Dopo aver trattato negli ultimi due articoli dell’antropologia di Sant'Agostino ispirandomi alla Città di Dio, l’opera più completa della sua maturità, oggi desidero presentare un altro gigante della fede, che continua ad avere seguaci in tutto il mondo: Sant'Ignazio di Loyola, di cui oggi 31 luglio ricorre la memoria liturgica. Tra i due non esiste alcun legame storico diretto (anche se non sarebbe difficile trovare qualche analogia), ma entrambi possono essere considerati artefici di primissimo piano nella costruzione del pensiero moderno occidentale impregnato di valori cristiani. Basterebbe pensare all’influenza che hanno ancora nel mondo moderno alcune opere di Sant’Agostino e gli «Esercizi spirituali» di Sant’Ignazio. Del resto, i due ordini religiosi che s’ispirano ai carismi dei due Santi, l’Ordine di Sant'Agostino (o Agostiniani) e la Compagnia di Gesù (o Gesuiti) sono ancora vitali, impegnati, utili alla Chiesa e al mondo. Basti ricordare che l’attuale papa Leone XIV è un agostiniano e il suo predecessore Francesco era un gesuita. In quest’articolo tratterò tuttavia solo della Compagnia di Gesù, di cui il 27 settembre ricorre il 485° di fondazione, per evidenziarne soprattutto la singolarità del nome e la sua costante influenza anche nel mondo d’oggi.
Ignazio di Loyola e
l’esperienza religiosa
Ritratto di Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), di P. P. Rubens |
Spesso si dimentica che il fondatore dei
Gesuiti, Iñigo Lopez de Loyola (1491-1556) non ha voluto un manipolo di combattenti, ben addestrati
(intellettualmente), obbedienti e coraggiosi, per contrastare il paganesimo e
l’eresia, ma un gruppo di amici tra loro e innamorati di Gesù Cristo. Infatti,
pur essendo di origine cavalleresca, Ignazio di Loyola, non volle
costituire una compagnia di cavalieri alle sue dipendenze che portasse il suo
nome (come si usava allora), sia pure a fini religiosi, ma seguì una sorta di
illuminazione celeste e, visto che non avevano un capo se non Gesù Cristo che
volevano servire, propose al gruppo di chiamarsi «Compagnia di Gesù», anche se oggi
i suoi membri sono forse più noti come «Gesuiti».
A mio parere si è
fantasticato molto, anche tra i suoi primi biografi, su come Ignazio e i suoi
primi compagni siano giunti a quel nome, lasciandosi magari suggestionare dalla
mentalità dell’epoca che considerava gli Ordini religiosi come milizie scelte
della Chiesa al comando del Papa. Persino Francesco d’Assisi era cantato
in un carme francescano «capitano di uomini apostolici che guerreggiano contro
le guarnigioni del mondo, della carne, di Satana». E anche lo stesso Ignazio di
Loyola, almeno in certi momenti, ha considerato la Compagnia di Gesù una truppa
scelta della Chiesa a disposizione del Papa, provvidenzialmente suscitata da
Dio a difesa della fede cattolica contro i Protestanti del Nord Europa e per
evangelizzare «tutte le terre degli infedeli».
In realtà, Ignazio di
Loyola ha sempre pensato soprattutto a un «gruppo di amici, compagni», uniti
nella fede e nell'amore di Cristo, che desideravano imitare fino in fondo e servire
in modo esclusivo, pur lasciando decidere al Papa «dove», se in Palestina o
altrove, ma sempre pronti a recarsi in qualunque parte del mondo fosse
necessario per il bene della Chiesa e degli uomini. Per questo dovevano essere
particolarmente preparati e ben disposti («obbedienza»).
Ignazio stesso si era
voluto preparare, dapprima alla meglio (in alcune città spagnole) e poi scrupolosamente
a Parigi, dove divenne dottore in teologia. In realtà l’ambizione di Ignazio e
dei suoi compagni era quella di rassomigliare il più possibile a Cristo, nella
povertà estrema, nella sofferenza e persino andando in prigione a causa della
verità. Per questo maturavano l’idea di volersi chiamare come gruppo
nient’altro che la «Compagnia di Gesù».
Il papa Paolo III approva la Compagnia di Gesù (1540) |
La Compagnia di Gesù
Ignazio scriverà nella
«Formula» dell’istituzione: «Chiunque voglia militare per Dio sotto il vessillo
della Croce in questa Compagnia, che vogliamo insignita del nome di Gesù e
voglia mettersi al servizio del Signore e del Romano Pontefice, suo vicario in
terra,… tenga sempre presente che la intera Compagnia e i singoli suoi membri
combattono al servizio di Gesù…».
Esula dall'ambito di
questo articolo ricordare anche solo per sommi capi l’intera biografia di
Ignazio di Loyola e soprattutto la storia dei Gesuiti, ma a prescindere da
qualsiasi giudizio storico si dia su di essa, non si può non ricordare che la
Compagnia di Gesù è nata attorno a un Capo, Gesù Cristo, «vero e sommo
Capitano», «un re così generoso e così umano», ma anche un Capo esigente perché non chiede una
semplice collaborazione esterna nella conquista del Regno, ma esige la
donazione completa di tutta la persona, della mente e del cuore, di tutte le
proprie forze, come Cristo che si è dato totalmente al servizio del Padre.
Ignazio considerava il servizio apostolico richiesto alla Compagnia un impegno
gravoso perché «dobbiamo essere occupati per la maggior parte del giorno e
perfino della notte ad aiutare quelli che soffrono nel corpo e nell'animo».
Ignazio di Loyola alla ricerca della volontà di Dio! |
Se la Compagnia di
Gesù sia sempre stata fedele alla sua «Formula», se abbia sempre cercato di
«militare sotto il vessillo della Croce» e se abbia sempre cercato la «maggior gloria di Dio» spetta agli studiosi deciderlo. La storia ha
comunque già assegnato alla Compagnia di Gesù un posto di rilievo nella Chiesa,
nella cultura e nel mondo moderno. Del resto, la pratica degli Esercizi
spirituali secondo il metodo ignaziano è sempre molto diffusa anche tra i
laici, soprattutto tra coloro che cercano
di «disporre l'anima a liberarsi da tutte le affezioni
disordinate e, dopo averle eliminate, a cercare e trovare la volontà di Dio
nell'organizzazione della propria vita in ordine alla salvezza dell'anima».
Giovanni Longu
31 luglio 2025