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Uomo e donna «immagine di Dio» |
Ai credenti e non credenti andrebbe ricordato che il racconto biblico della creazione ha una valenza antropologica generale: «Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina» (Gen. 1,27). Questa «immagine di Dio» non è solo una prerogativa dei cristiani , ma di ogni persona umana, perché in ogni uomo e in ogni donna è impressa l’immagine di Dio. Quando si rivendica il rispetto dovuto alle donne come agli uomini basterebbe riferirsi a questa «immagine» e dovrebbe essere compito di ciascuno e di ciascuna rispettarla e valorizzarla, negli atti e nei pensieri.
In particolare ai credenti andrebbe tuttavia ricordato anche che, se è vero che nella storia la Chiesa non si è sempre attenuta a questo comandamento, è anche vero che essa è rimasta quasi sola a difendere i diritti fondamentali delle donne e le sue motivazioni sono così solidamente ancorate nella Bibbia e nella tradizione da non potersi efficacemente contestare o minimizzare: la dignità della donna (come dell’uomo) non deriva dal ruolo e dalle funzioni che essa svolge, ma dal suo essere «donna» (e uomo), creata (come l’uomo) a immagine di Dio.
Fanno certamente bene le donne a rivendicare anche nella Chiesa l’esercizio di funzioni dirigenziali, di servizio e di responsabilità, ma il rispetto lo devono rivendicare a prescindere dai ruoli e se, per esempio, la funzione sacerdotale viene loro negata, la spiegazione non va ricercata in un presunto potere discriminatorio maschilista ancora presente nella Chiesa, ma in una ragionevole interpretazione della Bibbia: se infatti Gesù Cristo avesse voluto chiamare al sacerdozio anche donne, avrebbe potuto certamente farlo, ma non l’ha fatto e pertanto, secondo san Giovanni Paolo II, la Chiesa non ha il potere di farlo.
Giovanni Longu
Berna, 8 marzo 2024
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