Nel
mese di novembre si è dato molto rilievo nella stampa ma soprattutto nei
ristoranti alla cucina italiana. L’ambasciatore d’Italia Marco Del Panta,
nel presentare la seconda edizione della «Settimana della Cucina Italiana nel
Mondo» (dal 20 al 26 novembre) ha ricordato le parole attribuite a Camillo
Benso Conte di Cavour, il quale, per festeggiare l’Unità d’Italia (17 marzo
1861) avrebbe detto agli illustri ospiti: «Oggi abbiamo fatto la Storia e adesso
andiamo a mangiare». In realtà la circostanza in cui Cavour disse quelle o
simili parole è un’altra, risalente al 29 aprile 1859,
quando, respingendo l'ultimatum dell'Austria che intimava al Piemonte di
smobilitare, in pratica dava inizio alla seconda guerra d’indipendenza che
avrebbe portato, dopo una serie di referendum, all’unità d’Italia.
All’ambasciatore Del Panta tuttavia non interessava la circostanza storica, ma
il fatto che da sempre «la cucina italiana» è una caratteristica fondamentale
dell’italianità ed è ormai apprezzata in tutto il mondo.
Gli
emigrati e la cucina italiana

Proprio
prendendo lo spunto dalle loro abitudini alimentari, molti svizzero tedeschi chiamavano
gli italiani oltre che «Tschinggen» (il termine
dispregiativo più diffuso) anche mangiatori di mais, ossia di polenta, nelle
varie versioni di «Maiser», «Maiskolben», «Maisfresser» o peggio «chaibe
Maisfresser» (luridi mangiatori di mais) e in seguito «Salamitiger»,
«Spaghettipostel», «Spaghettifresser», mangiatori di salami, mangiatori di
spaghetti, ecc.
Sapori d’Italia nella cucina svizzera
Col
tempo, tuttavia le abitudini alimentari degli italiani migliorarono contagiando
un numero sempre crescente di svizzeri. Soprattutto dopo
l’immigrazione massiccia nel secondo dopoguerra, si sono moltiplicate le
importazioni di generi alimentari italiani (nel 1950 costituivano
addirittura il 56,8% delle importazioni totali svizzere dall’Italia) e
in ogni angolo della Svizzera sono sorti negozi, bar, caffè, pizzerie e
ristoranti italiani, frequentati sempre più anche da svizzeri.
Il consumo delle paste, delle pizze e delle
pietanze italiane ha contagiato molte famiglie svizzere che hanno adottato almeno
in parte la cucina italiana per le esigenze quotidiane. I grandi distributori,
i più frequentati anche dagli immigrati quali Migros e Coop, hanno contribuito
a diffondere anche tra gli svizzeri i «sapori d’Italia» basati su un’infinità
di prodotti e di specialità italiane. E non c’è oggi casa svizzera che non
conosca o sappia cucinare la pizza, un piatto di spaghetti «al dente», un
piatto di lasagne alla bolognese o le penne al pomodoro, ecc.
Grazie agli italiani, in questi ultimi decenni
gli svizzeri sono diventati tra i più grandi consumatori di pasta al
mondo, pizza compresa. E quando si parla di pizza non si può non
accennare alla mozzarella, il formaggio più amato dagli svizzeri, più del
formaggio da raclette, più del Greyerzer e del rinomato Emmentaler.
Oltre alla pasta e ai formaggi (specialmente
parmigiano, gorgonzola, pecorino) gli immigrati italiani hanno contribuito a
diffondere tra la popolazione numerosi ortaggi oggi frequenti sui banchi
della Migros e della Coop e persino nei mercatini di quartiere, ma rarissimi
fino agli anni Cinquanta, quando nel reparto verdure non si trovavano che
patate, carote, rape e cavoli. Ora, secondo le stagioni, è facile trovare melanzane,
zucchine, cetrioli, finocchi, fagiolini, piselli, peperoni, pomodori, sedano, carciofi,
broccoli, radicchio, rucola, ecc.
La cucina italiana ha avuto successo in
Svizzera (e nel mondo) anche per alcuni ingredienti, in particolare l’olio
d’oliva, il vino e alcuni «sapori» tipici (mediterranei) come l’origano, il
rosmarino, il timo, la maggiorana, l’aglio, la cipolla, il peperoncino.
A questo punto, chi può negare che la cucina
italiana abbia contribuito ad accrescere la longevità degli svizzeri, com’è
quella degli italiani?
Giovanni LonguBerna, 6.12.2017
Mia nonna,classe 1900,venutaci a trovare, trovo buonissimo il pane svizzero sia bianco che nero, e ne parlò bene fin negli ultimi anni di vita (morì a 96 anni!).A tavola prima di mangiarlo lo odororava estasiata.
RispondiEliminaNino Alizzi