiunto che «dobbiamo dunque prendere iniziative, essere creativi, mantenere il nostro dinamismo e la nostra flessibilità».
In questo quadro, si capisce bene come la Svizzera intenda aprirsi sempre più alla collaborazione internazionale, aprire le proprie università ai migliori ricercatori del mondo, partecipare ai maggiori programmi di ricerca europei, rafforzare anche la collaborazione con l’Italia. Vi ha accennato il Ministro quando ha ricordato i valori che figurano nello slogan dell’USI («la Svizzera dovrà essere interdisciplinare, internazionale e innovativa») e quanto a ripetuto a più riprese che la parola chiave nella ricerca svizzera dev’essere l’eccellenza.
… e l’Italia?
Credo che sia anche nell’interesse dell’Italia avviare quanto prima questa collaborazione con la Svizzera, perché sicuramente ne avrebbe da guadagnare. Basterebbe chiedersi come si posiziona oggi l’Italia nelle classifiche internazionali ricordate in precedenza. Purtroppo, occorre dirlo, non fa una bella figura. Oggi la migliore università italiana, l’Università di Bologna, si colloca nella classifica del Times Higher Education solo al 174° posto tra le top 200, davanti all’Università di Roma La Sapienza, che occupa il 205° posto.
Secondo un’altra tra le più accreditate classifiche internazionali, stilata dalla Shanghai Jiao Tong University, solo 5 università italiane si collocano tra il 102° e il 202° posto (Università Statale di Milano, Università di Pisa, Università di Roma La Sapienza, Università di Padova, Università di Torino), 9 atenei tra il 203° al 402° posto, 6 tra il 403 al 510° posto. Tutte le altre università non figurano nemmeno nella classifica.
Sarebbe interessante fare un’analisi della situazione italiana, ma credo che sarebbe inutile perché non farebbe che ripetere valutazioni già note. Mi sia concesso tuttavia di aggiungere un elemento su cui ha insistito molto il Consigliere federale Didier Burkhalter nella sua allocuzione per il Dies Academicus dell’USI: per riuscire bisogna dare fiducia ai giovani, perché sono loro il futuro del Paese. Purtroppo della gioventù, ricordava il Ministro svizzero, si parla spesso solo in termini negativi, mentre se ne parla troppo poco in senso positivo, pur rappresentando «una forza d'innovazione e di progettualità straordinaria se solo si dimostra loro fiducia», «una gioventù brillante, intraprendente e positiva su cui la Svizzera ha la fortuna di poter contare». E su cui anche l’Italia deve poter contare.
Giovanni Longu
Berna, 21.4.2010 (L'ECO)