20 giugno 2018

Riforma e Controriforma in Svizzera: 3. Conseguenze politiche


La rapida diffusione iniziale della Riforma trovò un insuperabile ostacolo nell’opposizione dei Cantoni cattolici, quelli cioè che per tradizione e interessi vari si dichiararono fedeli a Roma. Alla separazione tra Cantoni protestanti e Cantoni cattolici si giunse quando i secondi si resero conto che potevano essere travolti dalla ventata riformista. Poiché nessun Cantone era disposto a tollerare al proprio interno una lotta fratricida per motivi religiosi, tutti i governi cantonali o cittadini decisero di intervenire. Di fatto, in tutte le Città-Stato e in tutti i Cantoni dove la Riforma si è affermata, sono stati i Consigli cittadini e cantonali ad approvarla e imporla, anche con la forza. I Cantoni cattolici si comportarono alla stessa maniera per impedire che la Riforma prendesse piede nei loro territori.

Riforma e Controriforma come atti politici
Battaglia di Kappel del 1531, favorevole ai Cantoni cattolici.
Incisione su rame di M. Merian (1593–1650)
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La Riforma protestante e, successivamente, la Riforma cattolica (o Controriforma) si trasformarono in poco tempo da movimenti religiosi incentrati sulla vita della Chiesa in atti politici di Stati sovrani (anche i Cantoni svizzeri erano giuridicamente Stati) riguardanti questioni che l’Umanesimo e il Rinascimento ritenevano estranei all’attenzione dei governi. Fu il riformatore Zwingli a chiedere per primo l’intervento del Consiglio comunale di Zurigo, non tanto per decidere se i cittadini potevano continuare a vivere sotto la «tirannide papale», o dovevano seguire la nuova dottrina da lui predicata, quanto piuttosto per evitare disordini e salvaguardare la pace sociale.
Il primo atto concreto dell’intervento del potere politico nelle questioni religiose riguardò proprio Zwingli quando, nel 1522, dopo aver rinunciato al suo ufficio di prete cattolico, il Consiglio di Zurigo creò appositamente per lui il posto di predicatore evangelico del Duomo. Fu il Consiglio della città a convocare le «Dispute» e ad imporre, infine, l’obbligo di seguire la Riforma predicata da Zwingli e vietare le pratiche del tradizionale culto cattolico (cfr. articolo del 13.6.2018: L’affermazione della Riforma).
Dopo Zurigo, tutti i Cantoni seguirono il suo esempio, anche se non alla stessa maniera. In mancanza di un’affermazione di principio sulla separazione tra Stato e Chiesa e sulla libertà religiosa dei cittadini (che verrà introdotta nell’ordinamento della vecchia Confederazione solo nel 1789), ogni Cantone o Città-Stato si sentiva autorizzato ad imporre anche con la forza una determinata confessione religiosa pur di garantire la pace sociale. Tanto più che, secondo Zwingli, le autorità costituite hanno il compito di «amministrare ogni cosa secondo la volontà di Dio» e «chi resiste all’autorità resiste a Dio». Lo stretto legame tra religione e Stato fu una caratteristica comune a tutti i Cantoni, sia quelli protestanti e sia quelli cattolici.

Conseguenze politiche drammatiche
Adottarono la Riforma, oltre Zurigo, Berna, Basilea, Sciaffusa e le città alleate di San Gallo, Bienne e Ginevra. La respinsero invece i Cantoni rurali della Svizzera centrale Uri, Svitto e Untervaldo a cui si aggiunsero quasi subito anche le città di Lucerna, Zugo, Friburgo e Soletta. Che non si trattasse di semplici divisioni confessionali lo dimostrarono quasi subito le coalizioni «politiche» dei Cantoni cattolici e dei Cantoni protestanti.
Già nel 1524 i Cantoni cattolici costituirono una Lega Cattolica «per arrestare, estirpare e punire, per quanto possibile, nelle nostre regioni e fra le nostre autorità, le idee di Lutero, Zwingli, Hus e altri insegnamenti erronei e perversi». Non solo, gli stessi Cantoni cattolici, in previsione di una eventuale guerra con i Cantoni protestanti cercarono un accordo con l’Austria cattolica. A Zurigo, anche Zwingli, che non escludeva il pericolo di uno scontro, elaborò un dettagliato piano di difesa militare e di attività diplomatica.
Per impedire che Zwingli e i suoi seguaci contagiassero il resto della Confederazione e nella speranza di isolare Zurigo, nel 1526 i Cantoni cattolici della Svizzera centrale convocarono una «Disputa» a Baden, allora sotto la loro giurisdizione. Erano sicuri di vincere perché in difesa dell’ortodossia cattolica avevano ingaggiato un valido teologo già oppositore di Lutero e di altri Riformatori in varie Dispute. Il tentativo però non riuscì a causa dell’opposizione di Berna e Basilea che si schierarono dalla parte di Zurigo e per l’assenza di Zwingli, che non vi aveva partecipato, perché non si sentiva al sicuro. La Disputa si concluse dunque con un nulla di fatto sostanziale, ma Zwingli fu messo al bando come eretico. Due anni dopo, nel 1528, fu Berna a convocare una Disputa. Al Consiglio risultarono più convincenti i riformisti e decise di conseguenza l'introduzione della Riforma.
Gli esempi di Zurigo e di Berna furono determinanti per il successo della Riforma in altre Città e Cantoni. In difesa della Riforma e per contrastare eventuali reazioni dei Cantoni cattolici, fra il 1527 e il 1529 si formarono alleanze, chiamate patti di «comborghesia» («Comborghesia cristiana»), tra Zurigo, rimasta fino ad allora isolata, e Berna, Basilea, Costanza, San Gallo e altre città. Tali alleanze miravano principalmente a difendere i risultati della Riforma, ma anche a sostenere i tentativi di introdurla nei baliaggi comuni.
Ormai nella (vecchia) Confederazione i due fronti tra Cantoni cattolici e Cantoni protestanti si delineavano sempre più chiaramente e alimentavano una diffidenza reciproca. Contro l’espansionismo dei Cantoni protestanti e la furia iconoclasta di alcuni di essi, anche i Cantoni cattolici rafforzarono la loro alleanza, l’«Alleanza cristiana» (1929), con lo scopo soprattutto di impedire che la Riforma fosse imposta anche nei baliaggi comuni. Giurarono solennemente di vendicare l’oltraggio della distruzione delle immagini sacre e degli altari, anche pagando coi loro beni o con le loro vite. 

Guerre di religione
I Cantoni di Basilea e Berna, preoccupati, avvertirono gli zurighesi della sete di vendetta dei cattolici e consigliarono loro di rafforzare le difese. I Cantoni protestanti di Zurigo, Berna, Basilea, San Gallo decisero allora di organizzare un blocco economico contro i cinque Cantoni cattolici in modo da ostacolarne gli approvvigionamenti e farli desistere.
Di lì a poco scoppiò la prima guerra di religione della Svizzera (1529). Lo scontro armato fu evitato, ma ci furono da entrambe le parti atti ostili (per esempio l'esecuzione del pastore riformato Jakob Kaiser a Svitto nel 1529) che si conclusero con un accordo di pace chiamato «Pace nazionale». Questa pace riconobbe la coesistenza di territori cattolici e riformati nella Confederazione e autorizzò la predicazione della Riforma nei baliaggi comuni (per es. Ticino).
Nel 1531 le armi presero il sopravvento e assegnarono la vittoria ai cattolici. Tra i circa 500 zurighesi caduti ci fu anche una vittima illustre, Zwingli che aveva accompagnato le truppe come cappellano militare. Era tanta l’ostilità dei cattolici nei suoi confronti che, ritrovato già privo di vita, venne ugualmente bruciato come eretico. La Seconda pace nazionale, la Pace di Kappel, pose fine a questa seconda guerra di religione (a cui non parteciparono Soletta, Friburgo, Glarona e Appenzello).
La Pace di Kappel
La Pace di Kappel (1531) è particolarmente importante nella storia confessionale svizzera perché introdusse nella Confederazione il principio secondo cui ogni Cantone poteva scegliere autonomamente la confessione dei propri cittadini e sudditi, favorendo tuttavia il cattolicesimo nei baliaggi comuni. 
Generale Guillaume Heinri Dufour.
Da allora si venne affermando anche il principio secondo cui la questione religiosa era di esclusiva competenza del Cantoni e la Confederazione (la Dieta fino al 1848) e a maggior ragione gli Stati esteri (compreso lo Stato pontificio) non avevano alcun diritto d’intromettersi negli affari dei Cantoni in materia.
Grazie a questo principio Berna poté imporre con la forza la Riforma non solo nel proprio territorio, ma anche nei territori occupati dell’Argovia (bernese dal 1415) e di Vaud (dal 1536) Grazie allo stesso principio, tuttavia, quando a Locarno (un baliaggio comune) i riformatori volevano introdurre la Riforma, la Dieta del 1554 impose loro di rinnegare la nuova fede o di andare in esilio.
Delle conseguenze «religiose» dell’applicazione di tale principio si parlerà in un prossimo articolo, ma è facile immaginare che non siano state del tutto indolori, almeno per una parte della popolazione.
Per restare alle conseguenze «politiche» va aggiunto che la Pace di Kappel pose fine per oltre un secolo alle ostilità militari ma non determinò né una definitiva riconciliazione tra i Cantoni cattolici e quelli protestanti, né il riconoscimento della parità tra le due confessioni cristiane. Per raggiungere questi obiettivi dovranno trascorrere più di tre secoli con altre due guerre per motivi religiosi e altrettante Paci nazionali nel 1656 e nel 1712 e, soprattutto, il rischio di una quinta guerra di religione tra Cantoni cattolici (che avevano costituito un patto separato, il Sonderbund) e Cantoni protestanti nel 1847.
Quest’ultima guerra civile, a causa delle forze in campo e delle armi molto più micidiali che in passato, avrebbe probabilmente posto termine all’idea stessa di una Confederazione pacifica, forte e moderna. Fu fermata agli inizi grazie all’abilità del generale Guillaume-Henri Dufour (1787/1875), capo delle truppe dei Cantoni rimasti fedeli alla Confederazione, e al prevalere in entrambe le parti del buon senso e dello spirito di concordia e di coesione nazionale.
Giovanni Longu
Berna, 20.06.2018