12 marzo 2025

1975-2025: cinquant’anni di avvicinamento alla parità uomo-donna

 Il 1975, definito dalle Nazioni Unite come l'Anno Internazionale delle Donne, non segnò la nascita dei movimenti femministi, perché questi erano sorti e ben sviluppati già nei primi decenni del Novecento, ma fu un importante momento di riflessione sul passato e un punto di partenza verso la piena uguaglianza dei diritti delle donne e l’abbattimento di molti stereotipi di genere. Nessuno è oggi in grado di misurare quanta strada sia stata percorsa in tale direzione, ma credo che nessuno degli ultracinquantenni possa negare che in questi ultimi decenni, almeno in Svizzera, l’avvicinamento alla parità sia notevolmente progredito non solo sul fronte salariale, ma anche in altri ambiti, sebbene sia innegabile che in alcuni campi la parità sia ancora lontana.

Dati significativi

Una delle principali lotte condotte in Svizzera dalle donne ha riguardato la parità salariale con gli uomini, beninteso a parità di lavoro compiuto. Il risultato raggiunto non è ancora soddisfacente in tutti i settori, ma ogni anno la distanza si riduce sempre più.

Un primo riscontro si ha nella stessa Festa della donna (l’8 marzo) che, voluta dalla Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste del 1921 insieme all’istituzione della Giornata internazionale dell’operaia come momento di lotta e di rivendicazione di diritti fondamentali delle donne lavoratrici, è rimasta ancora un momento utile di riflessione sulla condizione femminile, specialmente dove le donne sono discriminate e subiscono molte violenze, ma è diventata nei nostri Paesi, e dunque anche in Svizzera, soprattutto la Festa delle donne e un’occasione gioiosa di omaggiare le donne in quanto tali.

A riguardo della parità salariale è vero che anche in Svizzera non è stata ancora raggiunta, specialmente nel privato, perché il salario delle donne è inferiore, a parità di competenze, a quello degli uomini con una variazione dall’11% al 18%, ma la distanza si accorcia sempre di più, soprattutto nel settore pubblico. In generale, a parità di posizione professionale, il salario delle donne è mediamente inferiore a quello degli uomini di almeno il 6% (quando non hanno funzioni di quadro) fino al 15% (quando appartengono ai quadri medi e superiori).

Le differenze sono più ingiustificate soprattutto nelle professioni che presuppongono formazioni specialistiche o accademiche, nelle quali le donne hanno praticamente raggiunto (e in molti casi superato) la parità con gli uomini. Se a parità di formazione (patente di insegnante) le donne guadagnano mediamente il 4% in meno degli uomini, riesce difficile accettare che la differenza si elevi al 17% nelle scuole universitarie.

Anche riguardo alla posizione professionale a livello dirigenziale il progresso delle donne è notevole e ogni anno aumenta: 2022: 31%, 2023: 32%, 2024: 35%. Nella fascia d’età dai 25 ai 39 anni le donne dirigenti costituivano nel 2024 ben il 41%. A titolo di paragone si può osservare che nella fascia d’età 40-54 anni la quota era solo del 30%.

La chiave di volta

In questa progressiva riduzione del divario uomo-donna la formazione svolge un ruolo determinante. Dal suo livello, infatti, dipendono molto spesso il tipo di occupazione, la posizione professionale, la retribuzione e talvolta persino la condizione sociale. Perciò, nelle analisi più approfondite, la formazione è sempre considerata uno strumento importante anche per raggiungere la parità tra uomo e donna. Infatti, chi dispone di una buona formazione normalmente ha anche un margine di manovra più ampio nelle scelte professionali e quando deve far fronte alle sfide che si presentano nell’ambito personale, famigliare, sociale e persino politico.

Un altro segnale della maggiore e migliore formazione delle donne è anche l’aumento del loro tasso di attività professionale, passato dal 44% del 1991 al 72% del 2024 (anche se non va dimenticato che in Svizzera è particolarmente elevato il lavoro a tempo parziale delle donne, 77%). Nella fascia d’età dai 25 ai 39 anni il tasso di attività è addirittura dell’88%. Per avere un’idea del progresso fatto registrare dalle donne in questi ultimi decenni basta ricordare che il tasso di attività degli uomini dai 25 ai 39 anni, che era del 97% nel 1991, è sceso nel 2024 al 94% e quello degli uomini dai 55 ai 64 anni è sceso addirittura dal 94% all'84%. A livello europeo, le donne svizzere (e quelle straniere residenti) sono tra le più «attive» (mentre quelle italiane, greche e rumene le meno attive).

A questo punto è facile osservare che tutto è legato, nella vita delle donne come nell’intera società: formazione, attività e posizione professionale, retribuzione, vita sociale; ma il primo e fondamentale anello della catena, la chiave di volta, è la formazione. Tutti dovrebbero rendersene conto, ma specialmente i politici europei e nazionali dovrebbero sentire il dovere morale e sociale di destinare sempre maggiori risorse alla formazione, con lungimiranza e senso di responsabilità, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.

Giovanni Longu
Berna 12.03.2025

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