E’ da poco terminata
una delle discussioni più lunghe registrate negli atti parlamentari della Confederazione,
quella sulla naturalizzazione agevolata dei nipoti (terza generazione) di
immigrati (nonni) in questo Paese. Se ne discuteva da più di un secolo, ad
intervalli più o meno lunghi. Nelle scorse settimane è stata finalmente
raggiunta dall’Assemblea federale una soluzione di compromesso.
Un po’ di storia
Fino al 1876, la naturalizzazione,
ossia la concessione della cittadinanza svizzera, era di competenza esclusiva
dei Cantoni, che se ne servirono a discrezione secondo interessi particolari. Si
cercava soprattutto di «assimilare» gli stranieri residenti da lungo tempo o
facoltosi e di rimpiazzare almeno in parte i numerosi svizzeri che andavano a
cercar lavoro all’estero. Alcuni Cantoni erano molto restii ad accordare la
cittadinanza cantonale (che dava diritto a quella svizzera), altri più liberali
soprattutto nei confronti degli stranieri «nativi», ossia di seconda e terza
generazione. Per evitare che ogni Cantone seguisse una sua politica, la
Confederazione cercò di imporre criteri comuni.
Nel 1902 venne avanzata da parte del
primo consigliere nazionale socialdemocratico Jakob Vogelsanger una richiesta
di naturalizzazione automatica o d’ufficio (Zwangeinbürgerung) per i
figli di stranieri nati e cresciuti qui da genitori stabilmente residenti. Nel 1903
venne approvata una legge federale che lasciava liberi i Cantoni di concedere
automaticamente la nazionalità ai figli di stranieri nati in Svizzera di seconda
e terza generazione (una specie di jus soli parziale). Il risultato?
Nessun Cantone riuscì o volle applicarla.
In seguito all'aumento incessante degli stranieri,
nel 1909 si propose nuovamente la naturalizzazione agevolata per i più
giovani, ma la discussione venne interrotta a causa della prima guerra mondiale.
Venne ripresa nel 1920 con una «iniziativa sugli stranieri», che chiedeva
una modifica della Costituzione per rendere possibile la naturalizzazione agevolata
dei figli di stranieri «nati e cresciuti in Isvizzera». In vista della
votazione popolare, l’Assemblea federale invitò a rifiutarla e nel 1922
l’iniziativa fu effettivamente bocciata dal popolo.
Le iniziative dopo il 2000
Per decenni il tema venne accantonato, ma
ridivenne di grande attualità dopo il censimento del 2000, che mise in
evidenza il gran numero di giovani stranieri nati e cresciuti in Svizzera
(seconda e terza generazione). Nel 2002, su iniziativa del Consiglio
federale, l’Assemblea federale emanò un decreto che prevedeva la naturalizzazione
(quasi) automatica dei giovani stranieri della terza generazione. Nella
votazione popolare del 26 settembre 2004, però, fu bocciato con il 51,6% di «no».
In vista della
votazione, l’allora presidente della Confederazione
Joseph Deiss aveva ricordato ai confederati: «La Svizzera si è sempre
contraddistinta per l’impegno attivo dei suoi abitanti, che hanno profuso anima
e corpo nel bene del Paese. Quel che conta sono i sentimenti che ciascuno di
noi nutre per la Patria e non il fatto che il nonno fosse o no cittadino
svizzero. È una riflessione che dovrebbe accompagnarci anche in occasione della
prossima votazione sulla naturalizzazione agevolata».
A sua volta, nel corso di una conferenza, il
Consigliere federale Moritz Leuenberger non aveva esitato a considerare pubblicamente
i giovani di seconda e soprattutto di terza generazione veri e propri
«svizzeri». Trovava ingiusto che ad essi fossero negati i diritti politici e riteneva
che «non riconoscere questi diritti
nemmeno ai giovani nati qui di terza generazione è estremamente ingiusto». Per
questo anche lui auspicava che il popolo svizzero
approvasse il decreto federale. Aggiungeva
che votando sì non si faceva agli stranieri alcun regalo perché era solo una
questione di giustizia e di democrazia.
Lo scarto minimo tra
il sì e il no, il convincimento del Consiglio federale e della maggioranza del
Parlamento, indicavano che i tempi erano ormai maturi e
non bisognava arrendersi. Non si arrese la giovane deputata socialista
italo-svizzera Ada Marra, che nel 2008 inoltrò un’iniziativa
parlamentare con cui sosteneva che «la Svizzera deve riconoscere i propri
figli». Le discussioni parlamentari sono andate a rilento e solo qualche
settimana fa si sono concluse definitivamente con l’approvazione di un decreto
federale che sarà sottoposto a votazione popolare il 12 febbraio 2017.
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L'on. Ada Marra con Giovanni Longu (foto 2010) |
La nuova disciplina sulla naturalizzazione,
posto che superi il verdetto popolare, sarà diversa da quel che prevedeva il
decreto del 2002 e, forse, da quel che auspicava nel 2008 Ada
Marra. Nel decreto infatti non si parla più di naturalizzazione automatica o di
jus soli, ma solo di «naturalizzazione agevolata» con una serie di
condizioni riguardanti la persona interessata (integrata e in possesso del
permesso di domicilio C), i genitori (almeno uno
dev’essere stato in possesso di un permesso di domicilio e aver soggiornato
almeno dieci anni in Svizzera, frequentando le scuole obbligatorie per almeno 5
anni) e i nonni (almeno uno dev’essere nato in Svizzera o aver avuto un
permesso di dimora B).
L’Assemblea
federale non ha potuto o voluto essere più generosa per paura di «regalare» o addirittura «svendere» la cittadinanza svizzera. I Cantoni
potranno essere più generosi. Si tratta comunque di un passo in avanti
importante sulla strada dell’integrazione.
Giovanni Longu
Berna 19.10.2016
Berna 19.10.2016
Mettiamo da parte la morale e buttiamola sul materiale.
RispondiEliminaPerchè dovrebbero rifiutare la cittadinanza?
La prima generazione è in pensione da tempo, la pensione gli spetta di diritto e la Svizzera ha da guadagnarci se questa pensione viene spesa in Svizzera invece che in Italia (o altrove).
La seconda generazione andrà in pensione fra una decina di anni e vale quanto scritto per la prima generazione.
Che cosa temono gli svizzeri se questi stranieri (stranieri? dopo 50 e passa anni?)possono votare? Che con il loro voto possono rovinare la Svizzera? Sicuramente no, tutt'altro, hanno anche loro un interesse a godersi la pensione in un paese "svizzero" e quindi il loro voto sarà ragionato ed oculato al pari degli indigeni.
La terza generazione è svizzera? Non lo so. Di sicuro non italiana o perlmeno è italiana sulla carta, quanti stranieri (italiani) di terza generazione sono capaci di risolvere il primo quadrante di cruciverba su "La settimana enigmistica" e quanti di loro sono capaci di dare un senso alle più famose battute cinematografiche?
Se le persone (e i popoli) agissero sempre secondo ragione il mondo sarebbe alquanto diverso. Ma le persone (e i popoli) si lasciano spesso sopraffare dai sentimenti (non sempre buoni) e per questo il mondo è quel che è. Sta a chi ha ragione (e responsabilità)fare le giuste scelte e anche le critiche dovute.
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