E solo da poche ore [l’articolo è stato scritto sabato scorso 20 aprile nel tardo pomeriggio, ndr] che Giorgio Napolitano, al termine del sesto scrutinio, è stato rieletto Presidente della Repubblica Italiana. Con la sua brillante rielezione è finito un incubo per l’Italia, ma le ore e i giorni che l’hanno preceduta non si potranno facilmente dimenticare, anche perché l’immediato futuro non sembra molto rassicurante. Basti pensare che all'interno di una consistente forza politica che non ha votato Napolitano si è gridato nientemeno che al «golpe», al «colpo di Stato».
Bisogna dare atto a Napolitano del suo alto senso delle istituzioni e anche del coraggio ad accettare le incognite di un altro settennato, non solo a causa dell’età (quasi 88 anni) ma anche e forse soprattutto a causa della complessa (per usare un eufemismo) situazione parlamentare italiana. Le difficoltà oggettive a formare un nuovo governo e le spaccature registrate nel maggior partito in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica dimostrano quanto l’Italia sia divenuta difficilmente governabile. Solo un Capo dello Stato dell’autorevolezza e del prestigio nazionale e internazionale di Giorgio Napolitano potrà riuscire a imporre un «governo del presidente» in grado di far uscire l’Italia dal pantano. Al neopresidente Napolitano dunque GRAZIE e BUON LAVORO!
L’unità nazionale anzitutto
Sia ben chiaro, il Presidente della Repubblica Italiana non
ha gli stessi poteri del capo di una Repubblica presidenziale, ma ne ha
sicuramente molti a cominciare dalla nomina del Presidente del Consiglio dei
Ministri. Mi auguro che li eserciti tutti con la consapevolezza che al punto in
cui ha portato l’Italia una politica disorientata e miope, ogni sua decisione per
far uscire il Paese dalla palude sarà considerata «saggia» e appropriata dagli
italiani.
Il Presidente Napolitano, durante il suo primo settennato,
fin dal suo giuramento d’insediamento ha dimostrato di essere «super partes»
conformemente ai dettami della Costituzione e in particolare dell’articolo 87,
il quale afferma che «il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e
rappresenta l’unità nazionale». Ebbene, proprio alla luce di questa sua
funzione, mi auguro che sappia scegliere un capo di governo in grado di
svolgere anche lui un’attività di governo assolutamente «super partes»,
finalizzata a risolvere gli urgenti bisogni del Paese per il bene di tutti.
Il Presidente della Repubblica è anche il «primo cittadino».
E’ un titolo che Napolitano ha già ben meritato. Mi auguro che continui ad
esserlo nella percezione e nella stima degli italiani, che vogliono vedere in
lui un esempio e punto di riferimento sicuro. Mi auguro che lo sia anche per il
prossimo governo quando dovrà cercare, almeno stavolta nella buona politica e
nel dialogo parlamentare, di superare i conflitti ideologici e partitici di cui
hanno dato purtroppo un’ulteriore prova proprio in questa occasione i vecchi e
nuovi partiti solo apparentemente rispettosi della volontà popolare, spesso
tradendola vistosamente.
La situazione grave in cui si trova oggi l’Italia sotto il
profilo politico, economico e sociale dovrebbe interpellare la coscienza di
tutti gli eletti affinché le contrapposizioni tradizionali, spesso ostili e
dannose, anche tra maggioranza e opposizione, cedano il posto a una
disinteressata collaborazione per il bene comune. Questo significa soprattutto
approvare misure urgenti per fare uscire il Paese dalla crisi e rilanciare lo
sviluppo, ma non solo.
I suggerimenti che lo stesso Napolitano ha richiesto al
gruppo dei «Saggi» sono ottime indicazioni che governo e parlamento devono esaminare
e tradurre nella pratica. Questo esame deve avvenire seriamente e
tempestivamente. E’ auspicabile che lo stesso Presidente vigili e ne chieda
conto, pur nel rispetto delle prerogative del governo e del parlamento.
Urgente riforma della politica
Vorrei anche che il Presidente della Repubblica si facesse
promotore, usando pienamente i suoi poteri costituzionali, di una riforma dello
Stato che ci eviti la prossima volta di assistere ad aborti così dolorosi come
quelli a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi e che preveda, magari, l’elezione
popolare del Capo dello Stato, in modo da consentire la formazione di governi autorevoli,
ampiamente sostenuti e durevoli.
Credo comunque che per raggiungere obiettivi sostenibili e
innovativi per l’Italia occorra anche metter mano a una seria e chiara regolamentazione
dei partiti politici. Da aggregazioni di visioni e opinioni sono divenuti centrali
di potere invasive in tutti i gangli vitali della nazione. Non si tratta di
mettere in dubbio il diritto sancito dalla Costituzione secondo cui «tutti i
cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale» (art. 49).
Si tratta di disciplinare l’organizzazione, il
finanziamento, la trasparenza e soprattutto il campo d’attività, in modo da evitare
in futuro non solo le degenerazioni dei partiti, ma anche quelle dei movimenti
ispirati dall'antipolitica. Ma son sicuro che il Presidente Napolitano non
abbia bisogno di consigli. Ne ha ricevuti abbastanza, non da ultimo dai
«Saggi».
Dunque, buon lavoro, Presidente, e tanti auguri!
Giovanni Longu
Berna, 20.04.2013
Berna, 20.04.2013
Nessun commento:
Posta un commento