Alla maggioranza dei lettori il nome Pierre Teilhard de Chardin risulta probabilmente sconosciuto. Eppure dopo la sua morte (1955) era conosciutissimo specialmente negli ambienti universitari, intellettuali e religiosi. A settant'anni dalla sua morte, in questo e nel prossimo articolo desidero riprendere alcuni temi di natura filosofico-religiosa da lui sollevati sull'universo, sull'origine della noosfera, sul sacro, sulla religione e sul senso della vita. Alcune sue tesi suscitarono vivaci discussioni e non poche contestazioni perché sembravano mettere in discussione verità religiose che si ritenevano acquisite per sempre come la creazione, il peccato originale, la Trascendenza, la Redenzione attraverso Gesù Cristo, la vita eterna. Per diverso tempo gli fu proibito di pubblicare le sue opere (salvo gli scritti scientifici). Eppure, le sue riflessioni avevano, credo, un solido fondamento, da una parte nel lavoro di attento osservatore e meticoloso ricercatore (paleontologo) che svolgeva con passione e dedizione, dall'altra nell'appartenenza all'Ordine della Compagnia di Gesù, in cui aveva fatto tesoro dell’invito del fondatore Ignazio di Loyola (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2025/07/ignazio-di-loyola-un-santo-moderno.html) di «cercare Dio in ogni cosa». Che le sue ricerche e le sue interpretazioni non fossero banali lo dimostra il gran numero di studiosi e ammiratori che ha avuto, tra cui l’allora giovane teologo Joseph Ratzinger, divenuto poi papa Benedetto XVI.
Pensatore geniale o provocatore?
![]() |
Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) |
Le due caratteristiche, tuttavia, possono essere a loro volta sintetizzate in quella che Teilhard stesso ha chiamato «la passione dell’Assoluto», una tendenza innata che si è manifestata in lui sia durante gli studi umanistici prima di diventare prete gesuita (in Francia, Jersey, Egitto e in Inghilterra) che in quelli specialistici in scienze naturali, geologia e paleontologia e, successivamente, durante le innumerevoli ricerche scientifiche compiute in Cina, nel Sudafrica, in Francia e negli Stati Uniti. In realtà quella passione ha accompagnato l’intera vita intellettuale e religiosa di Teilhard de Chardin.
Poiché le prime opere di Teilhard suscitavano incomprensioni e perplessità, ne scrisse una (Mon univers, 1918) in cui cercò di precisare almeno in parte alcune espressioni utilizzate (passione dell’Assoluto, tendenza fondamentale, cuore della materia, piega irreformabile dello spirito, ecc.), ma l’esito non corrispose alle intenzioni, anche perché la «passione dell’Assoluto» lo porterà ancora a trattare temi scottanti riguardanti l’universo, l’evoluzione, il fenomeno umano, la religione, i rapporti tra fede e ragione, contestando talvolta implicitamente posizioni troppo rigide della Chiesa, ma non la Chiesa stessa, di cui Teilhard aveva grande rispetto e stima in quanto «senza la Chiesa il Cristo stesso svanisce o si frantuma o si annulla».In ogni caso Teilhard non voleva essere un
contestatore, pur essendo convinto che un sacerdote deve vivere nel mondo e per
il mondo, come Cristo, che è, secondo lui, non solo l’Alfa, principio della
storia, ma anche l’Omega, il suo termine. Il suo desiderio era quello di
partecipare alla Rivelazione per far capire che l’universo si compie nel Cristo
e che Cristo si coglie nell'universo spinto al massimo delle sue possibilità.
Lo disse espressamente: «vorrei essere l’apostolo, l’evangelista del Cristo
dell’universo», per rivelare che l’Universo è un mezzo divinizzato,
divinizzante, da noi divinizzabile.
La «passione dell’Assoluto»
Nell'osservazione attenta del mondo e dell’uomo,
a Teilhard in quanto ricercatore e scienziato non potevano sfuggire la loro
complessità, frammentarietà e variabilità (dinamismo), ma, in quanto credente-sacerdote-religioso,
riteneva che l’universo avesse un «senso» non solo in quanto «creato da
Dio», ma anche e soprattutto in quanto realtà dinamica, in continua evoluzione,
orientata verso una sintesi armonica di complessità e coscienza, ch'egli chiamava
«Punto Omega». In realtà questo non poteva essere che Dio stesso, il Logos
cristiano, Gesù Cristo, il quale, secondo l’evangelista Giovanni, è «Dio
da Dio», «Luce da Luce», «Dio vero da Dio vero», attraverso il quale «tutte le
cose sono state create» (Gv. 1), dunque un Dio trascendente, creatore e
redentore, Alfa e Omega, principio e fine di tutte le cose.
Teilhard de Chardin può aver espresso concetti
e visioni in discontinuità col passato, forse anche ambigui e perciò
criticabili, ma gli si deve riconoscere la passione per la ricerca
dell’Assoluto, il suo fondamentale ottimismo, il suo «amore della terra» e dell’Universo
«umanizzato», ma anche una smisurata fiducia nell'uomo che dispone di una
enorme «energia umana», una originale visione della bellezza e del femminino e
altro ancora. Non fu certamente un provocatore, forse è stato solo un genio (parzialmente)
incompreso. (Segue)
Giovanni Longu
Berna 12.8.2025
Nessun commento:
Posta un commento