Di molte parole esistono un senso o significato proprio e
uno o più sensi o significati figurati. Nel tempo, molte parole cambiano il
significato proprio e finiscono per affermarsi sensi figurati o cambiano la
«qualità» di ciò che era inteso originariamente. Per esempio il termine «benessere»,
da «stare bene, sentirsi bene» nell'anima e nel corpo è diventato ormai
sinonimo di «possedere»: l’oggetto del benessere non è più (soprattutto) una
condizione psicologica ma il possesso di ricchezze materiali. Specialmente nel
linguaggio politico e in quello comune attinente alla politica è facile
incontrare termini utilizzati ormai in un senso (completamente) diverso da
quello originale. Di seguito indicherò a titolo di esempio alcune parole o
espressioni utilizzate, ormai, con significati diversi da quelli originari
Austerità
Un tempo l’aggettivo «austero» veniva usato per
caratterizzare una persona sobria, misurata, rigorosa, integra, onesta,
affidabile, talvolta persino severa, inflessibile, intransigente (al contrario
della persona smoderata, sregolata, intemperante, corrotta). Lo si usava anche
per designare una politica di bilancio di uno Stato «restrittiva» o «di rigore»,
fatta di tagli alle spese pubbliche (senza pregiudicare i servizi) per
contenere o ridurre il deficit.
L’austerità era una virtù. Ora non sembra più tale (almeno a
livello pubblico) e, nell’Unione europea, sono molti i governanti che non
vedono l’ora di uscire dal regime dell’austerità per imboccare finalmente la
via della crescita. Come se in uno Stato (come in una famiglia) ci potesse
essere crescita, nuovi acquisti, nuovi investimenti… con i conti non in regola
e un debito fuori controllo. Pochi sembrano rendersi conto che uno Stato (come
una persona) per rimettersi in forze deve prendere qualche medicina. Anche il
premier Alexis Tsipras per far ripartire la Grecia e non lasciarla
sprofondare nei debiti ha dovuto bere «l’amaro calice dell’austerità» (Il
Sole 24 ore).
Corruzione ed evasione
Un tempo, sentirsi dare del «corrotto» era semplicemente
infamante e bastava per mettersi da parte. Oggi, se tutti i corrotti e
corruttori si mettessero da parte, in circolazione resterebbero in pochi. Quanto
poi agli evasori, da quando si è sparsa la voce che la pressione fiscale in
Italia è eccessiva, si continui pure a considerare peccato l’evasione, ma non
c’è nessuno, credo, che sia disposto a considerarsi peccatore. Questo spiega
perché da decenni si continui a parlare di lotta alla corruzione e
all’evasione, ma senza risultati apprezzabili.
Recentemente il premier italiano Matteo Renzi ha
affermato che «corruzione ed evasione in Italia valgono 160 miliardi». Mi
domando: e allora cosa aspetta a estirpare o almeno a cercare di estirpare questi
due tumori maligni galoppanti? Come fa a chiedere all’Europa di allentare il
rigore quando non è nemmeno in grado di recuperare in Italia un po’ di miliardi
dalla dilagante corruzione ed evasione? Forse gli manca il necessario consenso.
Vorrei però sbagliarmi, perché lo stesso Renzi ha dichiarato recentemente che la
lotta all’evasione sarà fatta (a cominciare da quando non è dato sapere!) «con
una procedura innovativa, con lo scambio di banche dati e l’information
technology». Staremo a vedere.
Ripresa
Il termine significa
propriamente «nuovo inizio» dopo una qualunque interruzione (del lavoro,
dell’insegnamento, ecc.), ma anche «accelerazione» (in un veicolo) o
semplicemente «miglioramento» di attività mai (completamente) interrotta. Con
quest’ultimo significato si sente dire sempre più spesso e con toni talvolta
trionfalistici da esponenti del governo che in Italia è finalmente iniziata la
«ripresa», attribuendosene il merito.
Intanto andrebbe
aggiunto, correttamente, che la «ripresa» non c’è solo in Italia, ma in quasi
tutti gli Stati europei e che in Italia è anzi ancora particolarmente debole.
Più che di merito si dovrebbe parlare forse di un demerito del governo se la
ripresa arriva solo ora (mentre in altri Stati è già in atto da tempo), se
riguarda solo poche attività economiche, se non riesce ad assorbire entro
limiti fisiologici l’enorme disoccupazione generale e specialmente giovanile e
se non è ancora sufficiente per ristabilire nel Paese un clima di fiducia nel
futuro.
Sarebbe inoltre
auspicabile che il governo italiano chiarisse meglio il senso esatto di questa «ripresa»:
ri-presa di che cosa; da che punto; grazie a che cosa; è sostenibile, a costo
zero o fa aumentare ulteriormente il debito pubblico? Non ho mai capito perché in
particolare i vertici dello Stato (Giorgio Napolitano è stato un
esempio!) sembrino aver paura di dire (tutta) la verità, non ammettano sbagli,
non sappiano indicare (e proporre alla discussione pubblica) obiettivi veramente
raggiungibili e metodi praticabili da sottoporre a verifica entro un tempo
determinato, dimentichino sistematicamente di essere al servizio dei cittadini.
Per essere credibile, un governo serio dovrebbe sempre fornire dati veritieri
sulla sue prestazioni, mettendoli a confronto con dati precedenti e soprattutto
con gli indicatori internazionali o almeno europei. (Segue)
Giovanni Longu
Berna, 22.07.2015
Berna, 22.07.2015
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