Svizzera: Simonetta Sommaruga presidente della Confederazione
Simonetta Sommaruga |
In Svizzera si sa con molto anticipo chi sarà il prossimo
presidente della Confederazione e in genere basta una votazione per deciderlo.
L’anno presidenziale spetta infatti normalmente al o alla vicepresidente
dell’anno precedente. Nel 2014 il presidente Didier Burkhalter, liberale
radicale, aveva come vicepresidente Simonetta Sommaruga, socialista. Quasi
inevitabile, dunque, che il 3 dicembre 2014 l’Assemblea federale eleggesse
presidente per il 2015 Simonetta Sommaruga. Per la cronaca, Johann
Schneider-Ammann è stato eletto vicepresidente e quindi prossimo presidente
della Confederazione.
«Primus inter pares»
In Svizzera la presidenza della Confederazione è assunta a turno
per anzianità di servizio da tutti i membri del Consiglio federale, ma da
alcuni anni sta diventando una carica prestigiosa. La Costituzione federale non
assegna molti poteri al presidente, se non quelli di rappresentanza e di
direzione dei lavori dell’esecutivo. Il presidente della Confederazione è solo
un «primus inter pares», primo tra pari. Dipende dalla personalità di chi
riveste la carica e anche dalle circostanze emergere e acquistare prestigio
all’interno e all’estero.
Nel 2014 l’anno presidenziale ha messo in luce le doti
organizzative e diplomatiche di Didier Burkhalter, che aveva iniziato bene il
suo mandato con una brillante elezione: 183 voti su 202. La votazione di
Sommaruga non è stata altrettanto gratificante: 181 voti su 210 schede valide,
ma questo risultato, giudicato per altro buono dagli osservatori, non le
impedirà certamente di esprimere al meglio le sue qualità umane e organizzative,
soprattutto all’interno.
Mentre all’esterno continuerà a primeggiare Burkhalter per il
suo ruolo di ministro degli esteri conosciuto e affermato soprattutto in
Europa, è probabile che Sommaruga acquisti maggiore visibilità e peso politico
all’interno, grazie anche a una congiuntura politica piuttosto favorevole e
finora unica. Il 2015, che è anno di elezioni, vede infatti per la prima volta le
tre più alte cariche dello Stato controllate da esponenti socialisti: Simonetta
Sommaruga alla presidenza della Confederazione, Stéphane Rossini al Consiglio
Nazionale e Claude Hêche al Consiglio degli Stati.
Difesa della democrazia diretta
Nel suo programma presidenziale Sommaruga non ha messo
tuttavia ai primi posti il rilancio del suo partito, né il rafforzamento di
questa o quella istituzione, ma la difesa della democrazia diretta,
sotto attacco da più parti, soprattutto dopo la votazione del 9 febbraio scorso
sulla limitazione dell’immigrazione di massa.
Già nel suo discorso d’insediamento in Parlamento ha
ricordato proprio alle istituzioni che la democrazia diretta si esprime al
meglio quando le istituzioni, Governo, Parlamento o Cittadini interpretano i
loro ruoli in armonia, come in un concerto a più voci: le sette voci del
Consiglio federale, i 246 strumentalisti parlamentari e il coro dei cittadini.
Non so se Simonetta Sommaruga in quel momento interpretava il ruolo di
direttrice d’orchestra, ma l’immagine mi è parsa pertinente e apprezzabile.
Nel suo discorso di Capodanno ha insistito: «alcuni pensano
che la democrazia diretta non sia un sistema al passo coi tempi: ritengono che
nel mondo interconnesso di oggi la popolazione non è più in grado di decidere
su temi molto complessi. È un’opinione che non condivido per nulla. Anzi, sono
convinta che il nostro sistema politico sia particolarmente adatto alla nostra
epoca. Da noi, infatti, le responsabilità sono assunte non soltanto dal
Consiglio federale e dal Parlamento, ma anche dalle cittadine e dai cittadini
che possono esercitare la loro influenza e partecipare alle decisioni. È
proprio questa partecipazione che crea vicinanza e fonda la nostra identità. Ed
è proprio questo di cui abbiamo bisogno».
Italia: presidente quale direttore d’orchestra cercasi!
Prossimamente assisteremo all’elezione del Presidente della
Repubblica in seguito alle dimissioni di Giorgio Napolitano. Le due
presidenze, quella svizzera e quella italiana, non sono paragonabili né per
durata né per competenze. Eppure potrebbero avere alcuni tratti comuni. Mi
piacerebbe, ad esempio, che anche il Capo dello Stato italiano interpretasse
più che il ruolo dell’arbitro, come spesso gli viene attribuito, quello di un
buon direttore d’orchestra, capace di tenere uniti tutti gli elementi che la
compongono e farli suonare in armonia.
Fuori metafora, la gente, il popolo italiano, credo che si
aspetti dal prossimo presidente della Repubblica una figura possibilmente
carismatica, rispettosa di tutti, certamente non di parte ma «super partes», difensore
della democrazia più che delle istituzioni, ma soprattutto fine interprete
delle sollecitazioni e aspirazioni che provengono dal basso, specialmente in
tempi di crisi.
Giovanni Longu
Berna, 21.01.2015
Berna, 21.01.2015
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