Erano trascorsi 60 anni dalla liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz (27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa) quando l’Assemblea delle Nazioni Unite, nel 2005, decise di dedicare ogni anno la data del 27 gennaio al ricordo dello sterminio del popolo ebraico: Giorno della Memoria. Voleva che questo ricordo, che si andava affievolendo, restasse per sempre impresso nella memoria collettiva quale monito contro ogni tipo di genocidio. Dalla liberazione dei superstiti di Auschwitz sono ormai trascorsi 70 anni e quel ricordo, anche se indiretto, è sempre vivo nello spirito di chi ama la libertà e odia la barbarie.
L'ingresso del campo di sterminio di Auschwitz con la famigerata scritta: Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi |
Ho avuto l’opportunità di visitare, parecchi anni fa, il
campo di concentramento di Dachau, vicino a Monaco di Baviera, e il campo di sterminio di
Auschwitz, vicino a Cracovia in Polonia (dal 1979 Patrimonio dell'Umanità protetto dall'UNESCO). Li ho visitati entrambi insieme a un
grande studioso delle atrocità naziste, un polacco, Stanisłav Musiał, scomparso
da qualche anno.
Di Dachau mi diceva che quel poco ch’era rimasto non
dava l’idea di quel ch’era stato in realtà quel Lager, perché i tedeschi ormai
schiacciati dagli eserciti alleati, erano riusciti a distruggere gran parte
delle prove materiali delle loro atrocità prima che giungessero i soldati
anglo-americani e russi.
Cortile del blocco 11 col «muro della morte» |
Forni crematori distrutti dalle SS prima di
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Perché sia efficace, tuttavia, questa riflessione va attualizzata
e personalizzata, come suggerisce Vittorio Foa nell’introduzione al
libro di Primo Levi (ex deportato e sopravvissuto) «Se questo è un
uomo»: «Sorgono allora delle domande: perché dobbiamo ricordare? E che cosa
bisogna ricordare? Bisogna ricordare il Male nelle sue estreme efferatezze e
conoscerlo bene anche quando si presenta in forme apparentemente innocue:
quando si pensa che uno straniero, o un diverso da noi, è un Nemico si pongono
le premesse di una catena al cui culmine, scrive Levi, c’è il Lager, il campo
di sterminio».
Berna 27 gennaio 2015
Giovanni Longu
Io non sono daccordo su questo giorno della memoria. A furia di sentirmi dire che l'olocausto ha fatto 6.000.000 di morti tendo a considerare un'inezia l'uccidere 100 palù (in quanto etnia o religione),una sciocchezzuola...i nazisti fecero di peggio mi viene da pensare, perdo di vista la realtà: Il solo pensare di attuare un genocidio è cosa orribile!
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