25 novembre 2025

1950: La dichiarazione Schuman e l’UE

Rievoco volentieri questo 75° anniversario perché la dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950 è stata fondamentale per la nascita dell’Unione europea. Sebbene mirasse in primo luogo alla riconciliazione franco-tedesca, ha segnato anche l’avvio del processo di unificazione dell’Europa, tuttora in divenire. Schuman dichiarò nel Parlamento francese che il Governo intendeva proporre alla Germania la messa in comune delle risorse di carbone e di acciaio dei due Paesi, in una organizzazione aperta a tutti i Paesi d’Europa. In quella dichiarazione apparivano chiari non solo l’idea che l’Europa potesse ricomporsi e consolidarsi pacificamente, ma anche il metodo da seguire. Pur partendo da una imprescindibile riconciliazione tra Francia e Germania, l’obiettivo non era una comunità a due, ma una comunità economica e politica aperta a tutti i Paesi europei. La riconciliazione franco-tedesca doveva costituire la prima tappa di una federazione europea alla quale anche l’Italia e persino la Svizzera «neutrale» erano interessate.

L’idea del Trio Schuman-Adenauer-De Gasperi

«La pace mondiale non potrà essere salvaguardata senza sforzi creatori che siano all'altezza dei pericoli che la minacciano. Il contributo che un'Europa organizzata e viva può apportare alla civiltà è indispensabile al mantenimento delle relazioni pacifiche. […] L’Europa non è stata fatta, abbiamo avuto la guerra. L'Europa non si farà d’un tratto, né in una costruzione globale: essa si farà con delle realizzazioni concrete, creando anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni europee esige che l'opposizione secolare fra la Francia e la Germania sia eliminata… » (Schuman, 9 maggio 1950). Il progetto di Robert Schuman fu approvato dal Parlamento francese, ma fu sostenuto anche dai leader dei due maggiori Paesi continentali (Germania e Italia): Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi.

Ho già scritto altre volte del Trio Schuman-Adenauer-De Gasperi che è all'origine dell’Unione Europea (UE). Ne scrivo nuovamente in occasione del 75° della dichiarazione dell’allora Ministro degli esteri Schuman al Parlamento francese 75 anni fa, perché l’UE, visibilmente in crisi d’identità e di prospettive, purtroppo sembra allontanarsi dall'idea originaria di «Unione» e dallo spirito di quella dichiarazione. Il Trio aveva ben presente i danni della seconda guerra mondiale ma anche della prima e per impedire il ripetersi di quegli eventi disastrosi aveva intravisto la via della pace, dell’unione e dello sviluppo come soluzione possibile e necessaria. Francamente, non mi sembra che l’UE stia percorrendo la stessa strada. Credo che una riflessione al riguardo di ciascun europeo possa contribuire a rendere gli organismi comunitari più democratici e più responsabili.

I risultati finora raggiunti dall'Unione europea voluta da quel Trio sono sotto gli occhi di tutti: la pace è stata salvaguardata, è terminata la «guerra fredda», l’Unione si è allargata e rafforzata, lo sviluppo ne è ancora un propulsore efficiente sebbene indebolito. Ciò nonostante, la Commissione, come altre istituzioni europee, invece di proseguire armoniosamente il cammino segnato, sviluppando la solidarietà e la collaborazione, sembrano rincorrere i fantasmi delle guerre passate e rischiano di commettere gli stessi errori.

Infatti, chi non vede nell'UE di oggi una crescita dei nazionalismi? Chi approva l’autoriduzione dell’Europa con la rinuncia alla Russia europea e la ripresa su vasta scala della «guerra fredda»? E chi non avverte che il riarmo esorbitante proposto dai vertici UE finirà per sollevare nuovi venti di guerra, favorendo fra l’altro alcuni Paesi (quelli con maggiori possibilità di spesa) a scapito di altri meno facoltosi? Chi non vede i rischi d’implosione dell’UE, perché si parla sempre più di una Unione a due o più velocità e alcuni Paesi si domandano se non sia preferibile seguire l’esempio della Gran Bretagna, mentre altri s’interrogano seriamente se convenga ancora restare uniti ai tradizionali alleati, visto che l’ordine mondiale sta evolvendo verso un mondo multipolare? E quanti Stati membri dell’UE, di fronte alle crescenti difficoltà, sono disposti a cedere anche solo una piccola parte di sovranità nazionale a beneficio di un’Unione sovranazionale sempre più debole?

L’esempio della guerra russo-ucraina è emblematico

Sono convinto che la guerra russo-ucraina si sarebbe potuta evitare se l’UE fosse stata più forte e autonoma adoperandosi per far rispettare gli accordi di Minsk del 2014 e 2015, tanto più che alcune «potenze» (in particolare Francia e Germania) se ne erano rese garanti sotto l’egida dell'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Non è questo il luogo e il momento per chiedersi chi non li ha osservati, ma ritengo che l’UE avrebbe potuto agire almeno su una parte, l’Ucraina, che certamente non li ha osservati con motivazioni nazionalistiche e forse anche perché si sentiva coperta dalla protezione dell’Unione e della NATO a cui intendeva aderire.

Oggi, per fortuna, si comincia seriamente a parlare di pace e non capisco come a molti responsabili dell’UE sfugga che è meglio sacrificare un pezzo di territorio che vite umane (militari e civili), che la condizione della neutralità parzialmente disarmata come è stata provvidenziale per certi Paesi potrebbe esserlo anche per l’Ucraina, che le relazioni di buon vicinato valgono più di certe amicizie lontane niente affatto disinteressate, che uno sviluppo comune anche parziale è preferibile a una lotta fratricida, che non è affatto disdicevole una certa equidistanza da Stati Uniti e Russia, avendoli più come partner che come protettori.

Alla Commissione Europea verrebbe da chiedere perché in questi anni di guerra non si è mai adoperata seriamente a mediare tra le posizioni ambiziose di Putin e le richieste talvolta farneticanti di Zelensky. Eppure argomenti per una soluzione pacifica del conflitto ce n’erano. Sarebbe bastato riprendere alcuni punti degli Accordi di Minsk in cui si prevedeva, per esempio, il rispetto dei diritti fondamentali (come previsto dalla Carta dell’ONU) della minoranza russofona, l’organizzazione di elezioni libere nel Donbass, la decentralizzazione dei poteri, uno statuto speciale per le regioni di Donetsk e Lugansk, il diritto all'autodeterminazione linguistica, la neutralità dell’Ucraina, ecc.

Perché l’UE e i Paesi occidentali hanno tollerato così a lungo una guerra insensata e disastrosa, preferendo imporre alla Russia severe sanzioni e sostenere finanziariamente e militarmente l’Ucraina nell'illusoria speranza di una vittoria, alimentare in Europa la paura di un’invasione russa e giustificare spese spropositate per un riarmo generalizzato dei Paesi europei?

Credo che abbiano ragione quanti ritengono tale riarmo e la Commissione che l’ha richiesto una sciagura per l’UE e un oltraggio allo spirito dei fondatori, che volevano solo la pace e lo sviluppo solidale del continente dall'Atlantico agli Urali. Perché nessuno Stato membro sembra credere nella forza della riconciliazione e della solidarietà? Perché si continua a preferire ambizioni impossibili e pericolose piuttosto che affrontare responsabilmente la realtà? Perché si lascia predicare impunemente a qualche Commissario che per avere la pace bisogna prepararsi alla guerra? Perché non ci impegniamo tutti, giorno per giorno, per una pace «disarmata e disarmante», come ha indicato al mondo papa Leone XIV all'inizio del suo pontificato (8.5.2025)?

Giovanni Longu
Berna 25.11.2025

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