Come accennato nell'articolo precedente, i venti di guerra soffiavano da diversi anni in Europa. Il 28 luglio 1914 la guerra è scoppiata fragorosamente coinvolgendo nei quattro anni successivi gran parte degli Stati del mondo. Soprattutto le «Potenze» europee si preparavano da tempo allo scontro per la conquista o riconquista di territori e l’egemonia in Europa. Il nazionalismo di alcune di esse sembrava aspettare solo l’occasione o il «pretesto» (secondo Vilfredo Pareto) per scatenare la «grande guerra», divenuta presto «mondiale». L’Italia per dieci mesi non vi partecipò, ritenendosi impreparata, ma finì per cedere il 23 maggio 1915 alle sollecitazioni di una retorica interventista che stimolava il «sacro egoismo» (Antonio Salandra) degli italiani per garantire all'Italia lo status di «grande potenza». Non fu un «glorioso olocausto» (Benito Mussolini) né «un olocausto necessario» (gen. Vincenzo Garioni), ma un’«inutile strage» (Benedetto XV), un azzardo, che costò all'Italia quasi 1.300.000 morti tra militari (oltre 650.000) e civili (quasi 600.000) e circa 450.000 mutilati permanenti. Ricordando il 110° anniversario dell’Intervento, desidero evidenziarne alcuni aspetti spesso poco considerati.
Scontro tra nazionalismi
Premesso il giudizio complessivamente negativo riassunto nel paragrafo iniziale e condividendo la distinzione fatta da Vilfredo Pareto tra «causa» e «pretesto» (cfr. articolo precedente), considero anch'io l’assassinio dell'arciduca d’Austria ed erede al trono Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia a Sarajevo (28 giugno 1914) non la causa, ma il «pretesto» della prima guerra mondiale. La vera «causa» o almeno una delle principali fu l’esplosione a catena in tutta l’Europa dei nazionalismi, avvalendosi di alleanze opportunistiche costituitesi negli ultimi decenni del XIX secolo, sostanzialmente attorno a due grandi blocchi. Dell’uno facevano parte gli Imperi centrali austro-ungarico, tedesco e ottomano; dell’altro gli Alleati Francia, Gran Bretagna, Impero russo (fino al 1917), Impero giapponese e Regno d’Italia (dal 1915).![]() |
Sacrario militare di Redipuglia (Friuli), con le
spoglie di oltre 100.000 soldati italiani. Durante la prima guerra mondiale ne morirono più di 650.000. |
Popolazioni ignorate e ingannate
Poiché qualsiasi guerra ha bisogno del sostegno popolare,
ogni Stato belligerante cercò di carpire tale sostegno sollecitando l’«amor
patrio» dei propri cittadini, inculcando rosee aspettative, mistificando la
realtà, spargendo a piene mani cumuli di menzogne. Si sa che in Italia
la maggioranza della popolazione, soprattutto quella rurale, ma anche la
maggioranza del Parlamento erano contrarie all'intervento militare. Il sostegno
popolare alla guerra non c’era, ma ciononostante, la minoranza interventista e
violenta, con la complicità del governo e del re, decise per tutti.
Per questo la risposta alla mobilitazione generale (1°
agosto 1914) fu unanime, senza defezioni o esitanze: nell'arco di una settimana
220.000 soldati entrarono in servizio attivo, pronti a difendere la Patria,
anche se all'inizio le uniche paure riguardavano la possibilità che truppe
tedesche, francesi o italiane penetrassero in Svizzera per attraversarla. Di
fatto non ci furono mai sconfinamenti seri, forse perché gli stati maggiori
stranieri erano a conoscenza della buona preparazione e motivazione
dell’esercito svizzero e delle ingenti misure di difesa (in parte ancora
visibili) previste a protezione dei confini nazionali, delle principali arterie
stradali e ferroviarie, dei ponti e delle gallerie.
Ciò nonostante, anche la Svizzera in quegli anni subì conseguenze
pesanti, che coinvolse anche l’immigrazione italiana. Infatti, come si vedrà
nel prossimo articolo, molti giovani italiani dovettero rientrare in Italia per
servire la Patria, che prima li aveva per così dire espulsi, e coloro che dopo
la guerra decideranno di ritornare in Svizzera, la troveranno cambiata e meno
accogliente.
Berna, 09.04.2025
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