La pace confessionale
fu raggiunta in Svizzera faticosamente dopo guerre, «paci nazionali», (volte
più alla conservazione delle divisioni che alla ricomposizione dell’unità), influenze
esterne (occupazione francese del 1798, immigrazioni
dell’Ottocento e Novecento), superamento di pregiudizi, evoluzione dei principi
democratici e delle libertà individuali e collettive fondamentali. In questo
lungo processo i Gesuiti hanno fornito un importante contributo non solo
alla Riforma cattolica, ma anche all’elevazione culturale e sociale delle
popolazioni soprattutto dei Cantoni cattolici e alla creazione delle premesse necessarie
per una pace confessionale durevole.
Ignazio di Loyola
Il papa Paolo III approva l’ordine dei Gesuiti, fondato da Ignazio di Loyola (1540) |
Per comprendere la
portata dell’azione dei Gesuiti in Svizzera nel contesto del tema «Riforma e
Controriforma» mi sembra utile ricordare che il Loyola fu contemporaneo dei
grandi Riformatori. Nel prestigioso collegio di Montaigu, dove studiava
teologia per diventare sacerdote (1528-1535), aveva studiato una trentina di
anni prima Erasmo da Rotterdam e ora (1532-33) anche Giovanni
Calvino. Fu certamente a
Parigi che Ignazio di Loyola cominciò a conoscere da vicino il movimento della
Riforma ed è probabile che fin
da allora abbia maturato l’idea di combatterlo, ma non frontalmente, come
molti hanno sostenuto. Era infatti convinto che la riforma della Chiesa dovesse
avvenire restando nella Chiesa e non contestandola dall’esterno.
Questo atteggiamento, condiviso da altri sei compagni di studio, lo indussero a fondare con loro un nuovo ordine religioso (1534), nuovo e diverso rispetto a quelli esistenti, perché senza i vincoli della vita monastica dentro severi monasteri, ma interamente dedito all’apostolato e alla difesa della fede vivendo in comunità (case) non monastiche.
Questo atteggiamento, condiviso da altri sei compagni di studio, lo indussero a fondare con loro un nuovo ordine religioso (1534), nuovo e diverso rispetto a quelli esistenti, perché senza i vincoli della vita monastica dentro severi monasteri, ma interamente dedito all’apostolato e alla difesa della fede vivendo in comunità (case) non monastiche.
Dopo l’approvazione
del papa Paolo III (1540), l’Ordine
dei Gesuiti ebbe una rapida diffusione e si distinse presto come il campione
dell’ortodossia cattolica e del papato, tanto che i vari papi del Concilio di
Trento si avvalsero della competenza e dell’assoluta fedeltà di alcuni Gesuiti durante
i lavori del Concilio.
I Gesuiti in Svizzera
In Svizzera i Gesuiti vennero
non di loro iniziativa, ma dietro insistenza dei Cantoni cattolici e le
sollecitazioni di alcuni vescovi, in particolare dell’influente vescovo di
Milano Carlo Borromeo, che mirava
alla creazione di una scuola superiore a Lucerna, il Cantone che doveva restare
un baluardo sicuro del cattolicesimo di fronte al tentativo di estendere la
Riforma protestante nel resto della Svizzera.
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Chiesa e antico collegio dei Gesuiti a Lucerna, il primo sorto in Svizzera. |
L’importanza di queste
scuole è stata enorme sia per le migliaia di allievi che le frequentarono e sia per
l’alta qualità della formazione, paragonabile in alcuni casi a quella
universitaria. Si trattava inoltre delle uniche scuole medie e superiori di cui
disponevano i Cantoni cattolici, utili non solo al popolo che poteva così
accedere al sapere universale, ma anche alle classi dirigenti civili e
militari.
L’attività dei Gesuiti
nel mondo e anche nella Chiesa non era tuttavia ben vista da tutti. Per ragioni
essenzialmente politiche l’Ordine fu dapprima soppresso dal papa Clemente
XIV (1773) e poi ricostituito da
Pio VII (1814), ma in
Svizzera continuò ad avere molti nemici che riuscirono a far inserire nella Costituzione
federale del 1848 (art. 58) e in quella del 1874 (art. 51) addirittura l’interdizione
di ogni attività dei Gesuiti in Svizzera (cfr. anche: http://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2016/03/capire-la-svizzera-19-verso-la-parita.html). L’articolo fu abrogato solo nel 1973
in votazione popolare. La pace confessionale divenne definitiva, aprendo la
strada al dialogo e alla collaborazione interconfessionale. (Segue).
Giovanni Longu
Berna, 25.07.2018
Berna, 25.07.2018