All’inizio
del nuovo anno anche in questa rubrica è consuetudine augurare alla Svizzera e
all’Italia vecchi o nuovi traguardi da raggiungere e superare. Non è difficile
individuarne alcuni per l’una e per l’altra.
Svizzera e
Italia: un obiettivo comune
C’è
anzitutto un obiettivo comune, che è quello di normalizzare finalmente i
rapporti bilaterali in modo da riprendere la strada della collaborazione. Con
la firma di accordi importanti tra l’Italia e la Svizzera, soprattutto di
natura fiscale, è stata spianata la strada, ora si tratta di percorrerla senza
ostacoli (tipo black list o liste nere rimanenti), in modo da sviluppare
ulteriormente l’interscambio commerciale, la collaborazione in materia di
trasporti, gli scambi culturali, l’impegno comune per la salvaguardia
dell’italianità (lingua, cultura, formazione).
In
questo contesto è anche auspicabile un miglioramento dei rapporti tra l’Italia
e il Ticino. Non so quanti, soprattutto in Italia, si rendono conto del danno
che ha provocato per l’insieme dei rapporti italo-svizzeri ed euro-svizzeri
l’irrigidimento delle posizioni su entrambi i fronti. Il Ticino è un partner
fondamentale non solo per i rapporti col Nord Italia, ma anche per quelli col
resto della Svizzera. Anche se non è ancora riuscito ad assicurare in seno al
governo federale una equa rappresentanza della comunità italofona, il Ticino
resta pur sempre l’espressione più significativa e il riferimento principale
della lingua e della cultura italiane di questo Paese. Dimenticarlo significa
non capire nulla della Svizzera. Allo stesso tempo, occorre uno sforzo comune
perché si crei un fronte compatto in difesa del federalismo, della coesione
nazionale e quindi anche dell’italianità.
Difficoltà e
chance per la Svizzera
Per
la Svizzera il 2016 sarà un anno cruciale. Dovrà trovare una sorta di
quadratura del cerchio per conciliare il controllo dell’immigrazione di massa,
voluto dal popolo svizzero, e il principio della libera circolazione delle
persone, voluto dall’Unione europea, negoziando un difficile accordo attraverso
la sempre più stretta via bilaterale.
Johann Schneider-Amman, Pres. dellaConfederazione 2016 |
La Svizzera, tuttavia,
non si presenta al negoziato come un partner sprovveduto. Ha infatti ancora
molto da offrire: tutti gli indicatori che contano sono buoni, dal prodotto
interno lordo al basso tasso di disoccupazione, dai successi nel campo dei
trasporti (quest’anno sarà inaugurata la galleria ferroviaria più lunga del
mondo che agevolerà sensibilmente il traffico nord-sud) al buon andamento dell’economia
(che può ancora occupare circa 300.000 frontalieri e consente di ospitare in
questo Paese di poco più di otto milioni di abitanti oltre due milioni di
stranieri).
Inoltre, ha detto il
neopresidente della Confederazione Johann
Schneider-Amman nel suo discorso di Capodanno, «in questo momento di tempesta, è bene
ricordarsi dei nostri punti di forza, che sono eccezionali: nessun Paese è più innovativo e competitivo della
Svizzera; abbiamo un sistema di formazione duale eccellente; lo Stato non è
bloccato dai debiti. Grazie a tutto ciò, quasi tutti in
Svizzera hanno un lavoro e una prospettiva».
La Svizzera ha tuttavia importanti compiti da
svolgere: «garantire la via bilaterale», garantire la competitività delle
imprese svizzere («imprese forti sono la miglior garanzia per i posti di lavoro
e dunque per la sicurezza e il benessere economico»), «attuare le riforme più
urgenti» (per es. la previdenza per la vecchiaia). Infine, ha ricordato il
neopresidente, «dobbiamo essere fiduciosi» perché «la Svizzera è un Paese
solido e riuscirà a superare le sfide più difficili grazie alle sue forze, ma
solo se lavoriamo tutti insieme».
E’ significativo che per la foto di gruppo del
Consiglio federale 2016 abbia scelto come sfondo una fabbrica, in cui tutto
deve funzionare per il meglio, ma tutti devono fare la loro parte.
L’Italia deve correre di più
Sergio Mattarella, Pres. della Repubblica Italiana |
L’Italia è finalmente sulla buona strada, ma è
ancora ai primi passi. E’ urgente archiviare le riforme (buone o cattive che
siano) e liberare risorse (oggi disponibili grazie al basso costo delle materie prime e
alle abbondanti immissioni di liquidità della BCE) per rianimare l’economia.
Purtroppo la riforma della «buona scuola» (in realtà più un’operazione
occupazionale per sistemare i precari che sostanziale per rilanciare la formazione)
non sarà di grande aiuto, perché non inciderà né sulle capacità professionali
dei lavoratori né sulla competitività delle imprese (finché non s’investirà
maggiormente in innovazione e ricerca). Nemmeno la riforma del lavoro apporterà
benefici significativi perché il lavoro è ancora scarso e non si vedono stimoli
significativi alla sua creazione.
A prescindere dai toni trionfalistici ed
egocentrici del presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’Italia è solo
all’inizio della ripresa e dovrà fare sforzi notevoli per raggiungere i Paesi
con tassi di crescita ben superiori a quelli dell’Italia, ridurre la
disoccupazione, soprattutto quella giovanile (ancora al 41,5%, scandalosa in un
Paese che vorrebbe competere con la Germania!!), arrestare il flusso emigratorio
(di cui in Italia poco si parla, benché si tratti di migliaia di cervelli in
fuga), diminuire il debito pubblico, ridurre le imposte (previste al 44,1% nel
2016!), scoraggiare con misure drastiche l’evasione fiscale e la corruzione,
ecc. Del resto il discorso di Capodanno del Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella offre di che ben meditare a Renzi, al suo governo e alla sua
maggioranza.
Ad ogni buon conto, al Presidente Mattarella e all’Italia, al Presidente
Schneider-Amman e alla Svizzera i migliori auguri di un 2016 in linea con gli
obiettivi previsti.
Giovanni Longu
Berna, 06.01.2016
Berna, 06.01.2016
Nessun commento:
Posta un commento