In una breve serie di articoli a partire da questo saranno rievocati alcuni eventi d’importanza nazionale e talvolta anche internazionale di cui quest’anno ricorrono anniversari meritevoli di essere ricordati. Dovendo operare per evidenti ragioni una scelta, questa è stata fatta seguendo in particolare questi criteri: l’interesse dei lettori per eventi di grande portata, la rilevanza che la maggior parte degli eventi commemorati ha avuto sull'evoluzione dell’immigrazione italiana in Svizzera e l’importanza che alcuni di essi hanno avuto nella storia mondiale anche recente. Comincio, per ragioni cronologiche (dal più remoto a quello più recente), dal 175° anniversario della Costituzione federale.
Prima del 1848: la Lega (litigiosa) dei Cantoni
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La Costituzione federale ha garantito l'unità e le diversità cantonali tradizionali, economiche, culturali, linguistiche, confessionali.. |
Il Congresso di Vienna del 1815, aveva rafforzato la vecchia
Confederazione verso l’esterno con l’integrazione dei Cantoni di Neuchâtel, Ginevra e del Vallese, ma non verso l’interno,
dove i litigi intercantonali erano frequenti. Le Grandi Potenze (Austria,
Gran Bretagna, Prussia, Russia e Francia), in competizione fra loro per il
predominio europeo, probabilmente consideravano la Svizzera una sorta di «Stato
cuscinetto», né troppo debole né troppo forte, per impedire eventuali mire
espansionistiche dell’una o dell’altra potenza. Per questo le avevano anche
imposto la neutralità permanente, ma non avevano pensato al suo rafforzamento
interno (compattezza e stabilità) per poter svolgere agevolmente il suo compito.
Di fatto i Cantoni continuavano a comportarsi come Stati indipendenti
specialmente in politica interna e senza alcun coordinamento con gli altri
Cantoni in quasi tutti i campi. Per di più negli ultimi decenni della prima
metà del secolo cresceva la divergenza tra i Cantoni (in maggioranza protestanti) che aspiravano
a un maggiore centralismo (Stato federale) e i Cantoni (in maggioranza
cattolici) che si battevano per la completa autonomia cantonale.
Di fronte al pericolo di una concentrazione dei poteri nelle mani della
Confederazione prevalentemente protestante a scapito dei Cantoni cattolici gelosi della propria autonomia, sette di questi (Lucerna, Uri, Svitto, Untervaldo, Zugo,
Friburgo e Vallese) decisero di costituire una «Lega separata» (Sonderbund) e un
proprio esercito (un po’ raccogliticcio). Non durò però a lungo
perché i Cantoni protestanti (Zurigo, Berna, Glarona, Soletta,
Sciaffusa, San Gallo, Grigioni, Argovia, Turgovia, Ticino, Vaud, Ginevra) organizzarono
tempestivamente un esercito ben più forte alle dipendenze dell'esperto generale Guillaume-Henri Dufour (1787/1875), che sconfisse
in pochi giorni e con poche vittime i separatisti.
1848: la Costituzione e il federalismo
Per porre definitivamente fine alle lotte interne, dopo
lunghe trattative, si giunse all'approvazione di una nuova costituzione (1848)
che trasformava praticamente un’alleanza di Stati in un vero e proprio Stato
federale, garantiva l’equilibrio dei poteri con
organismi centrali ben definiti e separati (Assemblea federale bicamerale, Consiglio
federale e Tribunale federale) e politiche centralizzate solo in alcune materie
(difesa, politica estera, dogane, ecc.). Il potere supremo (sovranità
popolare) restava saldamente nelle mani del Popolo, che lo esercitava
attraverso la democrazia
diretta.
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Il motto della Confederazione: «Uno per tutti - tutti per uno» |
I
pilastri della nuova Confederazione
Oltre al federalismo e all'equilibrio dei poteri, i pilastri di sostegno della nuova Confederazione erano (e sono) costituiti dalla neutralità, di cui aveva già beneficiato e di cui beneficerà ancora a lungo, ma anche da alcuni principi di politica interna come la sussidiarietà e la solidarietà, tradotti nella massima ben evidenziata all'interno della cupola di Palazzo federale: «uno per tutti - tutti per uno».
Grazie a questi elementi strutturali la Confederazione in
questi 175 anni è cresciuta enormemente, ha acquistato prosperità e prestigio nel mondo e può persino proporsi come
modello, facilmente adattabile, per la soluzione di tanti problemi di
convivenza interna e internazionale.
Giovanni Longu
Berna 25.10.2023
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