Continuità e rinnovamento della Chiesa
In questa sua visione riformista e ottimistica, Paolo VI decise
non solo di proseguire e portare a termine il Concilio Vaticano II che il suo
predecessore aveva lasciato aperto, ma anche di applicarne gli insegnamenti. Anch'egli,
infatti, considerava il Concilio una benedizione divina perché dava alla Chiesa
l’opportunità di rinnovarsi internamente, ma anche una responsabilità.
Paolo VI ne diede un grande esempio, con tre splendide
encicliche (Ecclesiam suam, Populorum progressio ed Evangelii
nuntiandi), numerosi discorsi e incontri a tutti i livelli, per favorire il
rinnovamento della Chiesa, la pace nel mondo, il dialogo con tutti e soprattutto
con i fratelli orientali. Per essere efficace, però, la Chiesa doveva presentarsi
unita, rispettando «quella mistica unità, che Cristo lasciò ai suoi Apostoli
[…] come suprema esortazione!».
Apertura al mondo
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Paolo VI e Atenagora nel 1964 |
Una grande dimostrazione delle reali possibilità di dialogo fu l’incontro a Gerusalemme nel 1964 tra il papa Paolo VI e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora. Il loro «abbraccio di pace» fu il primo passo verso la riconciliazione ancora incompiuta tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa d’Oriente dopo lo scisma del 1054.
Richiami all'unità europea
In questo processo d’integrazione europea dall'Atlantico
agli Urali, Paolo VI riteneva che l’Europa dovesse assumere responsabilmente un
ruolo da protagonista, perché «l’Europa fonda nel
patrimonio tradizionale della religione di Cristo la superiorità del suo
sistema giuridico, la nobiltà delle grandi idee del suo umanesimo, così come la
ricchezza e i principi che distinguono e vivificano la sua civiltà», i
cui valori essenziali sono «la libertà; la giustizia, la
dignità personale, la solidarietà, l’amore universale».
Inoltre, secondo Paolo VI, per essere efficace l’Europa
occidentale doveva presentarsi unita anche
perché, quando nel 1963 Montini divenne papa,
i padri fondatori della Nuova Europa erano usciti di scena: De Gasperi e Robert Schuman erano
morti (risp. nel 1954 e nel 1963) e Adenauer nel 1963 si era ritirato
dalla vita politica. L’ideale dell’Europa unita non era stato abbandonato, ma
allo slancio profetico degli iniziatori era subentrata la burocrazia di complessi
accordi commerciali e una minore disponibilità degli Stati membri a sacrificare
in nome dell’unità una parte dei rispettivi particolarismi.
Giovanni
Longu
Berna, 04.09.2024