Si dice ormai da alcuni decenni che la lingua italiana in Svizzera sia in crisi e addirittura a rischio di sopravvivenza. Questo giudizio troppo pessimistico non tiene conto che sicuramente l’italiano non corre alcun pericolo a sud del San Gottardo in quelle regioni del Ticino e dei Grigioni che ancora oggi, dai tempi di Franscini, si chiamano «Svizzera italiana».
La vicinanza e in qualche misura, almeno sotto l’aspetto culturale, dipendenza dalla vicina Penisola la mettono al sicuro da ogni rischio di perdita del suo carattere «italiano» o «italico» (come suggerisce Remigio Ratti, presidente di Coscienza Svizzera).
Ottimismo ben riposto
Un certo pessimismo aiuta sicuramente ad essere vigilanti,
ma un po’ di ottimismo non guasta, soprattutto quando questo ha fondate ragioni
d’essere. Ad esempio, si dimentica spesso che in alcuni Cantoni d’oltre
Gottardo, specialmente nelle grandi agglomerazioni, la presenza italofona è
ancora consistente: Zurigo 66 mila, Vaud 30, Berna 28, Ginevra 26, Argovia 26,
Basilea Città e Basilea Campagna 23, San Gallo 13, Soletta 10, Lucerna 9,
Vallese 9, Turgovia 8, Neuchâtel 8.
Recenti rilevazioni statistiche attestano inoltre che la
percentuale di utilizzatori dell’italiano in ambito familiare o professionale è
ancora alta, attorno al 9%, sebbene lontana dai picchi registrati negli anni ’70
quando sfiorava il 12%.
A rafforzare un ragionevole ottimismo ci sono inoltre almeno
altri due elementi confortanti.
Ticino in prima linea
Il primo è la presa di coscienza del Cantone Ticino, che
ritiene finalmente suo compito (insieme alla Confederazione) tutelare l’italiano
e l’italianità anche fuori del proprio territorio. I risultati cominciano a vedersi.
Mi riferisco in particolare alle numerose prese di posizione delle autorità
cantonali ogniqualvolta si manifesta la minaccia di chiusura di corsi o
eliminazione di cattedre d’italiano, al rafforzamento dell’intergruppo
parlamentare «Italianità» animato dai rappresentanti della Deputazione della
Svizzera italiana, al sostegno alla nuova delegata al plurilinguismo Nicoletta
Mariolini perché le vengano conferite sufficienti competenze per fare
applicare la normativa vigente nell’amministrazione federale.
Il ruolo della Corsi e
della RSI
Il secondo elemento è il coinvolgimento diretto della Corsi
(Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) e
della RSI (Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) nella valorizzazione della lingua e della cultura italiane anche
oltre Gottardo. Lo scorso 11 settembre è stata appositamente organizzata una
tavola rotonda a Berna su «RSI e italianità», che ha avuto come protagonisti,
oltre a un folto pubblico e numerosi giornalisti, personalità di spicco nel
settore: Roger de Weck, direttore generale della SRG-SSR, Nicoletta
Mariolini, delegata al plurilinguismo dell’amministrazione federale, Remigio
Ratti, presidente di Coscienza svizzera, Silva Semadeni, consigliera
nazionale dei Grigioni, Guglielmo Bozzolini, direttore dell’ECAP (Centro
per la formazione migranti) di Zurigo.
Luigi Pedrazzini, presidente della Corsi |
Il dibattito, introdotto dal presidente della
Corsi Luigi Pedrazzini, è stato poi moderato da Diego Erba,
coordinatore del Forum per l’italiano in Svizzera.
Il dibattito, grazie anche all’alta qualità dei vari
interventi, è servito a mio parere soprattutto a mettere in luce che il
plurilinguismo svizzero è «una sfida non certo facile» (Roger de Weck), ma che
può e dev’essere affrontata, e può essere vinta, col coinvolgimento di tutti
gli interessati, autorità (anche italiane), istituzioni, insegnanti, cittadini
che hanno a cuore la salvaguardia della lingua e cultura italiane ma anche la
tutela dell’intero patrimonio culturale della Svizzera.
Molti protagonisti
Infine, non posso non accennare, a un elemento incoraggiante
che si sta diffondendo in tutta la Svizzera tedesca e francese: l’Università
delle tre età (UNITRE). E’ una moderna forma di tenere fede al
principio dell’universalità del sapere di origine medievale, che si avvale come
supporto della lingua italiana. Proprio in queste settimane le varie sedi
iniziano l’anno accademico 2013/2014 con un’ampia varietà di corsi di cultura
generale e per il tempo libero.
Bisognerebbe interessarsi maggiormente a queste istituzioni
che offrono un notevole contributo a mantenere vive la lingua e la cultura
italiana, ma anche a far conoscere meglio le istituzioni e il panorama
culturale svizzeri.
In conclusione, se il realismo è d’obbligo, nella complessa
problematica riguardante il plurilinguismo e in particolare l’italianità, un
po’ di ottimismo non è avventato.
Giovanni Longu
25 settembre 2013
25 settembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento