La Svizzera spera in una rapida soluzione del negoziato con l’Italia sulla fiscalità e sui frontalieri e anche Roma sembra avere fretta di concludere. Il governo Renzi, come già quello precedente di Letta, sembra voler dare la precedenza ad una soluzione interna, l’autodenuncia, con agevolazioni per alcuni Paesi fra cui la Svizzera.
Le soluzioni possibili
Essendo stato scartato definitivamente il modello Rubik
ritenuto incompatibile con la sensibilità politica degli ultimi governi
italiani, non resterebbe che aspettare l’adozione da parte dei principali Paesi
finanziariamente forti dello scambio automatico delle informazioni oppure
prendere accordi bilaterali il più presto possibile. E’ la strada che stanno
tentando la Svizzera e l’Italia. Già il governo Letta, ma soprattutto quello attuale di Renzi
sembra infatti orientato a far rientrare i presunti ingenti capitali
trasferiti illegalmente all’estero, ma specialmente in Svizzera, attraverso l’autodenuncia
degli interessati.
L’autodenuncia sta per diventare legge
Si sa tuttavia che chiunque abbia trasferito illegalmente
somme di denaro in Svizzera o altrove prenderà tale decisione se nel calcolo
dei costi e dei benefici questi ultimi prevarranno. Se i costi reali o
ipotizzati apparissero eccessivi, è probabile che l’evasore cercherà altre
soluzioni (e non è detto che non ce ne siano).
Per far emergere i capitali detenuti all’estero e non
dichiarati al fisco italiano, il governo Renzi sembra prediligere la soluzione
già intrapresa dal governo di Enrico Letta dell’autodenuncia, la cosiddetta
«voluntary disclouse» (comunicazione volontaria).
Il relativo disegno di legge, già approvato dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati italiana, è finalizzato all'emersione dei capitali. Mentre Letta pensava, con questa misura, di apportare al fisco almeno 3 miliardi di euro, Renzi si è posto l’obiettivo di incassarne almeno 5, anche perché le sanzioni per chi non vi aderisse e venisse scoperto sarebbero ben più gravi: oltre che per il reato di evasione verrebbero accusati di autoriciclaggio, un nuovo reato inserito nel disegno di legge (che prevede una sanzione oltre al pagamento di tutte le tasse evase più gli interessi), con lo scopo evidente, fra l’altro, di dissuadere chi avesse ancora esitazioni per l’autodenuncia.
Accordo italo-svizzero più vicino
Poiché la nuova legge prevede anche sanzioni ridotte per gli audenuncianti che detengono capitali in Paesi che intendono aderire agli accordi per lo scambio automatico d'informazioni, primo fra tutti la Svizzera (dov'è depositata la maggior parte dei capitali non dichiarati al fisco italiano), è possibile che si giunga presto ad un accordo tra i due Paesi. Alcune fonti lo danno per probabile già entro la fine di luglio in occasione della prossima visita del Presidente della Confederazione Didier Burkhalter a Roma (prevista per il 29 luglio), ma probabilmente bisognerà ancora attendere mesi prima che i due Paesi raggiungano un accordo soddisfacente per entrambi.
Il relativo disegno di legge, già approvato dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati italiana, è finalizzato all'emersione dei capitali. Mentre Letta pensava, con questa misura, di apportare al fisco almeno 3 miliardi di euro, Renzi si è posto l’obiettivo di incassarne almeno 5, anche perché le sanzioni per chi non vi aderisse e venisse scoperto sarebbero ben più gravi: oltre che per il reato di evasione verrebbero accusati di autoriciclaggio, un nuovo reato inserito nel disegno di legge (che prevede una sanzione oltre al pagamento di tutte le tasse evase più gli interessi), con lo scopo evidente, fra l’altro, di dissuadere chi avesse ancora esitazioni per l’autodenuncia.
Accordo italo-svizzero più vicino
Poiché la nuova legge prevede anche sanzioni ridotte per gli audenuncianti che detengono capitali in Paesi che intendono aderire agli accordi per lo scambio automatico d'informazioni, primo fra tutti la Svizzera (dov'è depositata la maggior parte dei capitali non dichiarati al fisco italiano), è possibile che si giunga presto ad un accordo tra i due Paesi. Alcune fonti lo danno per probabile già entro la fine di luglio in occasione della prossima visita del Presidente della Confederazione Didier Burkhalter a Roma (prevista per il 29 luglio), ma probabilmente bisognerà ancora attendere mesi prima che i due Paesi raggiungano un accordo soddisfacente per entrambi.
Preoccupazioni svizzere
Mentre in Italia avanza la discussione parlamentare
sull’autodenuncia, in Svizzera, ma soprattutto in Ticino, ci si comincia a
preoccupare sulle possibili ripercussioni. Da tempo infatti si osserva un certo
nervosismo sia a livello politico e sia a livello di opinione pubblica.
Ha suscitato una certa impressione qualche settimana fa un
articolo di Armando Mobelli su Swissinfo intitolato «Italia: una presidenza
dell’UE scomoda per la Svizzera». Il giornalista si riferiva principalmente
ai rapporti tra la Svizzera e l’Unione Europea, ma è evidente che quel tipo di
rapporti avrà ripercussioni anche sulle relazioni Italia-Svizzera. Basti qui
ricordare che Renzi non ha fatto finora nulla per togliere la Svizzera dalla
lista nera dei Paesi non collaborativi a livello fiscale (l’Italia è l’unico paese
europeo ad averla inserita!).
La Confederazione è intervenuta più volte sulle autorità
ticinesi per invitarle alla pazienza, almeno fino alla primavera prossima, ma
non c’è dubbio che il Ticino si prepara già alle inevitabili conseguenze,
prendendo sin d’ora delle contromisure. Ad esempio ha fatto chiaramente
intendere che il negoziato con l’Italia deve comprendere anche la questione dei
frontalieri. Il Ticino si rende infatti ben conto che, qualunque soluzione verrà
adottata, dovrà accettare un forte ridimensionamento della sua piazza
finanziaria, dal dopoguerra alimentata soprattutto dai capitali provenienti,
solo in parte legalmente, dall’Italia, anche se nel rispetto della legislazione
svizzera.
Ticino e Lombardia
Del resto, che i rapporti tra il Ticino e la Lombardia (per
evidenti ragioni geopolitiche) non siano buoni lo dimostrano non solo la
recente reazione di molti ticinesi alla partecipazione all’Expo del 2015 a Milano, ma anche la
pubblicità data negli ultimi tempi ai numerosi furti realizzati o tentati in
territorio ticinese da cittadini italiani o provenienti dall'Italia, il
rafforzamento delle guardie di confine, la nomina di un delegato ticinese per i
rapporti transfrontalieri.
E’ auspicabile che quanto prima il negoziato giunga a una conclusione,
con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché in questo momento e in
prospettiva dovrebbe risultare assolutamente prioritario, tanto per l’Italia
quanto per la Svizzera, rilanciare i buoni rapporti di vicinanza e di
collaborazione.
Giovanni Longu
Berna, 23.07.2014
Berna, 23.07.2014
Nessun commento:
Posta un commento