Dal lunedì alla domenica imperversano nelle televisioni italiane i cosiddetti programmi d’informazione e di approfondimento. In realtà molto spesso non informano né approfondiscono, al contrario disinformano e rischiano di distogliere l’attenzione dai veri problemi del Paese. Un esempio per tutti: in Italia si parla e si scrive tanto della «Lista Falciani» di presunti evasori fiscali di mezzo mondo che avrebbero depositato (molti) soldi di provenienza illecita (riciclaggio, ricettazione, evasione e reati simili) nella succursale ginevrina della banca inglese HBSC, senza nemmeno chiedersi che cosa contenga esattamente quella lista, chi ne è l’autore e come sia riuscito ad ottenere nominativi e dati bancari sensibili di oltre centomila clienti.
Obiettività, prima di tutto
Parlo volutamente di «presunti» evasori finché non sarà
accertato in forma definitiva dalla magistratura (e non dai giornalisti) che lo
siano effettivamente e uso il condizionale perché a mia conoscenza molti
elementi di questa intricata faccenda sono ancora oscuri (ad es. la provenienza
e la destinazione del denaro). Non esito invece a considerare sgradevole il
vizio alquanto diffuso nei media italiani (e raro ad esempio in Svizzera) di
additare al pubblico ludibrio personalità molto in vista (perché altrimenti la
notizia passerebbe inosservata e i giornali non venderebbero) sospettate di
qualche delitto, ma senza alcun approfondimento, senza alcuna prova e senza alcun
avviso di reato.
Per chiarire meglio quanto sto dicendo desidero ricordare
che l’autore di quella ormai famosa o famigerata lista, a seconda dei punti di
vista, è un cittadino italo
francese, Hervé Falciani, ricercato in Svizzera con l’accusa di spionaggio
economico, acquisizione illecita di dati e violazione dei segreti commerciale e
bancario. Recentemente è stato rinviato a giudizio dalla procura di Ginevra e ora
anche dalla Procura federale. Se non si presenterà spontaneamente sarà
prevedibilmente giudicato in contumacia. Già arrestato su mandato di cattura
internazionale sia in Francia che in Spagna e prontamente liberato, non è stata
concessa la sua estradizione in Svizzera, per ragioni giuridiche ma
soprattutto, forse, perché l’interessato si è mostrato collaborativo nella
ricerca dei presunti evasori francesi e spagnoli, facendo recuperare a Francia
e Spagna alcune centinaia di milioni di euro evasi.
Stato di diritto
Non entro nel
merito della mancata estradizione, che è di per sé un tema piuttosto
complicato, ma non posso non chiedermi se uno Stato di diritto può usare
in giudizio come elemento di prova un documento rubato, ossia frutto di un
reato, perché tale è considerata in Svizzera la lista Falciani. A differenza
della Francia e della Spagna che l’hanno già usata senza scrupolo alcuno, in
Italia, patria del diritto, si era aperto un dibattito nei tribunali con
opinioni contrastanti. Ora però anche in Italia è divenuta utilizzabile perché
la settimana scorsa la Corte di Cassazione ha stabilito che la lista
Falciani può essere usata dal fisco come prova di un’evasione miliardaria in
quanto il dovere di pagare le tasse è superiore al diritto alla privacy dei
presunti evasori e il segreto bancario svizzero non ha valore in Italia.
Francamente ho
qualche perplessità a seguire la motivazione della Corte. Anzitutto perché per
me un reato resta tale (a prescindere dalla sua punibilità) anche nel caso che
porti qualche beneficio allo Stato. Ma soprattutto perché in questo modo c’è il
rischio che s’introduca in uno Stato di diritto il concetto fuorviante che la
legge o anche solo qualche legge valga per i cittadini ma non per lo Stato.
Come se la legge che punisce il furto non meriti di essere osservata se il
furto comporta un beneficio allo Stato. E poi ci si meraviglia se la fiducia
del cittadino nello Stato scema in continuazione, proprio nei Paesi in cui
andrebbe rafforzata, soprattutto in materia fiscale!
Tornando al
giudizio della Corte di Cassazione italiana, vorrei tuttavia sottolineare ch'essa
ha dichiarato la legittimità dell’utilizzo della lista Falciani nei processi e
negli accertamenti fiscali, ma non ha dichiarato legittimo l’uso spregiudicato che
ne stanno facendo i media. Vorrei sinceramente che qualcuno mi spiegasse perché
in Italia sul diritto alla privacy prevalga, nei fatti, anche il diritto alla
pseudo informazione, alla calunnia, all'uso incivile della macchina del fango,
alla gogna mediatica senza processi e senza contraddittorio. Non mi pare affatto
corretto e legittimo che si indichino nomi e cognomi di clienti di una banca,
come se fosse provato trattarsi di evasori fiscali conclamati. E’ possibile,
forse probabile che ce ne siano, ma prima di condannarli mediaticamente si
aspetti l’esito degli accertamenti fiscali (non giornalistici) e solo se risulteranno
colpevoli li si metta pure nelle liste di proscrizione. Ma non prima.
Sistema bancario svizzero fondamentalmente
sano
Ciò che però non
mi è chiaro è il vero scopo di questo gran parlare della Lista Falciani, anche
se a parlarne sono noti giornalisti (o pseudo-giornalisti). Se lo scopo fosse
quello di gettare discredito sull'intero sistema bancario svizzero
dimostrerebbero di essere solo dei poveracci ignoranti e sprovveduti, perché
questo sistema è talmente solido e fondamentalmente sano che tutte le loro
chiacchiere non potrebbero nemmeno scalfirlo. Oltretutto sta dimostrando da
tempo che è in grado di riconoscere i propri errori e di porvi rimedio.
Bisognerebbe
sapere, ad esempio, che la Svizzera è stata una delle prime nazioni europee a
dotarsi di una legge per la lotta contro il riciclaggio di denaro (entrata in
vigore nel 1998) e di norme severe che obbligano le banche e altri istituti
finanziari a identificare i clienti e l’origine lecita dei loro averi. Da tempo
le banche accettano depositi di cittadini stranieri solo a condizione che essi
siano dichiarati al fisco del loro Paese di residenza. Un apposito organismo di
controllo della Confederazione vigila sulle attività delle banche. Un
bell'esempio di collaborazione internazionale è dato proprio dal recente accordo
italo-svizzero sull'emersione dei depositi collocati nelle banche svizzere
e nascosti al fisco italiano.
Trovo pertanto infantile
e di basso livello quel giornalismo (soprattutto italiano) che sembra
descrivere il sistema bancario svizzero come una sorta di club del malaffare,
pronto a nascondere e riciclare soldi, molti soldi, anche se di provenienza
criminale. Dimostra di non conoscere i mutamenti avvenuti in questo campo negli
ultimi anni. Molte accuse provenienti dall'estero (e dall'Italia in particolare)
sono del tutto infondate. Non è vero, ad esempio, che il segreto bancario
svizzero sia assoluto, intoccabile. In caso di fondati sospetti di attività
criminali (riciclaggio, organizzazione criminale, finanziamento del terrorismo,
ecc.) la magistratura svizzera può accedere a tutte le informazioni bancarie pertinenti.
L’assistenza giudiziaria tra la Svizzera e l’Italia funziona normalmente in
base agli accordi europei e bilaterali anche in materia di riciclaggio,
ricerca, sequestro e confisca dei proventi di reato. Dal 2018 la Svizzera procederà allo scambio automatico di informazioni in materia fiscale.
Se invece i giornalisti
italiani intendessero operare una sorta di «vendetta» solo nei confronti della
cattiva succursale ginevrina di HBSC per aver accettato soldi di dubbia
provenienza da oltre settemila evasori italiani, sarebbe un tentativo a vuoto,
perché è già intervenuta la magistratura di Ginevra che ha avviato un
procedimento penale per riciclaggio aggravato di denaro. Da parte sua, in un
comunicato stampa, la banca ha assicurato alle autorità federali la massima
collaborazione. Prima o poi la verità verrà alla luce, non certo per merito dei
media italiani.
Qual è il vero scopo?
Ma allora, quale
altro scopo potrebbero avere questi cosiddetti giornalisti d’assalto, visto che
credono di avere in mano un’arma micidiale come la lista Falciani? Credo che il
vero scopo vada ricercato in quella specie di tiro al bersaglio che è diventato
uno sport molto diffuso soprattutto in questi ultimi anni nei media italiani,
che mira a colpire personaggi molto in vista. Della lista Falciani infatti sono
apparsi nelle prime pagine dei giornali solo i nomi dei soliti noti. Resteremmo
come al solito nell’ambito del gossip tanto caro a chi vuole sollazzare il
popolino con gli scandali più alla moda, intrighi, sesso, corruzione, evasione
fiscale.
Vorrei sbagliarmi,
perché il vero scopo potrebbe essere quello di fornire uno stimolo decisivo al governo
Renzi affinché intervenga finalmente ed efficacemente nella lotta contro
l’insopportabile e indecente corruzione ed evasione. Non va infatti dimenticato
che la corruzione è praticata in Italia, non in Svizzera, che l’evasione
fiscale italiana avviene in Italia, non in Svizzera, che reprimere la
corruzione e l’evasione italiana è compito primario dell’Italia non della
Svizzera. Me lo auguro.
E’ in questa
direzione infatti che la ricerca sull’evasione fiscale e la denuncia potrebbero
dare i maggiori frutti, lasciando perdere o quantomeno relativizzando la lista
Falciani, che resta comunque un colossale furto e il suo autore non è
probabilmente quella specie di Robin Hood che si crede di essere non essendo
ancora ben chiaro quanto sia stato ripagato per ciascun nominativo consegnato (venduto?)
agli inquirenti francesi, spagnoli e altri.
Chiunque intenda
fare pulizia, sul serio, dovrebbe cominciare a farla in casa propria.
Giovanni Longu
Berna, 25.2.2015
Berna, 25.2.2015
Un'analisi attenta ed approfondita. Nessun giornale italiano ha scritto l'evidenza: anche se la lista Falciani non fosse stata rubata essa non potrebbe essere usata in tribunale o dal fisco per la semplice ragione che è un mero pezzo di carta. Il quesito diventa dunque: può un foglio di carta essere usato come inizio per un'indagine? La risposta non può che essere si, basti pensare all'imbeccata fatta da un rapinatore o l'informazione data da un informatore.Nel caso in questione il fisco ed il magistrato inquirente avranno delle difficoltà a dimostrare un qualche cosa, basta che il convocato neghi. Se poi è giusto da parte del giudice istruttore (figura generica:oggi GIP) autorizzare la perquisizione o intercettazioni solo su un foglio di carta, forse è poco.
RispondiEliminaIl pericolo maggiore per il depositario e che il prestanome, spesso ignaro, abbia la prontezza di riflessi di confessare la proprietà di quel denaro come frutto di una vincita al gioco. Pagato il dovuto al fisco, fattosi qualche anno teorico di galera gli rimarebbe un bel gruzzolo!