Con l’approvazione definitiva della legge sull’emersione e il
rientro dei capitali detenuti all’estero, che prevede la collaborazione volontaria (voluntary
disclosure) in materia fiscale, sarà possibile
fin dai prossimi mesi realizzare tra l’Italia e la Svizzera una grande operazione
verità.
L’emersione dei capitali trasferiti illecitamente all'estero
era già stata tentata anni addietro con i vari «scudi» fiscali del ministro Tremonti,
che non avevano però prodotto gli effetti sperati, nonostante fosse stato
garantito l’anonimato dei proprietari dei capitali emersi. Ora, si spera, se l’accordo
tra i due Paesi sarà presto concluso, dovrebbe emergere dal grigiore della
clandestinità l’intero ammontare dei capitali finora nascosti al fisco italiano.
Nemmeno la Svizzera, infatti, avrà interesse e possibilità di nascondere il
maltolto. Lo scambio automatico delle informazioni bancarie sarà infatti la
regola dal 2017, al più tardi dal 2018.
Finalmente! verrebbe da dire, perché francamente di
questi tentativi falliti e del continuo rinvio di un accordo tra l’Italia e la
Svizzera non se ne poteva più. Era dall'ultimo governo Berlusconi che si
facevano annunci vani. Nel frattempo sono passati i governi Monti e Letta
e persino il governo Renzi inizialmente sembrava tentennare. A fine
febbraio (!) aveva infatti assicurato che dove erano falliti Berlusconi e Letta
sarebbe riuscito lui («Entro un mese , aveva detto, vediamo quanto prendiamo e
da dove». Intanto i mesi trascorrevano senza che l’accordo venisse anche solo
abbozzato.
Mentre i ministri responsabili, Padoan per l’Italia e
Widmer-Schlumpf per la Svizzera, si rimpallavano le responsabilità del
ritardo, montava la tensione soprattutto nel Ticino, dove quasi all’unanimità
s’invocava da Berna la denuncia dell’accordo con l’Italia sui frontalieri e misure
di ritorsione per l’inserimento della Svizzera nelle liste nere italiane. Si è
tentato persino di forzare la situazione bloccando i ristorni all’Italia delle
imposte dei frontalieri del 2013.
Purtroppo, nel frattempo c’è stata anche la votazione del
9 febbraio scorso «contro l’immigrazione di massa» e il voto favorevole del
Ticino è stato determinante per la vittoria del »sì». Appare difficile
escludere che l’atteggiamento dei ticinesi non sia stato fortemente influenzato
dall’esasperazione con cui vivono da anni le tensioni con l’Italia!
Finalmente, però, qualcosa sta cambiando nelle relazioni
italo-svizzere. Il ministro Padoan e la consigliera federale Widmer-Schlumpf si
mostrano entrambi più fiduciosi in una rapida soluzione delle vertenze. Con
l’avvicinarsi dell’Expo 2015 di Milano si ha l’impressione che tutta l’Italia
si stia avvicinando alla Svizzera e viceversa. Anche la polemica sui
frontalieri ha perso vigore, grazie soprattutto all'ottimismo manifestato da Widmer-Schlumpf,
secondo cui «alla fine arriveremo ad un
buon risultato anche per il Ticino».
Nell'attesa l’ottimismo mi sembra d’obbligo, per
tutti. In fondo la vertenza fiscale, per quanto importante e spinosa, non rappresenta
che una minima parte delle molteplici relazioni tra i due Paesi. Basti pensare che
l’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera, sono frequenti e intense
le relazioni culturali (anche per la difesa della lingua italiana), artistiche,
scientifiche, senza dimenticare che nella Confederazione vive oltre mezzo
milione di cittadini italiani, in parte con la doppia nazionalità. Sicuramente le
cose che accomunano l’Italia e la Svizzera superano abbondantemente ciò che
divide. Anche per questo l’ottimismo non è di maniera.
Ad ogni buon conto, Italia e Svizzera, i migliori auguri per
la conclusione di un buon accordo, che componga le divergenze, rafforzi
l’intesa reciproca e rilanci la collaborazione (anche sul piano europeo) che ha
prodotto finora enormi benefici ad entrambi i Paesi. Buon Anno!
Giovanni Longu
Berna, 17.12.2014
Berna, 17.12.2014
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