Avevo deciso di non scrivere nulla nell'anniversario di questa guerra insensata tra Russia e Ucraina perché le posizioni mi sembrano talmente fossilizzate da renderle inscalfibili. Se scrivo è per due ragioni. La prima, perché considero inutile e fastidioso sentir ripetere che la Russia ha invaso l’Ucraina, che i russi sono i cattivi e gli ucraini i buoni, che è giusto continuare a mandare armi sempre più sofisticate all'Ucraina fino alla sua vittoria finale e affermazioni simili. E’ una ripetizione inutile perché è evidente che la Russia ha invaso il Paese vicino e il diritto internazionale questo non lo consente. La seconda, perché ritengo la pace doverosa e possibile.
Una guerra ad oltranza?
Per evitare una guerra nucleare, però, gli USA, la NATO e l’UE,
che intendono sostenere economicamente e militarmente l’Ucraina fino alla sua
vittoria finale, non sono disposti a entrare in guerra direttamente e a morire
per l’Ucraina. Del resto, non è scontato che le democrazie occidentali continuino
a seguire, anche se sempre meno convintamente, i loro capi e non si ribellino a questa
volontà di guerra ad oltranza, anche se a morire, per ora, sono solo russi e
ucraini. Sempre più persone si rendono conto che proseguire la guerra non conviene a nessuno, è una sciagura per tutti!
Quali sono le condizioni per una pace «giusta»?
Se decido di scrivere è soprattutto perché ritengo possibile
ottenere un cessate il fuoco e avviare trattative di pace su basi un po’ più
serie e più giuste rispetto a quelle vaghe e astratte ventilate dagli
occidentali, compreso il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani e il
consigliere federale Ignazio Cassis. Secondo Tajani, «non ci può essere pace
senza giustizia» e per Cassis, «dopo un anno di guerra, dobbiamo unire le
nostre forze, le nostre idee e i mezzi a nostra disposizione per ripristinare
il senso di sicurezza in Europa e garantire il ritorno di una pace completa,
giusta e duratura in Ucraina». Parlando all'undicesima Sessione di emergenza
dell’Assemblea Generale dell'Onu convocata a un anno dall'invasione, Tajani ha tentato
di precisare che «giustizia significa il pieno rispetto dell’indipendenza,
della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina all'interno dei suoi
confini internazionalmente riconosciuti e delle sue acque territoriali».
A riguardo dell’ONU, che ieri, come ci ricordano tutti i
media, ha votato a grande maggioranza una risoluzione che invita la Russia a
ritirarsi «incondizionatamente e immediatamente» dall'Ucraina per il
raggiungimento, il prima possibile, di una pace «complessiva, giusta e duratura»
nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite, molti cronisti non hanno
evidenziato che «la maggioranza» dei votanti non comprendeva nazioni importanti
come Cina, India, Sudafrica, e altri 36 Stati, compresa naturalmente la Russia.
Questi Stati contrari o astenuti non capiscono niente di diritto internazionale
o hanno qualche dubbio su come l’Occidente si prefigura la fine del conflitto? Del
resto, è proprio così evidente «il diritto internazionale»?
Il «diritto internazionale»
Perché della Carta delle Nazioni Unite, che consta di 111
articoli, molti commentatori sembrano conoscerne solo due o tre in cui si
tratta della sovranità degli Stati nazionali, tralasciando scrupolosamente
quelli in cui si richiama l’obbligo degli Stati al rispetto dei diritti
fondamentali del popoli? Per es. l’art. l, paragrafo 2 che considera tra i fini
delle Nazioni Unite: «Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate
sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei
diritti e dell’autodecisione dei popoli, e prendere altre misure atte a
rafforzare la pace universale». Non viene mai citato nemmeno l’art. 55 che
recita «Al fine di creare le condizioni di stabilità e di benessere che sono
necessarie per avere rapporti pacifici ed amichevoli
fra le nazioni, basate sul rispetto del principio dell’uguaglianza dei diritti
o dell’autodecisione dei popoli, le Nazioni Unite promuoveranno…».
Ripartire dagli accordi di Minsk
Le condizioni di una pace seria e giusta non ci saranno e
quindi la guerra potrà continuare per anni finché non si riparte da quegli
accordi e le Nazioni Unite non faranno in modo che l’Ucraina lasci decidere
agli ucraini russofoni orientali da chi vogliono essere governati garantendo loro
il rispetto dei diritti fondamentali e il principio dell’eguaglianza dei
diritti. Dovranno inoltre garantire che tra Russia e Ucraina ci siano rapporti
di buon vicinato, con le ovvie conseguenze della neutralità di quest’ultima.
Del resto questa era anche la condizione a cui si sottoponeva la stessa Ucraina
al momento dell’indipendenza da Mosca.
Perché non solo i politici ma anche i media occidentali non parlano mai di questi principi, di quegli accordi, dei diritti fondamentali dell’uomo e parlano invece di «sovranità nazionale», che non è mai menzionata nella Carta delle Nazioni Unite?
Si vuole davvero una pace giusta? Allora si cominci a
rispettare integralmente la Carta dell’ONU e gli ucraini messi in condizione di
scegliere liberamente da chi e come vogliono essere governati.
Giovanni Longu
Berna 24.2.2023
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