12 agosto 2025

Teilhard de Chardin: genio incompreso?

Alla maggioranza dei lettori il nome Pierre Teilhard de Chardin risulta probabilmente sconosciuto. Eppure dopo la sua morte (1955) era conosciutissimo specialmente negli ambienti universitari, intellettuali e religiosi. A settant'anni dalla sua morte, in questo e nel prossimo articolo desidero riprendere alcuni temi di natura filosofico-religiosa da lui sollevati sull'universo, sull'origine della noosfera, sul sacro, sulla religione e sul senso della vita. Alcune sue tesi suscitarono vivaci discussioni e non poche contestazioni perché sembravano mettere in discussione verità religiose che si ritenevano acquisite per sempre come la creazione, il peccato originale, la Trascendenza, la Redenzione attraverso Gesù Cristo, la vita eterna. Per diverso tempo gli fu proibito di pubblicare le sue opere (salvo gli scritti scientifici). Eppure, le sue riflessioni avevano, credo, un solido fondamento, da una parte nel lavoro di attento osservatore e meticoloso ricercatore (paleontologo) che svolgeva con passione e dedizione, dall'altra nell'appartenenza all'Ordine della Compagnia di Gesù, in cui aveva fatto tesoro dell’invito del fondatore Ignazio di Loyola (cfr. https://disappuntidigiovannilongu.blogspot.com/2025/07/ignazio-di-loyola-un-santo-moderno.html) di «cercare Dio in ogni cosa». Che le sue ricerche e le sue interpretazioni non fossero banali lo dimostra il gran numero di studiosi e ammiratori che ha avuto, tra cui l’allora giovane teologo Joseph Ratzinger, divenuto poi papa Benedetto XVI.

Pensatore geniale o provocatore?

Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955)
Non è possibile ripercorrere qui la movimentata biografia di Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), scienziato gesuita, ma non si può fare a meno di ricordare alcune caratteristiche fondamentali della sua personalità, due in particolare, quelle di essere al contempo un grande ricercatore soprattutto come paleontologo (che lo portò a viaggiare molto in Cina, negli Stati Uniti e in Africa) e un grande speculatore, desideroso di trovare il senso profondo («divino») dell’universo e della vita (attraverso numerosi studi sul fenomeno umano, sull'energia umana, sull'evoluzione, sul femminismo, sulla noosfera, sulla fede, ecc.).

Le due caratteristiche, tuttavia, possono essere a loro volta sintetizzate in quella che Teilhard stesso ha chiamato «la passione dell’Assoluto», una tendenza innata che si è manifestata in lui sia durante gli studi umanistici prima di diventare prete gesuita (in Francia, Jersey, Egitto e in Inghilterra) che in quelli specialistici in scienze naturali, geologia e paleontologia e, successivamente, durante le innumerevoli ricerche scientifiche compiute in Cina, nel Sudafrica, in Francia e negli Stati Uniti. In realtà quella passione ha accompagnato l’intera vita intellettuale e religiosa di Teilhard de Chardin.

Poiché le prime opere di Teilhard suscitavano incomprensioni e perplessità, ne scrisse una (Mon univers, 1918) in cui cercò di precisare almeno in parte alcune espressioni utilizzate (passione dell’Assoluto, tendenza fondamentale, cuore della materia, piega irreformabile dello spirito, ecc.), ma l’esito non corrispose alle intenzioni, anche perché la «passione dell’Assoluto» lo porterà ancora a trattare temi scottanti riguardanti l’universo, l’evoluzione, il fenomeno umano la religione, i rapporti tra fede e ragione, contestando talvolta implicitamente posizioni troppo rigide della Chiesa, ma non la Chiesa stessa, di cui Teilhard aveva grande rispetto e stima in quanto «senza la Chiesa il Cristo stesso svanisce o si frantuma o si annulla».

In ogni caso Teilhard non voleva essere un contestatore, pur essendo convinto che un sacerdote deve vivere nel mondo e per il mondo, come Cristo, che è, secondo lui, non solo l’Alfa, principio della storia, ma anche l’Omega, il suo termine. Il suo desiderio era quello di partecipare alla Rivelazione per far capire che l’universo si compie nel Cristo e che Cristo si coglie nell'universo spinto al massimo delle sue possibilità. Lo disse espressamente: «vorrei essere l’apostolo, l’evangelista del Cristo dell’universo», per rivelare che l’Universo è un mezzo divinizzato, divinizzante, da noi divinizzabile.

In questo articolo mi soffermerò soprattutto sulla «passione dell’Assoluto» di Teilhard de Chardin, rinviando al prossimo alcuni temi particolari sui quali si è anche molto discusso. Desidero tuttavia sottolineare subito che in nessuna delle opere del grande ricercatore e filosofo-teologo si scorge un intento polemico nei confronti della teologia tradizionale e della Chiesa, mentre è facile rilevare sempre e ovunque il suo enorme desiderio di conoscere e il sentimento profondo di vivere la sua vita religiosa e sacerdotale nel mondo intensamente, come Cristo redentore e centro dell’universo.

La «passione dell’Assoluto»

Nell'osservazione attenta del mondo e dell’uomo, a Teilhard in quanto ricercatore e scienziato non potevano sfuggire la loro complessità, frammentarietà e variabilità (dinamismo), ma, in quanto credente-sacerdote-religioso, riteneva che l’universo avesse un «senso» non solo in quanto «creato da Dio», ma anche e soprattutto in quanto realtà dinamica, in continua evoluzione, orientata verso una sintesi armonica di complessità e coscienza, ch'egli chiamava «Punto Omega». In realtà questo non poteva essere che Dio stesso, il Logos cristiano, Gesù Cristo, il quale, secondo l’evangelista Giovanni, è «Dio da Dio», «Luce da Luce», «Dio vero da Dio vero», attraverso il quale «tutte le cose sono state create» (Gv. 1), dunque un Dio trascendente, creatore e redentore, Alfa e Omega, principio e fine di tutte le cose.

In questa grandiosa visione del mondo, Teilhard de Chardin tende a valorizzare ogni cosa, anche un «pezzo di ferro», perché tutto è riferibile all'Assoluto e tutto tende a Lui (evoluzione). L’Assoluto spiega tutto, è l’atmosfera, l’ambiente divino (milieu divin) in cui solo è possibile credere, agire, pensare. Volendo dare una sintesi del personaggio, della sua filosofia e della sua teologia, si potrebbe dire che tutta la sua vita non è stata altro che ricerca dell’Assoluto, presente nell'universo e nella storia e che Teilhard de Chardin indica come il «Cristo cosmico», figura religiosa storica, ma anche «centro organico dell’universo».

Teilhard de Chardin può aver espresso concetti e visioni in discontinuità col passato, forse anche ambigui e perciò criticabili, ma gli si deve riconoscere la passione per la ricerca dell’Assoluto, il suo fondamentale ottimismo, il suo «amore della terra» e dell’Universo «umanizzato», ma anche una smisurata fiducia nell'uomo che dispone di una enorme «energia umana», una originale visione della bellezza e del femminino e altro ancora. Non fu certamente un provocatore, forse è stato solo un genio (parzialmente) incompreso. (Segue)

Giovanni Longu
Berna 12.8.2025

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