Fino al 1991 il 1° agosto non era «festa
nazionale». Divenne tale solo quell’anno, in cui si celebravano i 700 anni
della Confederazione, ma è diventato giorno festivo a tutti gli effetti solo nel
1993. C’è voluta una iniziativa popolare depositata nel 1990 per raggiungere
questo traguardo, ma è interessante notare che la partecipazione fu piuttosto
bassa: 39,88%. Su 1.781.407 di voti, i sì furono tuttavia l’83,8%, i no il
16,2%.
Nel frattempo le manifestazioni della festa
nazionale sono andate modificandosi, il suono delle campane è divenuto
sporadico, i fuochi si sono rarefatti e trasformati sempre più in fuochi
artificiali o addirittura in fuochi artificiali digitali, le celebrazioni
religiose sono scomparse quasi ovunque o anticipate alla domenica più vicina. Significa
che tra gli svizzeri l’amor patrio è andato col tempo scemando? Certamente è
mutato. Non si può dire, tuttavia, che gli svizzeri siano diventati meno
patriottici, benché percepiscano la patria in una forma più intima e meno
plateale.
Pregano ancora per il loro Paese. Domenica
scorsa, in una chiesa della Svizzera romanda, al termine della messa lo hanno
fatto con le parole della «preghiera patriottica» di Émile
Jacques-Dalcroze (1865-1950). Ecco, con traduzione, la prima e ultima strofa e
il ritornello:
Signore, aiuta il bel paese |
Seigneur,
accorde Ton secours |
Mi hai
detto di amare |
Tu m'as dit
d'aimer |
In passato, unendo i loro sforzi, |
Jadis, unissant leurs efforts, |
Non so se Dio ci comandi davvero di amare il nostro Paese, ma certamente molti svizzeri sentono profondamente l’amor patrio e non lo nascondono. Altrettanto certo, però, mi pare che i nostri Paesi debbano fare ancora molto per meritarlo. Buon 1° Agosto, Svizzera!
Giovanni Longu
Berna, 1° agosto 2023
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