I padri dell’«Unione europea» furono molti, ma tre in particolare sono stati sempre ritenuti tali e per questo considerati spesso come un «trio» indissolubile: De Gasperi, Adenauer, Schuman (cfr. articolo precedente). In realtà, poiché erano sei i Paesi firmatari della prima Comunità europea, anche i fondatori dovrebbero essere almeno sei, ai quali ne andrebbero comunque aggiunti altri (per es. il francese Jean Monnet, l’italiano Altiero Spinelli) per il loro apporto straordinario di idee e di stimoli innovativi. Tuttavia, poiché in questi articoli non si tratta della storia dell’Unione europea (UE) ma delle sue «radici cristiane», per stare in tema molti nomi vengono citati solo occasionalmente. Non si può invece fare a meno di soffermarsi ancora sul trio, perché oltre ad essere i rappresentanti degli Stati principali (Italia, Germania, Francia) hanno caratterizzato il processo d’integrazione europea con ideali, valori e metodi.
La «matrice cristiana»
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Il Piano Marshall garantì all'Italia: grano, carbone, materie prime per la ricostruzione... |
A scanso di equivoci vorrei precisare che i tre, per le loro
convinzioni religiose, non solo non erano indifferenti agli avvenimenti, ma
erano talmente immersi nella realtà da pensare di poterla e di doverla
trasformare progressivamente. Dagli eventi erano stati temprati sia alla fermezza dei valori (quando di fronte ai regimi totalitari,
piuttosto che accettarli, preferirono subire divieti, limitazioni e il carcere) che a un
sano realismo delle azioni politiche (quando
per risollevare i loro popoli dallo sfacelo della guerra accettarono l’aiuto
americano e di fronte alla possibilità di un’aggressione sovietica - come
avveniva nei Paesi dell’est europeo - preferirono di farsi difendere dagli
USA). Negli eventi drammatici della guerra avevano anche maturato un sano
ottimismo: il diritto e la pace finiscono sempre per trionfare!
Tutti e tre erano comunque convinti che l’Europa dovesse
riacquistare quanto prima la propria autonomia e superare le divisioni imposte
dalle grandi potenze. Adenauer puntava a una piena riconciliazione con la
Francia. Schuman sosteneva che non si dovesse continuare a odiare i tedeschi.
De Gasperi cercava un buon compromesso con l’Austria. Tutti e tre vedevano
nella collaborazione internazionale il superamento dei nazionalismi spinti e
una via per realizzare l’integrazione europea. Tutti e tre ritenevano
fondamentale che l’Europa si ricostruisse e si sviluppasse non solo su basi
democratiche (libertà fondamentali, suffragio universale, uguaglianza dei
diritti e dei doveri dei cittadini), ma anche cristiane (spirito di
fratellanza, solidarietà, generosità). Per questo sono stati tutti e tre
fortemente impegnati in tre partiti di matrice «democristiana», dove la
connotazione «cristiana» era ritenuta irrinunciabile.
Piano Marshall e NATO
Fu dettato dal senso della realtà l’adesione dei Paesi occidentali al famoso «Piano Marshall» (dal nome del segretario di Stato George Marshall che lo propose il 5 giugno 1947), voluto dagli Stati Uniti ufficialmente per la «ripresa economica europea» (European Recovery Program) e nella prospettiva di una futura collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico, politicamente per impedire l’espansionismo sovietico (in Italia: la partecipazione dei comunisti al governo). In effetti, grazie a questo piano l’Europa occidentale si riprese in pochi anni e avviò una forte espansione economica e la globalizzazione. Al tempo stesso è innegabile che la dipendenza dell’Europa dalla superpotenza statunitense si sia rafforzata e che insieme ai molti benefici siano stati importati anche tanti aspetti negativi (sfruttamento, fordismo, materialismo, comunismo, ecc.).
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1949: il presidente USA Truman firma il Trattato Nord Atlantico (NATO). L'adesione dei Paesi europei fu dettata da realismo e da paura del comunismo. |
Anche l’adesione alla NATO
(Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord),
decisa a Washington il 4 aprile 1949, fu dettata dal realismo di alcuni capi di
governo occidentali (in particolare Italia, Francia e Germania). Rispondeva
infatti al bisogno di alcuni Paesi opporsi efficacemente all'URSS qualora
avesse deciso di aggredirli (come avveniva con i Paesi dell’est europeo).
Che non ci sia stata alcuna esitazione da parte del trio
all'adesione alla NATO è verosimile perché allora anche la Santa Sede (Pio XII)
era favorevole. L'espansionismo sovietico sembrava inarrestabile e il comunismo faceva paura. Ciò nonostante, come risulterà meglio dal prossimo articolo, è inimmaginabile che soprattutto il trio non
pensasse prima o poi ad aprirsi anche al mondo sovietico, proprio sull'esempio
della Santa Sede che nonostante l'anticomunismo cercava in ogni modo di tenere aperta la via del dialogo.
Dapprima, però, bisognava pensare alla costruzione dell'Europa, la cui prima pietra era
stata posta già con la creazione del Consiglio d’Europa
lo stesso anno 1949. (Segue)
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