La Rivoluzione francese ha rappresentato l’avvio di grandi cambiamenti che dalla Francia si sono poi estesi, lentamente, all'intera Europa e al mondo. I rivoluzionari miravano soprattutto all'abolizione dei sistemi politici ritenuti oppressivi e alla creazione di nuove società basate sui principi liberali e democratici della cultura umanistico-rinascimentale e illuministica. Il primo obiettivo fu raggiunto quasi ovunque in Europa, dopo il periodo della Restaurazione imposto dalle grandi potenze (Austria, Prussia, Russia, Inghilterra), mentre il secondo obiettivo non può dirsi ancora interamente raggiunto in tutti i Paesi del continente. A rallentare il processo d’integrazione europea sono (stati) soprattutto i nazionalismi (ancora) presenti talvolta in forme subdole specialmente nelle grandi nazioni.
Rivoluzione e Restaurazione
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Congresso di Vienna (1815), in un dipinto dell'epoca. |
Napoleone Bonaparte
(1769-1821), imperatore dei francesi, mescolando ambizioni personali e ideali
rivoluzionari, aveva cercato di esportare in Europa le nuove idee col sostegno
del suo potente esercito, sfidando persino la lontana Russia. Il suo tentativo,
com'è noto, naufragò a Waterloo (18.6.1815). Le grandi potenze ripresero il
sopravvento e al Congresso di Vienna (1815) imposero in Europa i vecchi regimi
(Restaurazione).
Da allora si è assistito in Europa, fino alla seconda guerra
mondiale, a una lotta continua tra gli ideali della Rivoluzione francese
(libertà, uguaglianza, fraternità) e le aspirazioni nazionalistiche dei vari
Stati europei. Spesso, purtroppo, si trattò non solo di lotte di idee ma anche
di lotte fratricide con eserciti sempre più efficienti, potenti e dotati di
armi micidiali. Furono milioni gli europei che morirono non tanto per le idee
libertarie e democratiche, quanto piuttosto per le ambizioni nazionalistiche.
Europa reazionaria
Il Congresso di Vienna,
riunendo per la prima volta tutti gli Stati europei coinvolti dal «disordine»
provocato da Napoleone, prese forse una saggia decisione per mettere fine alla
guerra e prevenirne possibilmente altre del genere, ma avviò anche un processo
di frammentazione e stabilizzazione degli Stati che avrebbe reso estremamente
difficile fino ad oggi l’integrazione europea.
Oltre a ridisegnare la carta
geopolitica dell’Europa, riducendo i territori di alcuni Stati (specialmente
Francia e Polonia), consolidandone altri o ingrandendoli (Russia,
Austria, Prussia), il Congresso istituì due nuove alleanze: la Santa Alleanza
tra Russia, Austria e Prussia e la Quadruplice Alleanza,
costituita dagli Stati precedenti più l’Inghilterra. Esse impegnavano gli Stati
aderenti a intervenire con le armi qualora uno di essi avesse avuto difficoltà
a reprimere eventuali disordini rivoluzionari e a impedire il contagio di altri
Stati. Napoleone (1769-1821), di Jacques-Louis David
Nessuna decisione, invece, fu presa per l’abolizione delle
monarchie assolute, per l’abolizione della tortura, per il riconoscimento dei
diritti fondamentali dei cittadini attraverso costituzioni liberali e
democratiche. Si era ripiombati nell'assolutismo e ogni Stato era libero di
adottare al proprio interno gli strumenti (di repressione o di promozione) che
riteneva più idonei.
Nazionalismi in azione
Ovviamente non tutti gli Stati usarono arbitrariamente
qualsiasi strumento, ma tutti cercarono di rimediare al deficit di «senso dello
Stato» o di «patriottismo» con la propaganda, esaltando le virtù della nazione
(«Primato morale e civile degli Italiani» di
Vincenzo Gioberti), costituendo società patriottiche, pubblicando libri atti a
commuovere più che a far pensare, diffondendo «miti di fondazione»
dell’identità nazionale (Svizzera), ecc.
Fu totalmente assente, in questo periodo sette-ottocentesco,
qualunque serio progetto europeistico. Persino l’ecumenismo religioso era inerte.
L’ispirazione che aveva cristianizzato tutti i popoli europei si era spenta,
l’entusiasmo che aveva animato i flussi dei crociati nella lotta per la
liberazione dei luoghi santi o per la difesa dei valori cristiani dal pericolo
ottomano era scemato.
Nessuno, forse, si chiedeva allora se ci sarebbe mai stata una
ripresa dell’europeismo, se i popoli europei, una volta uniti dalla fede
cristiana e dall'esaltazione dell’uomo artefice della propria sorte (faber
suae quisque fortunae»), sarebbero stati nuovamente uniti da un
profondo senso di appartenenza comune, se il Papato, già promotore di grandi
movimenti popolari, avrebbe avuto ancora la forza di mobilitare le masse per promuovere
in Europa la concordia e la prosperità comune!
Giovanni Longu
Berna, 17.04.2024
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