L’agglomerazione di Friburgo è piccola (con poco più di
82.000 abitanti, di cui 38.500 residenti a Friburgo, nel 2017), ma di notevole
interesse storico e culturale, anche nell’ambito della ricerca sulle tracce
dell’italianità in Svizzera. Per rendersene conto basta ripercorrere, sia pure
a grandi linee, la storia politica, economica e culturale della città, situata
tra Berna e Losanna, ossia lungo il confine linguistico (rappresentato
simbolicamente dal fiume Sarina) che tradizionalmente divide la Romandia
dalla Svizzera tedesca, ma anche al centro di importanti vie di transito tra
Berna, Vaud, la Savoia, Ginevra e la Francia. Questa collocazione geografica e
la condizione di ponte tra popoli, economie, lingue e culture diverse hanno
avuto un’importanza determinante nello sviluppo della città.
L’ascesa di Friburgo
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Centro storico di Friburgo visto dalla parte bassa della città. |
Prima della Riforma, Friburgo era già un’importante città
della Svizzera occidentale, sebbene avesse solo poche migliaia di abitanti (circa
6000 nel 1450). Era stata fondata nel 1157 da Berchtold IV di Zähringen,
padre di Berchtold V che nel 1191 fonderà Berna. Allora i Zähringen
dominavano gran parte della Svizzera centrale, compresa la regione Aar-Sarina.
Le due città, inizialmente simili, ebbero sviluppi differenti
a causa della diversa appartenenza dei territori su cui sorsero: Friburgo su un
territorio appartenente ai Zähring
en, mentre Berna su un territorio dipendente
dal Sacro Romano Impero (sorto dopo la dissoluzione dell’impero carolingio e
che allora comprendeva gran parte dell’Europa centro-occidentale). Quando nel
1218 Berchtold V morì senza lasciare eredi, Berna rimase nell’Impero e divenne
città «imperiale», con molti privilegi, mentre Friburgo passò dapprima in
eredità ai conti di Kyburg e poi fu acquistata dagli Asburgo (1277) e dai
Savoia (1452), con i quali ebbe molti contrasti.
Ciononostante, in poco più di un secolo, approfittando dapprima
del sostegno dei Zähringen e poi della debolezza dei loro successori, Friburgo
riuscì a svilupparsi notevolmente, come lasciano intendere alcuni grandiosi
edifici religiosi della seconda metà del XIII secolo quali l’abbazia della
Maigrauge, il convento e la Chiesa dei Cordoliers, ossia dei Frati
minori o francescani conventuali, la chiesa di Sant’Agostino e il
convento degli agostiniani. Alla stessa epoca risale pure l’avvio della
magnifica cattedrale gotica di San Nicola, costruita tra
il 1283 e il 1490. Tutte opere, fra l’altro, che conservano al proprio
interno decorazioni, affreschi, arredi e vetrate di grande valore artistico.
«Le chiese e i conventi erano l'espressione più visibile della ricchezza della
città» (Dizionario Storico della Svizzera).
Origine della ricchezza di Friburgo
In quel periodo Friburgo ha potuto dotarsi di costruzioni di
grande consistenza e bellezza, non solo religiose ma anche civili, di numerosi
ponti per l’attraversamento della Sarina e di una cinta muraria
impressionante, perché evidentemente disponeva di molto denaro.
Campanile della cattedrale, simbolo di Friburgo |
Friburgo era allora una città ricca, che traeva le proprie
risorse finanziarie non tanto dalle rendite fondiarie (agricoltura e
allevamento) quanto soprattutto dall’artigianato e dal commercio. Persino
l’allevamento, prevalentemente ovino, era orientato soprattutto alla produzione
di pelli e di tessuti di lana, in cui numerosi artigiani riuniti in
corporazioni si erano specializzati. Non va tuttavia dimenticato che molto
denaro proveniva anche dal servizio mercenario. Se infatti la città di Friburgo
era ricca, le campagne attorno erano povere e per far sopravvivere le famiglie
generalmente numerose era inevitabile l’emigrazione dei figli maschi come
soldati mercenari. Il servizio mercenario, svolto pure in Italia, garantiva la
sopravvivenza delle famiglie interessate, ma anche molta ricchezza a chi (appartenenti
a poche famiglie nobili) riusciva ad arruolare e formare i contingenti.
L’intraprendenza e l’operosità di Friburgo iniziò a venir
meno verso la metà del XVI secolo, quando l’artigianato cominciò a perdere
vigore, l’allevamento ovino cedette la supremazia a quello bovino (per valorizzare
il latte e il formaggio) a scapito della disponibilità del pellame e della lana
e il sistema produttivo dominato dalle corporazioni medievali non seppe
adeguarsi alle esigenze della produzione moderna. Per questo anche a Friburgo il
servizio mercenario, rilevante soprattutto nei Cantoni cattolici, durò più a
lungo che nei Cantoni protestanti.
Alleanza tra Friburgo e Berna
Come accennato all’inizio, Friburgo ha potuto svilupparsi,
almeno fino al XVI secolo, anche perché ha saputo sfruttare la sua posizione
geografica e in particolare la solida alleanza con Berna, a parte un tentativo
mal riuscito (guerra di Laupen, 1338-1340) di Friburgo di opporsi all’espansionismo
territoriale di Berna a suo danno.
Fu proprio grazie a questa alleanza che Friburgo riuscì a
respingere i tentativi espansionistici dei duchi di Savoia e dei duchi di
Borgogna e ad assicurarsi la piena indipendenza, sia pure sotto la protezione
di Berna. Da tempo il duca di Borgogna Carlo il Temerario, alleato dei
Savoia che occupavano parte del Paese di Vaud e del territorio di Friburgo,
cercava di estendere il proprio dominio a scapito soprattutto di Friburgo e di
Berna. Combattendo insieme, queste città non solo sconfissero i nemici
(battaglia di Morat del 22 giugno 1476), ma riuscirono la prima a rendersi
indipendente dai Savoia e la seconda a
impadronirsi del Paese di Vaud, ricacciando i Savoia al di là del lago Lemano.
Insieme si spartirono inoltre un ricco bottino di guerra e ottennero il dominio
comune di Morat, Echallens, Grandson e Orbe.
Due anni dopo, nel 1478, Friburgo divenne anche «città
libera» dell’Impero e nel 1481 entrò a far parte della Confederazione come
«città e repubblica di Friburgo». La città rimase tuttavia ancora per secoli piccola
per numero di abitanti (nel 1850 contava ancora meno di 10.000 abitanti) a capo
di un Cantone relativamente povero, anche se riacquistò un po’ più d’importanza
nel periodo della Riforma, grazie all’alleanza con gli altri Cantoni cattolici.
Primi rapporti con l’Italia
Friburgo ebbe importanti contatti con l’Italia fin dal
Medioevo. La religione cattolica era un grande veicolo di contatti e
d’informazioni. Cistercensi, francescani, benedettini, agostiniani, vescovi e
canonici di San Nicola avevano rapporti con Roma e con altre città italiane. Le
relazioni con l’Italia non erano tuttavia solo religiose, ma anche commerciali.
Grazie alla sua posizione geografica, Friburgo aveva un
facile accesso alle grandi fiere mercantili svizzere, specialmente quelle di
Ginevra, ma anche ai mercati esteri della Savoia, della Francia, dell’Italia
(Piemonte, Lombardia, Veneto) e persino del Levante, dove i tessuti friburghesi
giungevano tramite mercanti veneziani e marsigliesi.
Fino alla metà del XVI secolo, i rapporti commerciali con
l’Italia rimasero intensi, anche perché, in quel tempo, i commercianti e i
banchieri italiani (veneziani, pisani, fiorentini, piemontesi, lombardi) erano
molto attivi nella Svizzera occidentale (soprattutto a Ginevra) e anche a
Friburgo dal XIV secolo operavano «mercatanti e monetieri lombardi». Il
«Florenus», ossia il «fiorino», la moneta aurea fiorentina, circolava nella
Savoia, nella Svizzera e anche a Friburgo. Nomi come Asinari, Medici, Saliceto,
Toma erano molto noti in città.
Friburgo durante la Riforma cattolica
Durante la Riforma cattolica, Friburgo ha avuto il pieno
sostegno non solo degli altri Cantoni cattolici, ma anche della Chiesa di Roma
e in particolare del cardinale di Milano Carlo Borromeo. Egli sosteneva
la necessità di migliorare la formazione del clero, ma anche delle classi
dirigenti laiche. Già a Lucerna aveva sollecitato l’apertura di un collegio Pietro Canisio, fu aperto il collegio
Saint-Michel.
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Friburgo, collegio dei gesuiti St. Michel, di cui fu primo direttore san Pietro Canisio. |
Solo nel 1889 fu possibile creare una università con lo
scopo di servire anche ad altri cattolici della Svizzera, compresi i ticinesi.
E fu grazie a questi che l’università di Friburgo divenne anche un importante centro
d’italianità in un ambiente prevalentemente svizzero-tedesco. Da allora infatti
un numero crescente di studenti italofoni si è formato nella città sulla Sarina
e tra i professori alcuni hanno dato contributi di eccellenza, come, a titolo
di esempio, Giulio Bertoni, Angelo Monteverdi, Bruno Migliorini, Gianfranco
Contini, Paolo Arcari, Giovanni Pozzi, Alessandro Martini, ecc.
Emigrati italiani dall’Ottocento a oggi
Il Cantone di Friburgo, nonostante venga considerato
solitamente «finanziariamente debole» perché povero di grandi imprese
industriali e commerciali, ha una percentuale di stranieri relativamente alta:
31,8% (più di quella di Berna: 23,0%). E’ probabile che a richiamare gli
stranieri a Friburgo incidano, oltre alle possibilità di lavoro, anche il
sistema di accoglienza e la capacità integrativa. Fra l’altro, dal 2004 i
residenti stranieri, domiciliati nel Cantone da almeno cinque anni, hanno
diritto di voto in materia comunale.
Per quanto riguarda in particolare gli italiani, fino alla
metà del secolo scorso nel Cantone di Friburgo risiedevano stabilmente, in
media, poco più di 1600 persone. In corrispondenza con la grande ondata
immigratoria del dopoguerra, dal 1950 al 1960 fu registrata una notevole
crescita, passando da 1625 a 2584 persone. Ma è nel decennio successivo 1960-70
che si è avuto il massimo incremento, da 2584 a 7289 persone. Difficile dire
nel dettaglio quali attività svolgessero, ma con tutta probabilità la maggioranza
dei lavoratori era concentrata nell’edilizia e in alcune industrie, con una
minoranza crescente impiegata nel terziario. Oggi gli italiani sono presenti
praticamente in tutte le attività economiche ai vari livelli.
L’ondata immigratoria dall’Italia verso la Svizzera è andata
riducendosi d’intensità fin dai primi anni Settanta. Anche Friburgo ha registrato
un costante calo del numero d’italiani fino al 2006 (3522 persone), dopodiché si osserva, a causa delle difficoltà
occupazionali in Italia soprattutto dei giovani, un’inversione di tendenza che
attesta al 30 aprile 2018 la presenza di 4802 italiani nel Cantone di Friburgo,
con la concentrazione maggiore nell’agglomerazione (1934 italiani) e nella
città di Friburgo (1097). Si tratta di una comunità abbastanza coesa e attiva,
soprattutto attraverso alcune associazioni sportive, culturali e di sostegno.
Giovanni Longu
Berna, 23 maggio 2018
Berna, 23 maggio 2018