150 anni fa, il 14 luglio 1865, la vetta della più celebre montagna
alpina, il Cervino, venne raggiunta per la prima volta da una squadra
internazionale di alpinisti: quattro inglesi, un francese e due svizzeri.
Perché non vi era nessun italiano? La risposta a questa domanda e la storia di
questa conquista è stata più volte raccontata in queste settimane di
rievocazioni. Una storia, per chi ama l’alpinismo e in genere la montagna, al
tempo stesso gloriosa e tragica con risvolti politici.
Tentativi infruttuosi fino al 1865
Il Cervino visto da Zermatt (foto gl) |
Il Cervino (in italiano) o Matterhorn (in tedesco) è una
delle montagne più alte (4478 m s.l.m.) delle Alpi. E’ stata anche una delle
ultime cime sopra i 4 mila metri ad essere conquistata. Fino al 1865 tutti i
tentativi erano falliti, da qualunque versante fosse partita l’impresa. Per
oltre mezzo secolo tutti gli alpinisti che tentarono l’impresa (soprattutto
britannici, svizzeri, francesi e italiani) dovettero arrendersi senza nemmeno
raggiungere quota 4000 m. Solo nel 1863, partendo dal versante italiano, un
gruppo di alpinisti, di cui faceva parte anche il valdostano Jean-Antoine
Carrel, sotto la guida del britannico Edwar Whymper, riuscì a
raggiungere la quota di 4.050 m. Quanto bastava per far ritenere ad entrambi la
conquista della montagna forse più bella dell’arco alpino ormai a portata di
mano.
Per la conquista del Cervino, tuttavia, dal 1861, l’anno
dell’Unità d’Italia, al naturale orgoglio di ogni scalatore nel
raggiungere le vette ancora inesplorate, si aggiunse una motivazione politica. Essendo
rimasta una delle poche cime non ancora raggiunte e trovandosi sul confine
italo-svizzero, il giovane Regno d’Italia non nascondeva le ambizioni di
conquistarla per primo, partendo proprio dalla parete sud che guarda Breuil-Cervinia
(Italia), che in quel momento sembrava la parete meno difficile, soprattutto
rispetto alla parete nord che guarda Zermatt (Svizzera). Le altre due pareti non
venivano ancora prese in considerazione, né la parete est che guarda il ghiacciaio del Gorner (Svizzera), né la
parete ovest rivolta verso la Dent d'Hérens
(frontiera italo-svizzera).
La conquista
I due alpinisti Whymper e Carrel, pur essendo legati da
reciproca stima, dopo il tentativo del 1863, studiarono separatamente il
percorso ottimale per raggiungere la vetta. La separazione dei due alpinisti fu
dovuta, tuttavia, più che a una comprensibile competizione tra loro al fatto
che Carrel venne incaricato nel 1864 dal potente ministro italiano della
finanze Quintino Sella, appassionato di alpinismo, di preparare una
scalata a cui avrebbe preso parte lui stesso, desideroso di piantare per primo
in vetta al Cervino il tricolore dell’Italia unita. Il ministro, in pieno
spirito postrisorgimentale riteneva che si dovesse contrastare la supremazia
britannica nelle «nostre Alpi».
Il Cervino visto dal Gornergrat (foto gl) |
In effetti, nel giugno-luglio 1865 il valdostano Carrel era
quasi pronto per l’ascesa insieme al ministro italiano quando a sua insaputa il
concorrente Whymper, sospettando le mosse dell’avversario, organizzò in tutta
fretta (!) una spedizione lungo la cresta della montagna tra la parete est e la
parete nord (cresta dell’Hörnli) sul versante svizzero, ch’egli riteneva più
facile da scalare. Facevano parte della spedizione, oltre a Whymper, la guida
francese Michel Croz, le guide svizzere Taugwalder
padre e figlio, e i britannici Lord Francis Douglas, Douglas Robert
Hadow e Charles Hudson. Partiti da Zermatt il mattino presto del 13
luglio, il giorno seguente alle ore 13.40 Whymper e compagni raggiunsero per
primi la vetta del Cervino. Il mito della sua invincibilità era stato
sconfitto.
La tragedia
Lapide ricordo delle due guide Taugwalder nel cimitero di Zermatt (foto gl) |
Le insidie della montagna e forse anche la sottovalutazione
dei rischi non lasciarono molto tempo ai conquistatori per godere il primato raggiunto.
Infatti, durante la discesa, in cordata, in seguito alla scivolata di uno dei
sette e alla rottura della corda a cui erano legati, ben quattro di essi
precipitarono a valle per centinaia di metri. Il corpo di uno di essi non fu mai ritrovato. Solo in tre si salvarono, lo stesso Whymper e le due guide di Zermatt
Taugwalder. Giunti a valle, non ci furono particolari
celebrazioni, anche perché Whymper, descrivendo la tragedia, affermò subito di non
avere alcuna responsabilità nell'accaduto, lasciando invece aperta la via del
dubbio sul comportamento delle due guide svizzere, poi scagionate dalle indagini ufficiali.
Purtroppo quelle quattro non furono né le prime né le ultime
vittime legate alla scalata del Cervino. La montagna incantata, dalle forme
quasi perfette, che sprigionano curiosità e un’attrazione incredibile, è stata purtroppo
fatale in questi ultimi 150 anni a circa 500 escursionisti, spesso
impreparati. La bellezza del Cervino è godibile anche di lontano, per esempio
da Zermatt, dal Gornergrat o da Breuil-Cervinia.
Giovanni Longu
Berna, 14 luglio 2015
Berna, 14 luglio 2015
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