23 luglio 2014

Negoziato Svizzera-Italia verso la soluzione


La Svizzera spera in una rapida soluzione del negoziato con l’Italia sulla fiscalità e sui frontalieri e anche Roma sembra avere fretta di concludere. Il governo Renzi, come già quello precedente di Letta, sembra voler dare la precedenza ad una soluzione interna, l’autodenuncia, con agevolazioni per alcuni Paesi fra cui la Svizzera.

Le soluzioni possibili
Essendo stato scartato definitivamente il modello Rubik ritenuto incompatibile con la sensibilità politica degli ultimi governi italiani, non resterebbe che aspettare l’adozione da parte dei principali Paesi finanziariamente forti dello scambio automatico delle informazioni oppure prendere accordi bilaterali il più presto possibile. E’ la strada che stanno tentando la Svizzera e l’Italia. Già il governo Letta, ma soprattutto quello attuale di Renzi sembra infatti orientato a far rientrare i presunti ingenti capitali trasferiti illegalmente all’estero, ma specialmente in Svizzera, attraverso l’autodenuncia degli interessati.

L’autodenuncia sta per diventare legge
Si sa tuttavia che chiunque abbia trasferito illegalmente somme di denaro in Svizzera o altrove prenderà tale decisione se nel calcolo dei costi e dei benefici questi ultimi prevarranno. Se i costi reali o ipotizzati apparissero eccessivi, è probabile che l’evasore cercherà altre soluzioni (e non è detto che non ce ne siano).
Per far emergere i capitali detenuti all’estero e non dichiarati al fisco italiano, il governo Renzi sembra prediligere la soluzione già intrapresa dal governo di Enrico Letta dell’autodenuncia, la cosiddetta «voluntary disclouse» (comunicazione volontaria).
Il relativo disegno di legge, già approvato dalla Commissione Finanze della Camera dei Deputati italiana, è finalizzato all'emersione dei capitali. Mentre Letta pensava, con questa misura, di apportare al fisco almeno 3 miliardi di euro, Renzi si è posto l’obiettivo di incassarne almeno 5, anche perché le sanzioni per chi non vi aderisse e venisse scoperto sarebbero ben più gravi: oltre che per il reato di evasione verrebbero accusati di autoriciclaggio, un nuovo reato inserito nel disegno di legge (che prevede una sanzione oltre al pagamento di tutte le tasse evase più gli interessi), con lo scopo evidente, fra l’altro, di dissuadere chi avesse ancora esitazioni per l’autodenuncia.

Accordo italo-svizzero più vicino
Poiché la nuova legge prevede anche sanzioni ridotte per gli audenuncianti che detengono capitali in Paesi che intendono aderire agli accordi per lo scambio automatico d'informazioni, primo fra tutti la Svizzera (dov'è depositata la maggior parte dei capitali non dichiarati al fisco italiano), è possibile che si giunga presto ad un accordo tra i due Paesi. Alcune fonti lo danno per probabile già entro la fine di luglio in occasione della prossima visita del Presidente della Confederazione Didier Burkhalter a Roma (prevista per il 29 luglio), ma probabilmente bisognerà ancora attendere mesi prima che i due Paesi raggiungano un accordo soddisfacente per entrambi.

Preoccupazioni svizzere
Mentre in Italia avanza la discussione parlamentare sull’autodenuncia, in Svizzera, ma soprattutto in Ticino, ci si comincia a preoccupare sulle possibili ripercussioni. Da tempo infatti si osserva un certo nervosismo sia a livello politico e sia a livello di opinione pubblica.
Ha suscitato una certa impressione qualche settimana fa un articolo di Armando Mobelli su Swissinfo intitolato «Italia: una presidenza dell’UE scomoda per la Svizzera». Il giornalista si riferiva principalmente ai rapporti tra la Svizzera e l’Unione Europea, ma è evidente che quel tipo di rapporti avrà ripercussioni anche sulle relazioni Italia-Svizzera. Basti qui ricordare che Renzi non ha fatto finora nulla per togliere la Svizzera dalla lista nera dei Paesi non collaborativi a livello fiscale (l’Italia è l’unico paese europeo ad averla inserita!).
La Confederazione è intervenuta più volte sulle autorità ticinesi per invitarle alla pazienza, almeno fino alla primavera prossima, ma non c’è dubbio che il Ticino si prepara già alle inevitabili conseguenze, prendendo sin d’ora delle contromisure. Ad esempio ha fatto chiaramente intendere che il negoziato con l’Italia deve comprendere anche la questione dei frontalieri. Il Ticino si rende infatti ben conto che, qualunque soluzione verrà adottata, dovrà accettare un forte ridimensionamento della sua piazza finanziaria, dal dopoguerra alimentata soprattutto dai capitali provenienti, solo in parte legalmente, dall’Italia, anche se nel rispetto della legislazione svizzera.

Ticino e Lombardia
Del resto, che i rapporti tra il Ticino e la Lombardia (per evidenti ragioni geopolitiche) non siano buoni lo dimostrano non solo la recente reazione di molti ticinesi alla partecipazione all’Expo del 2015 a Milano, ma anche la pubblicità data negli ultimi tempi ai numerosi furti realizzati o tentati in territorio ticinese da cittadini italiani o provenienti dall'Italia, il rafforzamento delle guardie di confine, la nomina di un delegato ticinese per i rapporti transfrontalieri.
E’ auspicabile che quanto prima il negoziato giunga a una conclusione, con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché in questo momento e in prospettiva dovrebbe risultare assolutamente prioritario, tanto per l’Italia quanto per la Svizzera, rilanciare i buoni rapporti di vicinanza e di collaborazione.

Giovanni Longu
Berna, 23.07.2014

Nessun commento:

Posta un commento