05 gennaio 2022

Immigrazione italiana 1970-1990: 67. La seconda generazione e la scelta professionale (4)

L’articolo precedente metteva in evidenza alcune ragioni dello svantaggio iniziale dei giovani italiani nella scelta professionale, sottolineando in particolare l’incertezza sul loro futuro (in Svizzera o in Italia?), il modesto livello delle prestazioni scolastiche, la mancanza di alternative, l’esiguo sostegno del servizio di orientamento professionale e della famiglia. Questi aspetti hanno influito sicuramente sul destino professionale di molti giovani italiani, che non hanno potuto scegliere la professione desiderata. Solo col tempo, altri giovani sono riusciti a ridurre e talvolta a eliminare lo svantaggio iniziale degli anni Settanta, alcuni anche grazie ad alternative offerte da istituzioni come il CISAP (di cui si tratterà ancora nei prossimi articoli).

Osservazioni generali

Due illustri figli di immigrati italiani, S. Ermotti e I. Cassis
Una delle ragioni del ritardo con cui venne affrontato in maniera mirata il tema della formazione professionale della seconda generazione negli anni Settanta fu dovuta alla priorità data sia dalla Svizzera che dall'Italia all'integrazione scolastica. La frequenza della scuola pubblica svizzera era vista come la condizione essenziale per far superare ai figli degli immigrati gli ostacoli di carattere linguistico (e in parte anche sociale) e offrire loro le medesime opportunità dei coetanei svizzeri per accedere a una formazione post-obbligatoria.

Purtroppo questo percorso è stato lungo e molto accidentato, ma anche soltanto nel periodo in esame (1970-1990) ha prodotto risultati apprezzabili, nella filiera della formazione professionale più che in quella della formazione generale classica (maturità liceale), come dimostrano alcuni dati dei censimenti federali della popolazione degli anni 1970, 1980, 1990.

L’analisi dei dati, semplificata qui per esigenze di spazio, prende in considerazione solo i giovani dai 20 ai 24 anni, ossia la fascia d’età in cui solitamente si acquisisce una formazione post-obbligatoria di secondo grado (maturità liceale o qualifica professionale), tenendo presente che si trattava di persone nate 20-24 anni prima, ossia a partire dagli ultimi anni ‘50.

Va anche osservato che non tutti i giovani considerati appartenevano alla seconda generazione, perché alcuni, soprattutto tra quelli censiti nel 1970 e 1980, erano dei veri e propri immigrati, che avevano ultimato la loro scolarità in Italia (generalmente ad un livello superiore a quello dei loro genitori) e in seguito erano emigrati in Svizzera.

I dati dei censimenti

Poiché lo scopo di questo articolo è quello di attestare il lento ma sicuro avanzamento dei giovani italiani verso la normalità professionale rappresentata dai coetanei svizzeri, entrambi i gruppi sono stati considerati pari a 100 alla data dei censimenti. Le risposte alla domanda contenuta regolarmente nel questionario del censimento circa la formazione massima raggiunta da ognuno danno un quadro sufficientemente affidabile della situazione.

Risulta, per esempio, che nel 1970 si era fermato alla scuola obbligatoria il 27,4% degli svizzeri, ma quasi il 70% degli italiani. Aveva concluso con successo una formazione professionale circa il 35% degli svizzeri , ma solo il 12,5% degli italiani. Inoltre avevano un diploma di maturità l’8,2% degli svizzeri e il 3% degli italiani.

Nel 1980 la situazione era abbastanza simile a quella di dieci anni prima, ma la quota di italiani fermi alla scuola dell’obbligo era scesa sotto il 50% e quella di coloro che avevano acquisito una formazione professionale completa era salita al 32,4% (svizzeri: 53%).

Nel 1990 la distanza tra svizzeri e italiani si era ulteriormente ridotta. Al livello della scuola obbligatoria si era fermato l’8,2% dei primi e il 25,9% dei secondi. L’avvicinamento era invece particolarmente vistoso riguardo alla formazione professionale: svizzeri 61%, italiani 54,1%.

Da un’analisi più attenta dei dati risulta anche che il miglioramento tra gli italiani avveniva man mano che aumentava la quota dei nati in Svizzera, passata dal 5,6% del 1970 al 77% del 1990. Inoltre, fin dagli anni Settanta, tutte le differenze tendevano a scomparire nel gruppo dei naturalizzati di origine italiana, tra cui si faranno strada anche future personalità di rilievo nel mondo economico, culturale, scientifico, universitario, giornalistico, politico… come Sergio Ermotti, Ignazio Cassis (v. foto) e altri.

Infine, non si può dimenticare il contributo dato alla formazione professionale degli italiani da alcune istituzioni private, di cui si tratterà specificamente in altri articoli (Segue).

Giovanni Longu
Berna 5.1.2022