In genere, l’espressione
«la bella gioventù» fa pensare a un’epoca passata, che il tempo ha provveduto a
ripulire dagli aspetti negativi, per esaltare la spensieratezza, la gioia di
vivere, le prime amicizie di un’infanzia e una giovinezza vissute senza
(grandi) problemi. Spesso, ma non sempre, questa espressione fa riferimento a
una precisa classe sociale, la borghesia, che voleva e poteva assicurare alle
nuove generazioni uno sviluppo felice e senza difficoltà almeno materiali. La
bella gioventù aveva un (facile) accesso non solo ai divertimenti e
all’esercizio di molti sport, ma anche alla formazione, alla cultura in
generale e al mondo del lavoro.
Amarezza e sfiducia
Oggi la stessa espressione è utilizzata spesso con un filo
di amarezza per esprimere il disagio e la sfiducia che nutrono moltissimi
giovani in alcune società europee rispetto al loro futuro e al futuro dei loro
Paesi. I protagonisti del film spagnolo di Jaime Rosales, Hermosa
juventud, presentato l’anno scorso al festival di Cannes, sono
tipici rappresentanti di una gioventù senza illusioni e sfiduciata: una giovane
coppia di ventenni, innamorati e desiderosi di farsi strada, devono lottare per
sopravvivere. Il Manifesto commentava: «La bella gioventù affonda
nell’Europa precaria».
Il solo dato sulla disoccupazione giovanile (attorno al 40%)
in alcuni Paesi europei, Italia compresa, dà l’idea dell’atteggiamento che
possono avere i giovani oggi nei confronti del loro futuro lavorativo,
reddituale e pensionistico, ma anche della politica e delle istituzioni in
generale.
La Svizzera fa eccezione
In questo panorama che comprende parecchi Stati europei, la
Svizzera sembra fare eccezione: i segnali positivi provenienti dal mondo
giovanile prevalgono nettamente sugli aspetti negativi. I giovani residenti in
Svizzera sono generalmente ottimisti e valutano positivamente le istituzioni.
Forse perché vivono in un contesto economicamente più favorevole, essi si
mostrano, contrariamente ai giovani di altri Paesi europei, molto positivi
rispetto al proprio futuro professionale.
E’ quanto emerge da un’inchiesta condotta recentemente su
scala nazionale tra i giovani diciassettenni. Pur osservando divergenze
inevitabili in un Paese plurilingue e multiculturale, è impressionante la
convergenza di opinioni su alcune questioni fondamentali e rispetto alle sfide
politiche della Svizzera.
«Attaccati alla Svizzera a prescindere dalla loro
nazionalità - si legge in un comunicato della Commissione federale per
l’infanzia e la gioventù, che ha commissionato l’inchiesta - i giovani
diciassettenni dimostrano di avere molta fiducia nelle istituzioni (scuola,
Consiglio federale, polizia) e il 91 per cento è fiducioso di ottenere la
formazione professionale scelta».
In Svizzera, inoltre, non si osserva alcuna rottura generazionale
tra giovani e adulti: le opinioni dei giovani non divergono significativamente
da quelle del resto della popolazione, salvo su qualche punto. Per esempio, se
il mondo degli adulti ritiene la disoccupazione il maggior problema della
Svizzera (pur avendo un tasso di disoccupati bassissimo), tra i diciassettenni
solo i ticinesi la pensano allo stesso modo, mentre per un quinto dei giovani il
maggior problema è l’immigrazione.
Fiducia nelle istituzioni
La fiducia nella capacità della scuola di offrire una formazione
solida e un futuro professionale degno di questo nome non è solo un importante riconoscimento
da parte dei diretti interessati della validità dell’istituzione scolastica
svizzera, ma anche un forte segnale di ottimismo di una generazione di giovani che
può guardare con fiducia al proprio futuro, ma anche al futuro di questo Paese
confrontato con alcuni temi scottanti quali i rapporti con l’Unione europea (UE)
e l’immigrazione.
Anche su questi ultimi temi la convergenza dei giovani che
hanno partecipato all’inchiesta è impressionante: ben il 77 per cento dei
diciassettenni è contro l’adesione all’UE, sebbene il 66 per cento consideri la
libera circolazione delle persone un bene per la Svizzera. Quanto agli
immigrati, circa il 60 per cento dei giovani interpellati ritiene che gli
immigrati costituiscano una risorsa per l’economia e un arricchimento per la
società.
Investire maggiormente nella formazione
Da un’altra inchiesta sui giovani quindicenni risulta ancora
un aspetto positivo della gioventù svizzera: essa è complessivamente più serena
di dieci anni fa e ha sempre meno a che fare con la giustizia. Il consumo di
alcool, tabacco e cannabis si è più che dimezzato, i furti sono calati
notevolmente, come pure le aggressioni e altri reati.
Sarebbe interessante, a questo punto, poter confrontare i
dati svizzeri con quelli di altri Paesi, per esempio dell’Italia, ma sarebbe
comunque ancor più confortante sapere che ovunque in Europa si comincia a
investire maggiormente, anzi prioritariamente, sui giovani e sulla formazione.
Giovanni Longu
Berna, 7.7.2015
Berna, 7.7.2015
Nessun commento:
Posta un commento