Sulla conoscenza delle problematiche europee Giovanni Paolo II ha avuto, rispetto ai predecessori, un vantaggio enorme. Infatti, provenendo da un Paese del blocco orientale, la Polonia, che ha sempre avuto forti legami con l’Occidente e in particolare con la Chiesa cattolica (i polacchi sono tradizionalmente cattolici romani), poteva dire di conoscere bene l’intera Europa. Ne conosceva certamente le forti disparità economiche, sociali e culturali, ma anche le aspirazioni della parte orientale. A differenza dei predecessori, interessati soprattutto al rispetto delle libertà religiose dei cattolici spesso pregiudicate dai regimi comunisti, Giovanni Paolo II era interessato anche allo sviluppo pacifico e solidale di tutti gli europei non solo in campo religioso ma anche politico, sociale, economico, sindacale e culturale.
Nel solco della tradizione…
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, due grandi papi per la pace. |
Giovanni Paolo II, ha certamente seminato molto, come si vedrà
meglio nel prossimo articolo, ma ha raccolto anche molti frutti del lavoro dei
predecessori, che non si erano rassegnati a vedere un’Europa divisa e incapace
di svilupparsi con le proprie forze. Non va dimenticato che anche i papi che lo
precedettero hanno avuto una visione unitaria dell’Europa e si adoperarono in
vari modi per favorire ogni possibile forma di dialogo con i Paesi dell’est e sostenere
le giuste aspirazioni dei popoli verso una maggiore libertà e prosperità.
… seguendo i grandi seminatori
Per comprendere meglio
l’azione di Giovanni Paolo II in favore di un’Europa libera e cristiana, mi
sembra giusto ricordare sia pure sommariamente il contesto in cui si è svolta e
alcuni interventi significativi degli ultimi papi che lo precedettero
stabilendo una continuità sostanziale dell’interesse della Chiesa agli sviluppi
globali dell’Europa.
Già Benedetto XV,
considerando la prima guerra mondiale una «inutile strage», auspicava per
l’Europa trattative di pace rispettose delle aspirazioni dei popoli a una
convivenza pacifica. Fu anche uno dei primi pontefici a sollevare seri dubbi
sul concetto di «guerra giusta», ritenendo la guerra non conforme al Vangelo e
inadeguata a stabilire il giusto e cristiano ordine della vita collettiva.
Pio XI credeva e sperava nella «conversione della
Russia», soprattutto dopo aver raggiunto un accordo che consentiva a inviati
della Santa Sede di dedicarsi «al miglioramento delle condizioni del popolo
attraverso la distribuzione di viveri agli affamati». Grazie al suo
interessamento si era potuto organizzare una Conferenza economica
internazionale a Genova (maggio 1922) con la partecipazione dell’Unione
Sovietica. La sua aspirazione era però di poter intrattenere con la Russia
sovietica «relazioni normali nell'interesse di tutta l’Europa».
Nel 1962, l'intervento di Giovanni XXIII su Kennedy e Krusciov fermò la minaccia di un conflitto nucleare. |
Giovanni XXIII, intervenendo nella delicata questione dei
missili sovietici a Cuba, si era meritato la riconoscenza sia di Kennedy
che di Krusciov. Anch'egli
auspicava la completa riconciliazione dei popoli europei e la conservazione dei
valori cristiani.
Paolo VI si era spinto oltre, praticando (specialmente
attraverso monsignor Casaroli della
Segreteria di Stato vaticana) una sorta di Ostpolitik, che mirava a
stabilire buone relazioni con tutti i Paesi orientali (in particolare Ungheria,
Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e Russia), quale condizione per uno
sviluppo comune dell’Europa, rispettoso delle libertà fondamentali.
Nel frattempo anche la
Germania di Willy Brandt aveva adottato una politica di distensione e
di collaborazione con la Polonia e l’Unione Sovietica, favorendo la Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (1973-1975) e gli Accordi di Helsinki. Il
Vaticano vi svolse un ruolo importante che Giovanni Paolo II ha proseguito. (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 02.10.2024