13 settembre 2023

Russia-Ucraina: il modello svizzero per la pace (prima parte)

Dopo quasi 19 mesi di guerra tra Russia e Ucraina e il fallimento di tutti i tentativi di mediazione, il pessimismo su un prossimo avvio di trattative di pace aumenta, pur restando possibile, anzi doverosa (cfr. articoli precedenti). Basterebbe che invece di produrre armi a favore dell’una o dell’altra parte, l’Europa e l’ONU investissero maggiori energie per cercare di appianare le divergenze tra i due belligeranti. In questa situazione mi colpisce in particolare l’inerzia della Svizzera, nonostante la lunga tradizione dei suoi buoni uffici e, soprattutto, l’esperienza storica di convivenza pacifica e fruttuosa di etnie, culture, lingue, tradizioni, confessioni religiose diverse. Eppure l’esempio svizzero potrebbe essere un modello vincente anche nell'attuale conflitto russo-ucraino. Merita ricordarlo.

Situazione iniziale difficile anche per la Confederazione

Svizzera, modello per la pace in Ucraina?
non schiacciata"

Poiché nella storia, nonostante i corsi e ricorsi storici teorizzati dal filosofo napoletano Giambattista Vico (vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento), le situazioni sono sempre diverse e quelle che caratterizzano il dissidio tra Russia e Ucraina non fanno eccezione, potrebbe apparire azzardato proporre per la sua soluzione un metodo collaudato e riuscito altrove e in altri tempi. All'obiezione si potrebbe tuttavia rispondere che qui non si tratta di cercare analogie sui fatti, ma di esaminare se il metodo svizzero di far convivere le differenze è adottabile anche nel contesto russo-ucraino.

Chi conosce anche solo sommariamente la storia svizzera sa benissimo che la Confederazione moderna è nata (nel 1848) sostanzialmente per un atto di volontà comune degli svizzeri e degli Stati europei circostanti e non a seguito di conquiste territoriali o smembramenti e neppure per uno sviluppo naturale di sentimenti nazionalistici dei suoi abitanti come razza, lingua, religione, cultura, vincoli territoriali, economici, politici, sociali o altro.

La Svizzera ha potuto sopravvivere a grandi difficoltà (prima e seconda guerra mondiale, dissidi interni, ecc.) perché ha saputo mantenere salda e irremovibile la volontà dei suoi abitanti di stare insieme, respingendo ogni volta i forti richiami nazionalistici della Francia, della Germania e dell’Italia. Già quando si stava per costituire nel Nord Italia la Repubblica Cisalpina (1797) e i ticinesi furono invitati ad aderirvi («Popoli dei Baliaggi! Noi siamo liberi, e siamo italiani, una sola famiglia. Volgete lo sguardo alle fertili pianure Cisalpine dove portate le arti, e l’industria vostra, e donde traete il vostro sostentamento. Rammentatevi che dalla Cisalpina avete il pane, e dall’Elvezia non vi potete aspettare che dei sassi»), essi rifiutarono preferendo restare «liberi e svizzeri».

Quella volontà fu cementata nel 1848 con una Costituzione federale, entrata in vigore il 12 settembre 1848, che stabiliva i principi fondamentali della Confederazione Svizzera e regolava i rapporti tra i Cantoni e di questi con la Confederazione (federalismo). Soffermarsi su alcuni principi fondamentali mi sembra importante non solo per capire la solidità e la prosperità dello Stato svizzero, ma anche per comprendere come l’architettura dello Stato, se è solida, e la fedeltà ai principi riescono a superare grandi ostacoli.

La sovranità popolare

12.09.1848: entrata in vigore della Costituzione federale (litografia di C. Studer)
E’ interessante, anzitutto, osservare l’inizio delle «Disposizioni generali», ossia l’articolo primo della Costituzione, nel quale si afferma che «le popolazioni [il grassetto è mio] )dei ventidue Cantoni sovrani, riunite in forza della presente Lega, cioè: Zurigo, Berna […] costituiscono nel loro insieme la Confederazione Svizzera» (art. 1). In esso viene evocato implicitamente (lo sarà esplicitamente nella revisione costituzionale del 1874) il principio della sovranità popolare quale fondamento costitutivo della moderna Confederazione e della prima democrazia in Europa (anche se le donne erano ancora escluse dalla vita politica svizzera).

Poiché anche i Cantoni hanno nella sovranità popolare (cantonale) il loro fondamento, sono considerati anch'essi «sovrani» (art. 3), tant'è che nell'attuale Costituzione federale (1999) Popolo svizzero e Cantoni sono indicati separatamente: «Il Popolo svizzero e i Cantoni di Zurigo, Berna […] costituiscono la Confederazione Svizzera» (art. 1).

Non c’è dubbio tuttavia che la sovranità popolare è alla base della democrazia che la prima Costituzione federale ha inteso introdurre nella politica svizzera. Ne danno prova in particolare alcuni articoli, quando si afferma, per esempio, che «tutti gli svizzeri sono uguali innanzi alla legge» e «nella Svizzera non vi ha sudditanza di sorta, non privilegio di luogo, di nascita, di famiglia o di persona» (art. 4), sono garantiti «la libertà, i diritti del popolo e i diritti costituzionali dei cittadini» (art. 5), «il libero esercizio di culto delle Confessioni cristiane riconosciute» (art.44), «la libertà di stampa» (art. 45), «il diritto di formare associazioni» (art. 46), ecc. (Segue)

Giovanni Longu
Berna, 13.9.2023