Si continua a parlare di riforme, da Matteo Renzi in giù, mentre l’Italia stenta a uscire dalla palude della crisi, della disoccupazione, della corruzione, del calo dei consumi, della mancanza di obiettivi precisi, di prospettive.
In ogni telegiornale e in ogni organo di stampa ad ampia
diffusione si dedica tempo e spazio a dismisura alle «grandi riforme», spesso
senza che il cittadino medio possa decifrarne il linguaggio (come se la
politica non riguardasse soprattutto i cittadini) e capirne la portata, mentre non
si parla mai delle «vere riforme» che la stragrande maggioranza dei cittadini
si aspetta.
Italia ancora in piena crisi
Eppure gli stessi organi d’informazione aggiornano
costantemente l’opinione pubblica sulle cifre della disoccupazione, della
chiusura di aziende, della perdita di posti di lavoro, del calo dei consumi,
della malasanità, della malagiustizia, degli sprechi. Perché la politica sembra
insensibile e preferisce disquisire dell’architettura dello Stato, di riforme
costituzionali e ora anche della riforma dell’Europa? E’ proprio così urgente
la riforma del Senato, del rapporto Stato-Regioni, della legge elettorale? Non
sarebbe stato meglio per un parlamento, fra l’altro costituitosi in base ad una
legge parzialmente incostituzionale, e per un governo nato espressamente per
affrontare l’emergenza, aggredire subito la crisi, soprattutto nei suoi aspetti
più critici come la disoccupazione, la perdita di posti di lavoro, la povertà,
il debito pubblico?
Lotta alla corruzione e all'evasione fiscale
Nel frattempo, sono riemersi in questi ultimi mesi alcuni
mali fortemente penalizzanti come la corruzione e l’evasione fiscale,
ma si è preferito affrontarli con alcune misure ad effetto e alcune
incarcerazioni plateali piuttosto che cercare di estirparli alla radice intervenendo
drasticamente nel pubblico impiego, colpendo in maniera esemplare corrotti,
corruttori ed evasori fiscali, ma soprattutto pretendendo dai cosiddetti «servitori
dello Stato» maggiore efficienza, maggiore rispetto dei cittadini, maggiore
produttività.
Riforma della giustizia
Proprio nei giorni scorsi si è riproposta in tutta la sua
evidenza la necessità di una riforma della giustizia che dia credibilità
a pubblici ministeri che ricercano unicamente la verità e a giudici che sappiano
interpretare fatti e testimonianze non in base a preconcetti, ma unicamente in
base a certezze. Si eviterebbe fra l’altro che un tribunale contraddica l’altro
pur basandosi sugli stessi fatti e le stesse testimonianze.
Provvedimenti economici
Ma anche la riforma della giustizia, per quanto
indispensabile, è tutto sommato meno urgente dei provvedimenti che il governo e
il parlamento devono prendere per far uscire l’Italia definitivamente dalla
crisi. Oltretutto non mi sembra compito prioritario del governo impicciarsi
così prepotentemente di riforme costituzionali, mentre è certamente compito
prioritario del governo alleviare le sofferenze del popolo e in
particolare dei poveri, dei disoccupati, dei giovani adulti ancora a carico di
genitori pensionati, dei sempre più numerosi giovani che sono senza lavoro e
senza prospettive, soprattutto nel Mezzogiorno.
Occorrono riforme vere, non chiacchiere
Ci si rende conto che mentre a Roma si discute, secondo una
logica di potere più che di volontà di risolvere qualche problema reale, le
difficoltà degli italiani aumentano e cresce persino il debito pubblico, ossia
un ulteriore aggravio per tutti?
Matteo Renzi |
Fa bene il primo ministro Renzi a chiedere rispetto in
Europa, ma deve anche sapere che il rispetto nei rapporti internazionali come
in quelli privati va conquistato e meritato. Finché i numeri
sull'occupazione, sulla produzione, sui consumi delle famiglie, sulle
esportazioni, sulla corruzione, sull'evasione fiscale, sulla diminuzione del
debito pubblico non confermano un netto e persistente miglioramento non è vero
che l’Italia ha fatto o sta facendo bene i compiti.
Perché il giovane e dinamico Matteo Renzi non usa l’enorme
consenso di cui ancora gode, utilizzando al meglio le leggi che già esistono, per
incidere maggiormente nell'efficienza della pubblica amministrazione, nell’utilizzo
mirato della leva fiscale, nel perseguimento dei reati, nel controllo
dell’immigrazione clandestina, nella lotta alla povertà, nella lotta agli
sprechi, ecc.?
Matteo Renzi, prima di pretendere qualche attenzione in più
dall’Europa deve dare la prova di saperci davvero fare con i problemi interni.
Il buon governo è da sempre quello delle buone azioni, non quello delle belle
parole e delle buone intenzioni.
Giovanni Longu
Berna, 23.07.2014
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