Con la presa del potere in Italia da parte di Benito Mussolini (1883-1945), il regime fascista cercò di conquistare anche gli italiani emigrati all'estero, per lo più politicamente apatici e alcuni decisamente contrari, creando una rete di sezioni del Fascio (cfr. articolo precedente). Si sa che il primo tentativo di crearne uno anche a Berna, nel 1923, non andò a buon fine, nonostante il sostegno del ministro Carlo Garbasso, capo della Legazione italiana. I promotori ebbero invece successo due anni dopo (21 giugno 1925) in occasione della commemorazione dell’eroe e medaglia d’oro Fulcieri Paulucci de Calboli (1893-1919) nel corso di una manifestazione, un evento che ebbe nella stampa nazionale un’eco enorme, soprattutto per la partecipazione del Consigliere federale Giuseppe Motta (1871-1940), un successo per la numerosa colonia italiana salutata rispettosamente dal governo svizzero.
Giuseppe Motta: una presenza contestata
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Berna, lapide con epigrafe di Mussolini in onore di Fulcieri Paulucci de Calboli sul muro esterno dell'Ambasciata d'Italia a Berna. |
Alcuni critici insinuarono che il ticinese Giuseppe Motta praticasse nei confronti dell’Italia fascista una «politica condiscendente», ma altri, forse più realisticamente, ritennero ch'egli, amante e sostenitore dell’italianità, pur provando come altri governanti europei una certa simpatia per Mussolini, cercasse solo di evitare i motivi di attrito col regime e di favorire le buone relazioni bilaterali. Bisogna però anche aggiungere che Motta ammirava del giovane Fulcieri soprattutto l’eroismo sul campo di battaglia e ancor più durante la sua malattia. Ricordandolo su un quotidiano ticinese poco dopo la morte, non aveva esitato a considerarlo «un santo sublime, il santo dell’amor di patria», ritenendo che quanto Dante attribuiva nel canto quattordicesimo del Purgatorio al suo antenato Rinieri, a meraviglia s'addicesse all'eroe Fulcieri: «quest’è 'l pregio e l’onore / della Casa da Calboli…».
Non
va nemmeno dimenticato che Motta provava una grande ammirazione anche per il padre
di Fulcieri, il marchese Raniero Paulucci de Calboli (1861-1931) che era
stato Capo Legazione dal 1913 al 1919. In quei sei anni non solo
aveva dato alla Legazione italiana una sede stabile acquistando a proprio nome
alla Elfenstrasse di Berna i due edifici dell’attuale Residenza e
Ambasciata d’Italia, ma aveva dimostrato molta empatia verso gli oltre 200 mila
connazionali immigrati spesso sfruttati e nello stesso tempo, durante la
guerra, aveva tranquillizzato le autorità svizzere che il governo italiano non
solo avrebbe rispettato la «neutralità perpetua» della Svizzera, ma anche gli
accordi commerciali col Paese amico.
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Consigliere federale Giuseppe Motta, |
Fulcieri, medaglia d’oro ed
esempio per gli italiani
Fulcieri,
volontario nella prima guerra mondiale, ferito ripetutamente e insignito
della medaglia d’oro, era morto il 28 febbraio 1919 in una clinica di Saanen,
vicino a Gstaad, nel Cantone di Berna. Con la sua morte, per il padre Raniero era
venuta meno la motivazione per restare in Svizzera e lo stesso anno lasciò
Berna per recarsi a Tokyo come ambasciatore. Vi ritornò nel 1925 solo in
occasione della manifestazione in onore del figlio.
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Fotoritratto di Fulcieri Paulucci de Calboli, medaglia d'oro. |
Per l'occasione fu distribuito un fotoritratto di Fulcieri in migliaia di copie, con un saluto manoscritto di Mussolini , che diceva fra l'altro: «Al cuore dell'Italia, tutti i cittadini morti in armi sono egualmente cari, tutti i morti in guerra sono egualmente gloriosi ... Di Fulcieri noi non ricordiamo solo il sacrificio estremo e il nome di soldato, ricordiamo la vita perfetta...».
Dedicare la
Legazione di Berna alla memoria di Fulcieri sembrò a Mussolini non solo un atto
dovuto per ricordare nella sua casa paterna l’eroe nazionale, ma anche
un’occasione unica per celebrare l’amicizia italo-svizzera. Per queste
ragioni fu lui a dettare l’epigrafe sulla lapide da affiggere sul muro esterno
della Legazione («Da questa sua casa paterna - nel santo entusiasmo
dell'italica fede - partì volontario per la grande guerra - Fulcieri Paulucci
de' Calboli - Qui ritornando crudelmente ferito - e già sacro alla Morte - dopo
il glorioso olocausto - diè tutto sè stesso alla Patria») e a insistere per
invitare alla cerimonia non solo i delegati delle numerose associazioni
fasciste presenti in Svizzera ma anche una rappresentanza del Consiglio
federale, anzi proprio il consigliere federale Giuseppe Motta, che non
nascondeva una certa ammirazione per Mussolini.
Questo episodio non è
ricordato solo da una lapide e da una famiglia molto unita e amorevole
(sulla sua tomba Raniero Paulucci de Calboli volle che si scrivesse solo: «Fu
il padre di Fulcieri»), ma dalla storia molto interessante della sede
diplomatica di Berna (in parte sconosciuta anche agli stessi attuali inquilini), ma soprattutto
dalla profonda amicizia che lega ancora due Stati e due Popoli, in cui molti
italiani immigrati si sono così bene inseriti da farne parte a tutti gli
effetti, in tutti i campi e a tutti i livelli.
27.05.2025
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